Mistero su dettagli del piano e le fonti di finanziamento

Il governo Renzi tira fuori dal cilindro «9 miliardi di euro in 20 anni per le rinnovabili»

Si tratta di 435 milioni di euro ogni anno, per 20 anni. Ancora nuovi incentivi per bruciare i rifiuti

[23 Giugno 2016]

Dopo circa 18 mesi d’attesa, il decreto che individua gli incentivi per le fonti rinnovabili non fotovoltaiche sembra arrivato – ma nel mentre si è cambiato d’abito. Quel che è certo è che «il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, insieme agli amministratori delegati di Eni, Claudio Descalzi, e di Enel, Francesco Starace, ha tenuto una conferenza stampa a Palazzo Chigi sul futuro delle rinnovabili e dell’energia in Italia». Stop. La nota ufficiale del governo in merito alla notizia si chiude così.

Il premier appare più loquace all’interno della propria pagina Facebook, dove spiega: «Oggi abbiamo presentato con Eni, Enel, Terna e i ministri Galletti e Calenda i prossimi interventi sulle energie alternative. Eni investirà da Manfredonia a Gela, da Venezia alla Sardegna nelle rinnovabili. E non si disimpegna dalla chimica verde. Enel ha pronti oltre due miliardi sui contatori digitali e altrettanti per le rinnovabili. Entrambe le aziende sono impegnate in accordi universitari di grande profilo con Politecnici italiani. Terna impegnerà un miliardo all’anno per i prossimi quattro anni nella distribuzione, dopo l’inaugurazione dello scorso maggio del ponte “sotto” lo Stretto di cui vi ho già dato conto qui su Facebook. Galletti ha presentato i bandi aperti, per un valore di 900 milioni e Calenda ha firmato il nuovo decreto che vale 9 miliardi nei prossimi vent’anni. L’Italia del futuro ha bisogno di ‪#‎energienove per utilizzare un bellissimo riferimento del nostro passato: siamo leader in questo settore e lo saremo sempre di più a condizione di smettere di lamentarci. E continuare a innovare. Concretamente, passo dopo passo ‪#‎italiariparte».

Di concreto però al momento c’è molto poco. Per intuire qualche dettaglio è necessario affidarsi al ministero dello Sviluppo economico, che pubblica non il decreto ma 5 slide per illustrarne i contenuti (disponibili in allegato, ndr). Le fonti finanziate, per un importo complessivo di 435 milioni di euro l’anno, sono: «Eolico on-shore, Eolico off-shore, Idro, Geo, Biomasse, Rifiuti, Solare termodinamico, Rifacimenti». Ovvero, gli stessi destinatari dell’atteso decreto sulle fonti non fotovoltaiche, la cui validità sarebbe però esaurita a fine anno.

Avere un orizzonte temporale di riferimento così lungo (20 anni), al contrario, rappresenta un elemento positivo per pianificare investimenti nel settore. Al momento non sono però stati esplicitati né i dettagli del decreto, né le fonti di finanziamento per i 9 miliardi annunciati. Tra le poche cose certe, in compenso, c’è che si continueranno a impiegare nuove risorse pubbliche per incentivare i termovalorizzatori: 10 milioni di euro in più all’anno, per 20 anni, presentati come uno «strumento per la chiusura del ciclo rifiuti, nel rispetto della gerarchia europea di priorità di trattamento». La stessa gerarchia che vede al primo posto la riduzione dei rifiuti, poi il loro riciclo, e solo dopo la termovalorizzazione. Per i primi due punti, però, nessun governo ha finora mai trovato un solo euro di finanziamento: l’esecutivo Renzi continua imperterrito in questa direzione, negativa per l’ambiente quanto distorsiva per l’economia.

L. A.