La geotermia del diavolo contro quella dell’acqua santa, una retorica senza sviluppo

Il caso di Abbadia San Salvatore protagonista oggi in Senato con la conferenza stampa “La geotermia che non inquina: dal ciclo aperto flash ai cicli binari chiusi”

[14 Gennaio 2020]

Nella sala “Caduti di Nassiriya” del Senato si è svolto oggi un incontro con la stampaLa geotermia che non inquina: dal ciclo aperto flash ai cicli binari chiusi – che offre importanti spunti di riflessione in merito a un tema cruciale per ogni territorio che ambisca a una transizione verso lo sviluppo sostenibile: l’accettabilità sociale degli impianti industriali necessari a concretizzare questa transizione.

Ospite d’onore il sindaco di Abbadia San Salvatore, Fabrizio Tondi, storicamente contrario alla coltivazione della geotermia tramite gli impianti di tipo flash attualmente presenti in Toscana ma favorevole oggi agli impianti di tipo binario con reiniezione totale del fluido geotermico: «Una nuova filosofia tesa a superare quella del Nimby (non nel mio cortile) per passare a una fase propositiva detta Pimby (per favore nel mio cortile) – argomenta l’Amministrazione comunale – Ovviamente pretendendo tutte le garanzie nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente. Al tempo stesso il Comune di Abbadia continua a opporsi con forza e coerenza allo sviluppo di una geotermia inquinante, di tipo flash».

Coerentemente con quest’impostazione, il sindaco Tondi sostiene il progetto di centrale binaria avanzato sul suo territorio comunale da Sorgenia, che in questi mesi è stato però oggetto di scetticismo e attacchi da parte dei comitati contrari allo sviluppo della geotermia, accompagnati da un ampio ventaglio di disinformazione (a partire dalla localizzazione, in una zona industriale della Val di Paglia anziché nel patrimonio Unesco della Val d’Orcia, come frequentemente riportato). Nei fatti si tratta di un impianto di tipo binario con tecnologia ORC (Organic Rankine Cycle) e potenza pari a 9,999 MW, con l’iter autorizzativo da parte delle istituzioni preposte ancora in corso: secondo l’azienda proponente la centrale sarà “capace di coprire il fabbisogno di oltre 32mila famiglie ed eviterà di immettere in atmosfera ogni anno quasi 40mila tonnellate di CO2”.

Perché questo impianto sì e quelli di tipologia flash no? Il sindaco Tondi argomenta che da trent’anni a questa parte «la stessa Enel (che gestisce da sempre gli impianti flash sul territorio, ndr) ha fatto passi da gigante, un aspetto che non va sottovaluto, ma si può fare di meglio, si può fare di più? Sicuramente, quindi il vecchio detto “geotermia sì – geotermia no” è assolutamente fuori luogo. “Geotermia come”, questo è il vero obiettivo».

È dunque necessario un dibattito laico sul contributo della geotermia come leva di sviluppo sostenibile per il territorio, ma il dibattito da stadio con tifoserie contrapposte che è stato alimentato negli anni non facilita oggi il compito, a prescindere dalle soluzioni tecnologiche proposte (come mostra da ultimo proprio l’opposizione che si sta attirando anche l’impianto pensato per Abbadia).

Ancora oggi il clima continua ad essere avvelenato, come testimonia paradossalmente anche il titolo della conferenza stampa odierna contrapponendo una geotermia presentata come inquinante (quella flash) a una salvifica (la reiniezione totale). La geotermia del diavolo, quella nata appunto nella Valle del Diavolo di Larderello, contro l’acqua santa dove i fluidi geotermici sono re-immessi totalmente.

In un mondo tutto in bianco e nero, la complessità dello sviluppo geotermico non trova però spazi per esprimersi. Eppure da una parte la geotermia degli impianti flash ha portato e sta portando vantaggi sensibili al territorio: ambientali (rappresenta oltre il 70% di tutta l’elettricità rinnovabile prodotta in Toscana), sociali (sono circa 4mila gli occupati legati al comparto, senza contare le occasioni di diversificazione economica che spaziano dal turismo all’agroalimentare) ed economici (circa 30 milioni di euro l’anno destinati ai territori che possiedono le risorse geotermiche oggetto di coltivazione), e la direzione offerta dalla nuova legge regionale sulla geotermia traccia una strada per poter migliorare ancora – ad esempio sul profilo emissivo. Dall’altra parte, la geotermia a ciclo binario può rappresentare un’ulteriore occasione di sviluppo sostenibile se portata avanti nel rispetto delle normative vigenti e con il consenso delle istituzioni preposte, ma presenta comunque numerosi quesiti aperti da testare sul campo: dall’effettiva fattibilità tecnica sul territorio alla maggiore occupazione di suolo per unità d’energia prodotta, ad esempio.

Uno scenario inevitabilmente complesso dunque, dove limitarsi a contrapporre il diavolo all’acqua santa non basta, e anzi finisce per dare ossigeno alle posizioni contrarie ad ogni sviluppo: un problema simile a quelli che attanagliano anche altre forme di energia rinnovabile, purtroppo.

Eppure la sensibilità degli italiani di fronte ai temi dello sviluppo sostenibile, come mostra ormai ogni sondaggio condotto in merito, appare in forte crescita: le energie rinnovabili in particolare riscontrano un consenso sempre maggiore, con percentuali che superano ormai stabilmente il 90% degli intervistati, eppure nel settore energetico italiano oltre i tre quarti delle opere contestate ha a che fare con proprio con le rinnovabili, geotermia compresa naturalmente. Come mai? «È un problema di comunicazione – dichiarano dall’Osservatorio media permanente Nimby forum – E chi dice che la comunicazione sia un corollario, si accomodi in un’altra epoca. Togliere il terreno da sotto i piedi al populismo è una responsabilità di tutti, per assistere finalmente a dibattiti informati, che permettano azioni politiche volte al bene comune, oltre il consenso di breve termine».