Europa: dagli edifici quasi energy zero ai distretti energetici net-zero

Rapporto Jrc su 7 esempi di Comuni europei pionieri per l’autosufficienza energetica

[21 Agosto 2019]

Un nuovo rapporto “From nearly-zero energy buildings to net-zero energy districts” del Joint Research Centre (Jrc) della Commissione europea  esplora i vantaggi e le sfide dell’approccio dei distretti energetici net-zero.

Al Jrc ricordano che «Gli edifici nell’Ue sono responsabili di circa il 40% del consumo di energia e del 36% delle emissioni di CO2, rendendoli il singolo maggiore consumatore di energia in Europa. Quasi il 75% del patrimonio edilizio è inefficiente dal punto di vista energetico, ma ogni anno viene rinnovato solo lo 0,4 – 1,2% (a seconda del Paese) degli edifici. Migliorando le prestazioni energetiche negli edifici, l’Ue può raggiungere più rapidamente i suoi obiettivi energetici e climatici».

Generalmente, quando si parla di efficienza energetica e produzione di energia rinnovabile negli edifici, l’attenzione si concentra principalmente sui singoli edifici, ma l’attuazione degli obiettivi energetici e climatici della strategia Europa 2020 ha innescato la trasformazione dei quartieri europei in distretti energetici net-zero.

Un nuovo rapporto del Jrc analizza 7 Comuni all’avanguardia, con esperienze molto diverse, che hanno fissato obiettivi ambiziosi per ridurre la loro domanda di energia e aumentare la loro quota di energia fornita da fonti locali di energia rinnovabile. A Cloughjordan, in Irlanda sono già stati rinnovati 350 edifici, con una riduzione del consumo di energia di 3,5 MWh/anno. Un nuovo eco-villaggio di 132 case è interamente riscaldato da fonti di energia rinnovabile.

Helsingør, Danimarca e Helsingborg, Svezia. Helsingborg vuole diventare un comune carbon neutral entro il 2030 e con il 100% di teleriscaldamento da energie rinnovabili entro il 2035. Helsingør vuole raggiungere la carbon neutrality entro il 2050.

L’isola di Hvar vuole raggiungere il 20% dell’autosufficienza energetica entro il 2020 e aumentare la sicurezza dell’approvvigionamento sull’isola ottimizzando il consumo di energia degli edifici nel settore privato e pubblico.

Stadtwerk nel land austrico di Salisburgo punta a diventare climate neutral fossil fuel free e quasi indipendente energeticamente entro il 2050. La domanda di calore per i nuovi edifici sarà inferiore del 75% rispetto allo standard attuale. L’energia solare ora copre circa il 35% della domanda annuale di calore e il distretto utilizza il 78% in meno di energia proveniente dai combustibili fossili.

Il distretto di Valby, nella capitale danese Copenaghen, vuole fornire il 15% di tutta l’energia elettrica dal fotovoltaico. Sono stati rinnovati quasi 300 unità abitative e 13.500 m2 di edifici pubblici e energetica sono state costruite 500 nuove unità abitative ad alta efficienza per 40.000 m2.

A Saragozza, in Spagna, sono stati costruiti 9650 alloggi sociali basati su principi bioclimatici, con una riduzione media del consumo di riscaldamento del 75%.

Cernier, Val-de-Ruz, in Svizzera, punta a raggiungere l’autosufficienza energetica entro il 2030. Già oggi i risparmi energetici negli edifici ristrutturati hanno raggiunto in media oltre il 70%.

Il Jrc dice che i 7 progetti, descritti nel suo rapporto «Sono un esempio impressionante di misure climatiche ed energetiche molto ambiziose che possono essere realizzate dalle amministrazioni locali con un ruolo fondamentale svolto dal coinvolgimento e dall’azione dei cittadini. Tutti questi progetti, selezionati tra più di 60 distretti zero energy identificati in Europa, hanno adottato un approccio olistico all’efficienza energetica, con particolare attenzione all’efficienza energetica negli edifici (nuovi e rinnovati). Rappresentano un’importante fonte di ispirazione e informazioni preziose sulle urgenti sfide energetiche e climatiche per i responsabili politici a diversi livelli».

Gli autori del rapporto sottolineano la necessità di obiettivi chiari e comparabili: «Mentre ogni Comune mira a ridurre la domanda di energia e ad aumentare la quota della sua fornitura di energia da fonti energetiche rinnovabili locali, gli obiettivi sono fissati in modi diversi. La tempistica per raggiungere l’obiettivo concordato a livello locale varia da un Comune all’altro. L’analisi ha mostrato i benefici dalla pianificazione intersettoriale che va oltre le questioni energetiche per includere altri criteri di sostenibilità».

Lo studio evidenzia anche l’emergere di nuovi protagonisti e di innovative strutture di governance istituite dai comuni per garantire il coinvolgimento di tutti gli stakeholders. Al Jrc avvertono che «Questi possono incontrare resistenza da parte dei residenti, poiché il cambiamento può spesso spaventare le persone, specialmente se avviene nelle loro case o nelle loro opinioni. E’ necessario utilizzare le giuste tecniche di informazione per informare i residenti e altri stakeholders locali (costruttori, architetti, proprietari di case, società immobiliari) dei vantaggi delle nuove tecnologie di costruzione e dei sistemi energetici».

I progetti che hanno avuto successo hanno riconosciuto il valore dell’impegno dei cittadini e hanno investito nell’innescare questo impegno. Ma al Jrc fanno notare che «Sfortunatamente, nonostante un impegno iniziale, nessuno dei progetti identificati fornisce prove di un coinvolgimento duraturo e significativo dei residenti locali. Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio il ruolo dei cittadini nel rendere le comunità zero energy un successo duraturo».

Tra i principali problemi riscontrati nei progetti analizzati, uno dei più importanti è quello di riuscire a ottenere la fiducia degli investitori: «I costi di investimento iniziali dei progetti zero energy potrebbero essere più elevati in quanto le misure affrontate vanno oltre il business as usual  e hanno come target i “low hanging fruits”».

Per quanto riguarda la gestione di questi progetti, è molto importante che chi li gestisce assicuri il rispetto dei tempi di realizzazione e la mancanza di personale amministrativo qualificato può ritardare l’attuazione di un progetto. Sondo il Jrc, «Tecnologie moderne come contatori intelligenti, strumenti di comunicazione intelligenti, piattaforme di social media, scansione 3D e costruzione di modelli di informazioni sono indispensabili per il successo del lancio dei progetti».

Comunque la conclusione è che «Tutto sommato, nonostante alcune difficoltà incontrate, questi progetti pionieristici dimostrano che il concetto di zero energy a livello locale ha il potenziale per aiutare le città a raggiungere l’obiettivo di 1,5° C stabilito dal rapporto dell’ Intergovernmental panel on climate change (Ipcc). La sfida consisterà nel potenziare queste iniziative e nel renderle una pratica comune, soprattutto quando si tratta di adeguare edifici e infrastrutture esistenti».