Sit-in ambientalista a Montecitorio per chiedere l’election day

Come risparmiare 300 milioni di euro e dire no alle trivellazioni petrolifere (FOTOGALLERY)

Che fine ha fatto la spending review? In ballo 10 volte tanto le risorse stanziate dal governo per la difesa del mare in un anno

[10 Febbraio 2016]

Il governo Renzi pare a corto di risorse per la tutela dei mari italiani (circa 32 i milioni di euro stanziati nella legge di Stabilità 2016), in compenso potrebbe sprecarne 10 volte tante pur di rinunciare ad accorpare in un unico “election day” il referendum sulle trivellazioni petrolifere con il primo turno delle elezioni amministrative. Per evitare questa sciagurata ipotesi oggi numerose associazioni della Coalizione per il clima si sono riunite a Montecitorio per un sit-in di protesta e di proposta.

«Con la manifestazione di oggi – dichiara la presidente nazionale di Legambiente, Rossella Muroni – vogliamo fare pressing sul governo affinché indica un election day. Ci auguriamo che l’esecutivo Renzi voglia essere coerente con il principio della spending review e gli impegni presi a livello internazionale con la Cop21, e abbia il coraggio di metterli in atto a partire da un decreto che istituisca l’election day. In questo modo si agevolerebbe la partecipazione dei cittadini alla consultazione e si eviterebbe un inutile sperpero di denaro pubblico che invece potrebbe essere investito per interventi utili per il Paese. Ad esempio, con i circa 300 milioni di euro risparmiati si potrebbero realizzare gli interventi di messa in sicurezza dal rischio idrogeologico per la città di Genova».

Purtroppo, però, fino ad oggi il governo si è dimostrato sordo su questo fronte. Eppure, fissare per il referendum sulla durata delle concessioni per le trivellazioni petrolifere offshore entro le 12 miglia una data diversa rispetto a quella per le amministrative sarebbe un enorme sperpero di denaro pubblico, e uno stratagemma per non invogliare la partecipazione democratica dei cittadini. Per il referendum si dovrà andare a votare nel periodo tra il 15 aprile e il 15 giugno, e la spesa prevista per svolgere la sola consultazione popolare ammonta appunto a 300 milioni di euro, che potrebbero essere risparmiati unendo le due tornate elettorali. Non sarebbe la prima volta.

«Giova ricordare infatti che nel 2009 – dichiara la co-portavoce di Green Italia, Annalisa Corrado – si sono effettuati nella stessa data il ballottaggio delle elezioni amministrative ed il quesito sul porcellum, dunque se il governo intende non sperperare 300 milioni di euro lo può facilmente fare». Tecnicamente, dunque, è possibile oltre che auspicabile. Non concedere l’election day (possibile per stessa ammissione del Ministro dell’Interno Alfano, visto il precedente del decreto legge del 2009),  in modo che si possa accorpare il voto sul referendum sulla durata delle concessioni nell’area di interdizione per le trivellazioni offshore con quello per le amministrative, è – rincara la dose il Wwf – uno spreco di Stato ingiustificabile».

Una scelta oltretutto in netto contrasto con quanto dichiarato invece dal governo alla Cop21 di Parigi, e con gli impegni presi in quella sede. «Agevolare la partecipazione dei cittadini alla consultazione promossa per decidere di non fare nuove trivellazioni petrolifere nel nostro mare è una questione di coerenza – il direttore generale di Legambiente, Stefano Ciafani – non si può predicare bene a livello internazionale e poi fare il contrario in Italia».

«Questo governo si era presentato agli italiani svendendo auto blu pur di fare cassa, raggranellando però poche migliaia di euro. Si tratta – domanda con amara ironia Andrea Boraschi, responsabile della Campagna energia e clima di Greenpeace – dello stesso esecutivo che oggi rinuncia all’election day?». Greenpeace rileva infatti come dal governo non sia ancora giunta alcuna indicazione in tal senso, nonostante molte associazioni, movimenti e decine di migliaia di cittadini siano uniti in questa richiesta. Una petizione lanciata da Greenpeace su change.org a sostegno dell’Election Day ha raccolto in pochi giorni oltre 65 mila firme. Ma Renzi e Alfano, destinatari della petizione e principali responsabili nel merito della decisione, al momento non hanno dato risposta.

Per arrivare a una conclusione positiva, è importante che una spinta arrivi anche dalle istituzioni locali, oltre che da associazioni e cittadini. «Da questo punto di vista – afferma il presidente di Legambiente Toscana Fausto Ferruzz, presente a Roma – ci auguriamo che il presidente della Regione Toscana Rossi ci dia una mano in sede di conferenza Stato/Regioni, affinché possano affermarsi i principi della più ampia promozione della democrazia e della partecipazione, come sanciti dalla nostra Costituzione».

Il governo – chiosa il Wwf – ha l’occasione di superare la politica energetica pro-fossili che ha seguito fino ad oggi: una politica insensata sia dal punto di vista ambientale, sia da quello economico come dimostra la volontà, espressa dalla multinazionale irlandese Petroceltic nel suo Piano industriale 2016, di rinunciare al permesso di ricerca di idrocarburi alle Isole Tremiti.