Rimateria, ora anche il sindaco Ferrari dice no all’ipotesi fallimento

«Comporterebbe problemi ambientali e occupazionali». Ma rimette ogni decisione ai soci privati

[17 Maggio 2021]

Il sindaco di Piombino, Francesco Ferrari, interviene in merito alla possibilità di un prossimo fallimento di Rimateria ventilato nei giorni scorsi dalla stampa locale: in ballo c’è il destino di una società partecipata al 27,75% da Asiu in liquidazione (dove il Comune di Piombino rappresenta il socio di maggioranza) e guidata da un presidente proposto da Ferrari, sebbene il sindaco sia stato eletto due anni fa catalizzando proprio le proteste contro Rimateria.

Un modus operandi che non è cambiato nel tempo, e che ha contribuito ad acuire le difficoltà societarie fino alla richiesta di concordato preventivo presentata dall’azienda al Tribunale di Livorno ormai un anno fa.

Un risultato rivendicato con orgoglio proprio dal sindaco e dall’assessore all’Ambiente, Carla Bezzini, che il 17 marzo 2020 scrivevano: «Quello che, in astratto, è da considerarsi il preludio del fallimento ritrova il suo elemento di giustificazione anche e soprattutto nel cambiamento di approccio di un territorio e della sua Amministrazione. Questo perché oggi il Comune di Piombino è governato da persone che hanno a cuore la salute dei propri concittadini».

Parole che adesso sembrano essere state portate via dal vento, fino a trasformarsi nel loro contrario: «L’eventuale fallimento della società Rimateria è una circostanza che spaventa ma in cui le istituzioni non hanno potere d’azione: a questo punto, il futuro dell’azienda non può che essere in mano ai soci privati. Sono stati molti i confronti tra il Comune e la Regione, in particolare tra me e l’assessore all’Ambiente Monia Monni, e sicuramente il fallimento dell’azienda non è mai stato un obiettivo da perseguire. L’auspicio, piuttosto, è che Rimateria diventi un soggetto capace di inserirsi nel piano di risanamento ambientale del Sin».

Peccato che le bonifiche sul Sin siano completamente ferme, che i tristemente famosi 50 milioni di euro di risorse pubbliche promesse per la bonifica della falda nel 2014 non siano mai arrivati, e che gli sforzi di Rimateria per risanare l’area di propria competenza (60 ettari contro gli oltre 900 del Sin) siano di fatto stati ostacolati in ogni modo, nonostante il possibile fallimento dell’azienda sia sempre stato additato come il pericolo numero uno da evitare.

Già a fine 2019 il Nucleo unificato regionale di valutazione (Nurv) spiegava infatti che la chiusura dell’azienda «metterebbe a rischio le operazioni di bonifica, i cui costi quantificati in qualche decina di milioni di euro potrebbero avere significative ricadute sulla spesa pubblica». Una prospettiva che pure nel frattempo è sempre rimasta in campo, come testimoniano le preoccupazioni esplicitate da  Fp-Cgil Livorno, Fit-Cisl Livorno, Uiltrasporti Toscana, Fiadel appena tre mesi fa proprio in risposta alle posizioni di Ferrari.

Adesso che l’ipotesi fallimento sembra tornare prepotentemente in campo, Ferrari però pare disconoscere ogni responsabilità nel merito. «Ciò che è certo è che il fallimento aprirebbe un nuovo capitolo della vicenda e comporterebbe due ordini di problemi a cui saremmo chiamati a trovare una soluzione: quello occupazionale e quello ambientale. L’azienda si trova dinnanzi a un bivio e solo i soci privati hanno la possibilità di scegliere quale strada intraprendere: se continuare con il concordato preventivo e quindi investire, ottemperare alle prescrizioni imposte dalla Regione Toscana e valutare l’elaborazione di un nuovo piano industriale che trasformi il sito in un impianto di trattamento di rifiuti, funzionale al territorio; oppure lasciar fallire la società», scrive il sindaco.

Ma del ruolo di indirizzo pubblico sembra essersi persa ogni traccia, sebbene dopo un incontro con l’assessore Monni dello scorso febbraio il sindaco sembrava ostentare pragmatismo: «Sulla vicenda di Rimateria abbiamo rinvenuto una visione comune che presto sottoporremo alla società». Una “visione” della quale non si è saputo più niente.