Un mercato che conta, solo in Italia, oltre 6 milioni di consumatori

Stati generali, cento parlamentari chiedono a Conte la legalizzazione della cannabis

La regolamentazione della cannabis genererebbe un beneficio per le casse dello Stato di 10 miliardi di euro e un aumento del Pil compreso tra il 1,20% e il 2,34%

[17 Giugno 2020]

Dopo anni relativo silenzio la regolamentazione della produzione, della vendita e del consumo della cannabis torna a stimolare il dibattito politico, cogliendo l’input degli Stati generali dell’economia in corso a villa Pamphilj, grazie a una lettera firmata da ben 100 parlamentari e indirizzata al premier Conte.

L’iniziativa, che vede nel suo primo promotore il deputato M5S Michele Sodano, trova la sua collocazione negli Stati generali per motivi ben precisi: la legalizzazione della cannabis, intrapresa da un numero crescente di Stati nel mondo (a partire dagli Usa, dove nacque il proibizionismo ancora imperante) potrebbe infatti rappresentare un’occasione cruciale per drenare enormi risorse economiche alle mafie, favorire la nascita di nuove filiere dell’economia – è il caso di dire – verde e rimpinguare al contempo le esangui casse pubbliche.

Riportiamo di seguito il testo della lettera, consultabile integralmente qui:

Ill.mo Signor Presidente,

Sottoponiamo alla Sua attenzione un tema che merita di entrare a pieno titolo nel dibattito sul rilancio dell’Italia per la sua rilevanza sociale, economica e ambientale: la regolamentazione della produzione, della vendita e del consumo della cannabis.

Le politiche repressive in materia si sono dimostrate del tutto inefficaci rispetto agli obiettivi che intendevano perseguire. Lo dimostrano i dati: negli anni il proibizionismo non ha minimamente ostacolato un mercato che conta, solo in Italia, oltre 6 milioni di consumatori. Al contrario, ha assicurato alle mafie il controllo di un traffico immenso, i cui proventi miliardari contribuiscono a finanziare altre attività illecite come usura, traffico di armi, sfruttamento della prostituzione e riciclaggio.

La legalizzazione della cannabis è già realtà in molti Stati nel mondo: Stati Uniti, Canada, Uruguay e Spagna, solo per citarne alcuni. È tempo di affrontare il tema con responsabilità e lungimiranza anche in Italia. Consideriamo la legalizzazione per quella che è: l’opportunità di infliggere un duro colpo alla criminalità organizzata, creando e governando un nuovo e virtuoso settore economico. Un’intera filiera produttiva radicata nell’agricoltura con diramazioni sinergiche in ogni altro settore dell’economia.

In un momento di profonda fragilità, cogliere queste opportunità è un coraggioso atto dovuto. Secondo gli studi del Prof. Marco Rossi dell’Università della Sapienza, la regolamentazione della cannabis genererebbe un beneficio per le casse dello Stato di 10 miliardi di euro: 2 miliardi derivanti dai risparmi dall’applicazione della normativa di repressione e 8 miliardi di nuovo gettito fiscale. Gli studi dell’Università di Messina stimano un gettito tra 6 e 8,7 miliardi all’anno. In generale si prevede un aumento percentuale del PIL compreso tra il 1,20% e il 2,34%, con evidenti ricadute positive sul debito pubblico e sui parametri di stabilità economico-finanziaria del Paese.

Vanno altresì considerati i risparmi legati alla diminuzione dei reati, con il conseguente alleggerimento del lavoro dei tribunali e un generale miglioramento del sistema penitenziario, sia per gli operatori che per i detenuti. Nonostante presenti una pericolosità inferiore rispetto ad altri prodotti legali attualmente in commercio, la cannabis è in assoluto la sostanza più perseguita sotto il profilo dei controlli, dei mezzi, degli uomini impiegati e dei processi istruiti. Come indicato dal Ministero dell’Interno, le operazioni di polizia finalizzate al contrasto dei derivati della cannabis sono state 14.786 (su un totale di 25.596) e ben il 96% dei sequestri nello scorso anno ha interessato i cannabinoidi. In Italia i reati concernenti le sostanze stupefacenti rappresentano la causa principale del sovraffollamento carcerario: secondo i dati riportati dal ministero della Giustizia infatti più di un detenuto su tre (il 35,2% contro una media europea del 18%) ha commesso reati di produzione, traffico e detenzione per lo spaccio di sostanze stupefacenti. Anche sul fronte delle sanzioni amministrative si conferma una repressione che punta tutto sulla cannabis: le persone segnalate alle Prefetture per detenzione di sostanze stupefacenti per uso personale (art.75 DPR n. 309/1990) nello scorso anno sono state 39.278. Di queste, l’80% per consumo di cannabis.

Anche la giurisprudenza, a più riprese, ha dimostrato una graduale ma decisiva apertura nei confronti della coltivazione della cannabis. Appena un mese fa, con la sentenza n. 12348/2020, depositata il 16.04.2020, le Sezioni Unite Penali hanno ribadito la non rilevanza penale della coltivazione domestica di stupefacenti destinata all’autoconsumo.

Uno degli aspetti più importanti è senza dubbio legato al lavoro: un ampio sviluppo del settore determinerebbe un notevole incremento occupazionale. Secondo gli studi del già citato prof. Marco Rossi (audito in Commissione Giustizia lo scorso 18 febbraio) i posti di lavoro generati potrebbero superare le 350 mila unità. Ne è un esempio il settore della canapa industriale, dove in soli tre anni si è creata una filiera produttiva che garantisce occupazione a circa 10 mila operatori e in cui sono attive più di 3 mila imprese.

Un’altra tematica di assoluta priorità da tenere in considerazione riguarda poi l’uso terapeutico della cannabis. L’Italia ne consente l’impiego fin dal 2007 per decine di patologie, permettendo a migliaia di persone di ottenere un comprovato miglioramento della propria condizione di salute. Anche l’ONU ha recentemente ricordato agli Stati l’obbligo di aggiornare le proprie normative per consentire la ricerca scientifica per fini medici e terapeutici delle sostanze psicoattive. In Italia le restrizioni sulla coltivazione non permettono il soddisfacimento del fabbisogno nazionale di cannabis medica. Aumentarne la produzione garantirebbe ai pazienti il pieno godimento di un diritto costituzionale fondamentale come il diritto alla salute.

Per avere un’idea più chiara sugli effetti che la legalizzazione della Cannabis è in grado di produrre, è sufficiente osservare l’esperienza dei Paesi che si sono mossi per primi. Studi riferiti al Colorado evidenziano come il consumo tra gli under 18 non sia aumentato in seguito alla regolamentazione della sostanza. Lo studio annuale del Healthy Youth Survey dello Stato di Washington conferma addirittura una leggera diminuzione dei consumi negli adolescenti tra i 13 e i 16 anni. Ancora: secondo i dati del “Libro Bianco sulle droghe”, edizione 2019, in Canada il mercato della cannabis vale circa 4 miliardi di euro all’anno tra uso ricreativo e terapeutico. Negli Stati Uniti sono stati ridotti drasticamente i volumi del narcotraffico mentre il comparto legale vive una crescita esponenziale: nel 2017 il mercato valeva 6,2 miliardi di dollari, attualmente è stimato in circa 10 miliardi di dollari, ma le previsioni dicono che arriverà a ben 22 miliardi di introiti nel 2022. Sfruttando a pieno il potenziale della cannabis, l’Italia, in soli otto anni, potrebbe generare 40,5 miliardi di euro, il 68% del fatturato complessivo attuale dell’agricoltura italiana. La legalizzazione della cannabis consentirebbe un’iniezione di liquidità e creerebbe opportunità occupazionali significative, oggi più che mai necessarie per superare agilmente le ripercussioni economiche legate al Covid-19.

Alla luce di quanto fin qui esposto, Le chiediamo, Signor Presidente, di prendere in carico questa proposta e di valutarla con la serietà, la lungimiranza e il buon senso che da sempre La contraddistinguono. In occasione degli Stati Generali dell’Economia, Le chiediamo la possibilità di programmare un incontro con alcune delle principali Associazioni di categoria: Federcanapa, Assocanapagroup, Ancica Canapa industriale. Il Parlamento sovrano è già in contatto con queste realtà, e in fase di analisi delle proposte che scaturiranno dagli Stati generali, è pronto a fare la sua parte.

Crediamo che questa rappresenti una battaglia di civiltà, di libertà individuale e collettiva, una sfida da cogliere, un’opportunità di confermare la resilienza del nostro Paese, che da sempre è capace di tracciare percorsi alternativi e innovativi per superare le difficoltà e proiettarsi nel futuro.

Fiduciosi di un Suo gentile riscontro,

Michele Sodano
Paolo Giuliodori
Davide Aiello
Alessio Villarosa
Paolo Ficara
Davide Serritella
Guia Termini
Luciano Cantone
Eugenio Saitta
Caterina Licatini
Federica Daga
Vittoria Casa
Aldo Penna
Antonio Lombardo
Mario Perantoni
Antonella Papiro
Doriana Sarli
Giuseppe Brescia
Valentina Corneli
Raffaele Trano
Conny Giordano
Antonio Tasso
Paola Deiana
Giovanni Currò
Maria Pallini
Giovanni Vianello
Eugenio Saitta
Luca Frusone
Elisa Tripodi
Andrea Giarrizzo
Carmen Di Lauro
Daniele Del Grosso
Nicola Grimaldi
Andrea Caso
Francesco Berti
Riccardo Tucci
Luigi Iovino
Gabriele Lanzi
Elio Lannutti
Marco Pellegrini
Barbara Lezzi
Antonella Campagna
Emma Pavanelli
Matteo Mantero
Paola Nugnes
Gianmarco Corbetta
Dino Minino
Marco Croatti
Cristiano Anastasi
Luisa Arsignani
Vilma Moronese
Davide Tripiedi
Michela Montevecchi
Patrizia Terzoni
Emanuela Corda
Virginia La Mura
Susy Matrisciano
Simona Nocerino
Daniela Donno
Fabio di Micco
Sabrina De Carlo
Dedalo Pignatone
Simona Suriano
Giulia Sarti
Elisa Scutellà
Giuseppe Pisani
Marialucia Lorefice
Filippo Giuseppe Perconti
Barbara Floridia
Maria Laura Paxia
Grazia D’Angelo
Raphael Raduzzi
Francesca Flati
Vita Martinciglio
Andrea Cecconi
Barbara Guidolin
Gianluca Ferrara
Mauro Coltorti
Maurizio Cattoi
Jessica Costanzo
Leonardo Donno
Marialuisa Faro
Gabriele Lorenzoni
Laura Bottici
Giuseppe Chiazzese
Massimo Misiti
Mirella Emiliozzi
Davide Zanichelli
Giuseppe Buompane
Gianluca Rizzo
Niccolò Invidia
Alessandro Melicchio
Cristian Romaniello
Alvise Maniero
Fabrizio Trentacoste
Pietro Lorefice
Antonio Federico
Piera Aiello
Stefano Vignaroli
Francesco Mollame