La fiducia nell’Ue regge, ma non per gli italiani

Eurobarometro, il coronavirus batte l’ambiente

Nelle preoccupazioni dei cittadini il clima finisce in quinta posizione sotto i colpi dell'emergenza

[26 Ottobre 2020]

L’ottimismo è il profumo della vita diceva Guerra in un celebre spot di tanti anni fa, ma vale, o almeno sembra valere, anche per gli europei nei confronti dell’Ue, pure al tempo del coronavirus. Il motto per la maggior parte degli abitanti del Vecchio continente – ma non per gli italiani, che appaiono completamente sfiduciati –, sembra essere: “Ce la faremo nonostante tutto”. Il guaio è che la nuova indagine Eurobarometro, dalla quale emerge questo quadro, mostra che l’economia è tornata in cima alle preoccupazioni dei cittadini a discapito dell’ambiente. E prima ancora dei cambiamenti climatici e delle loro conseguenze, arriva l’immigrazione e le finanze pubbliche.

Nei sondaggi Eurobarometro, condotti in luglio e agosto, le preoccupazioni per la situazione pandemica si riflettono nella percezione dello stato attuale dell’economia. Il 64% degli europei ritiene che la situazione sia “negativa” e il 42% ritiene che l’economia del proprio paese si riprenderà dagli effetti avversi della pandemia di coronavirus “nel 2023 o successivamente”.

Per quanto riguarda le misure adottate dall’Ue per combattere la pandemia, gli europei sono divisi (45% di “soddisfatti” contro il 44 % di “insoddisfatti”). Il 62% si dichiara tuttavia fiducioso nel fatto che l’Ue prenderà le decisioni giuste in futuro e il 60 % rimane ottimista riguardo al futuro dell’Ue.

Con un forte aumento di 16 punti percentuali rispetto all’autunno 2019, oltre un terzo dei cittadini (35%) ha indicato la situazione economica come il problema più urgente che l’Ue deve affrontare, salito dalla terza alla prima posizione. La preoccupazione per la situazione economica non è mai stata così forte dalla primavera del 2014.

I cittadini europei sono inoltre sempre più preoccupati per lo stato delle finanze pubbliche degli Stati membri (23%, ossia +6%, il livello più alto dalla primavera del 2015), che passa dal quinto al secondo posto delle preoccupazioni, alla pari con l’immigrazione (23 %, ossia -13%), che ora si colloca al livello più basso dall’autunno 2014.

Nel pieno della pandemia di coronavirus, la salute (22 %, nuova voce) è la quarta preoccupazione più menzionata a livello dell’Ue, mentre – come detto – la questione dell’ambiente e dei cambiamenti climatici ha perso terreno, scendendo di 8 punti percentuali al 20%, seguita dalla disoccupazione (17%, +5%).

Analogamente, la situazione economica (33 %, +17%) ha superato la salute come problema più importante a livello nazionale, balzando dal settimo al primo posto. Anche se in seconda posizione, la salute è stata molto più citata come preoccupazione rispetto all’autunno 2019 (31 %, + 9 punti percentuali), registrando il livello più elevato mai osservato negli ultimi sei anni.

Interrogati sugli obiettivi del Green deal europeo, i cittadini dell’Unione continuano a considerare assolute priorità lo sviluppo delle energie rinnovabili, la lotta contro i rifiuti di plastica e il ruolo guida dell’UE sul problema della plastica monouso. Più di un terzo ritiene che la priorità assoluta debba andare al sostegno agli agricoltori dell’Ue (38%) o alla promozione dell’economia circolare (36%). Poco più di tre intervistati su dieci affermano che la riduzione del consumo di energia (31%) dovrebbe essere la principale priorità.

Infine, in questo periodo tormentato, il 60 % degli europei afferma di essere ottimista sul futuro dell’Ue. Le percentuali più elevate di ottimismo si osservano in Irlanda (81%), Lituania e Polonia (entrambe 75%) e Croazia (74%). I livelli di ottimismo più bassi si registrano in Grecia (44%) e in Italia (49%), dove il pessimismo supera l’ottimismo, e in Francia, dove le opinioni sono equamente ripartite (49% e 49%).

Insomma, a leggere questa indagine, a nessuno pare venir in mente che attuando in pieno il Green deal, tutti – e non solo l’ambiente – ne troverebbero grande giovamento. Inseguire la sostenibilità significa dare un colpo alla riduzione degli impatti ambientali, alla disoccupazione, alle diseguaglianze, e aiutare l’economia a crescere in modo diverso, attraverso un uso più efficiente dell’energia e della materia. Invece par di tornare al vecchio schema dove accanto a tutto c’è anche l’ambiente, come fosse una casellina da riempire e non il criterio direttore di tutte le scelte. E se così è tra la “gente”, difficilmente i governi avranno posizioni diverse.