La strage di bambini nello Yemen: una guerra che si combatte anche con armi made in Italy

Continuano nell’indifferenza delle democrazie occidentali i crimini di guerra sauditi

[10 Agosto 2018]

Almeno 39 persone, «per lo più bambini» sono state uccise e 51 ferite da un raid aereo saudita che ha colpito uno scuolabus vicino al mercato di Dahyan, a nord di Saada, in Yemen. Secondo la coalizione sunnita a guida saudita questa strage di bambini durante un attacco a un mercato è «Una normale azione militare legittima». E devono pensarla evidentemente così le potenze occidentali che appoggiano ed armano la sanguinosa guerra anti-sciita scatenata dalla monarchie assolute wahabite del Golfo, compresa l’Italia dalla quale nei mesi scorsi sono partiti carichi di bombe che, secondo gli houthi al potere a Sana’a e osservatori indipendenti,  i sauditi sganciano su obiettivi civili e militari

ll Comitato internazionale della Croce Rossa ha confermato che «Dopo un attacco saudita a un autobus che trasportava bambini al mercato di Dahyan, nel nord di Saada, un ospedale supportato dal Cicr ha ricevuto dozzine di morti e feriti». Le autorità sanitarie yemenite dicono che «Numerose persone sono state uccise e ferite, in maggioranza si tratta di bambini di età tra i 10 e  13 anni» che a quanto pare frequentavano un campo estivo.

Il segretario generale dell’Onu António Guterres – che solo qualche settimana fa si era complimentato con l’Arabia Saudita per lo stanziamento a favore di aiuti umanitari allo Yemen che poi i sauditi impediscono di distribuire bombardando porti e città – ha condannato l’attacco aereo della coalizione arabo-sunnita e a chiesto a tutte le parti in conflitto di «rispettare i loro obblighi in virtù del diritto internazionale umanitario, in particolare le regole fondamentali di distinzione, di proporzionalità e di precauzione da prendere durante un attacco».

Dopo aver fatto le condoglianze alle famiglie delle vittime, Guterres ha sottolineato che «Tutte le parti devono vigilare in ogni momento per risparmiare i civili e gli obiettivi civili mentre conducono delle operazioni militari». Poi ha chiesto «Un’inchiesta indipendente e rapida su questo incidente» che in realtà è l’ennesimo crimine di guerra commesso dai sauditi in un Paese che hanno invaso per eliminare con la forza un governo sgradito.

Il primo agosto l’Unicef aveva denunciato tra il disinteresse delle democrazie occidentali che  «Gli attacchi contro le strutture e i servizi civili nello Yemen sono inaccettabili, disumani e violano il diritto bellico fondamentale. Le violenze in corso e i ripetuti bombardamenti contro infrastrutture civili essenziali nella città di Hodeidah rappresentano una minaccia diretta alla sopravvivenza di centinaia di migliaia di bambini e le loro famiglie. Due giorni fa, abbiamo ricevuto notizie di due bombardamenti aerei contro un magazzino che conteneva aiuti umanitari dell’Unicef tra cui kit per l’igiene e sostanze per potabilizzare le scorte idriche. Il 28 luglio scorso, un centro sanitario sostenuto dall’Unicef nel distretto di Zabid era stato colpito con gravi danni alla riserva di carburante della struttura. Il giorno precedente era stata bombardata la stazione idrica del distretto di al-Mina, che fornisce la maggior parte dell’acqua potabile alla città portuale di Hodeidah. Lo Yemen sta già affrontando una grave carenza di acqua potabile, che è causa diretta delle  epidemie in corso di colera e diarrea acquosa acuta. Gli attacchi contro le infrastrutture idriche minacciano gli sforzi per prevenire altre epidemie di colera e diarrea acquosa acuta in Yemen. Continueremo a chiedere a tutte le parti coinvolte nel conflitto di proteggere i civili e le infrastrutture civili. La guerra in Yemen non ha vincitori, sta solamente derubando i bambini yemeniti del loro futuro».

A una settimana di distanza, la direttrice esecutiva dell’Unicef, Henrietta Fore, ha detto: «Sono orripilata par il raid aereo contro dei bambini innocenti, alcuni con addosso gli zainetti dell’Unicef, in un bus scolastico nello Yemen. , Meritxell Relaño, rappresentate dell’Unicef nello Yemen, ha aggiunto: «Quando è troppo è troppo. Gli attacchi contro I bambini sono assolutamente inaccettabili». Attaccare i bambini è la cosa più infima che ognuno di coloro che prende parte a questo conflitto possa fare. Non esiste nessuna giustificazione per attaccare dei bambini».

Secondo l’Unicef, dal 2015. Anno dell’intervento saudita che doveve essere una guerra lampo e che invece si è infranto contro la resistenza degli Houthi, l’insensata guerra settaria e per il petrolio dello Yemen è costata la vita a circa 2.500 bambini e 3,600 sono mutilati dalle bombe e dai proiettili che anche noi forniamo alle ricche monarchie del Golfo per attaccare uno dei Paesi più poveri del mondo.

Anche la Relaño ha fatto appello a tutte le parti belligeranti perché rispettino il diritto internazionale umanitario e risparmino i bambini, i civili e le infrastrutture pubbliche, «Per impedire che lo Yemen sprofondi negli abissi e nella catastrofe umanitaria».

Intanto, dopo l’espulsione dell’ambasciatore canadese da Riyadh, Dennis Horak è scontro diplomatico tra Arabia Saudita e Canada, l’unico Paese occidentale che ha avuto il coraggio di criticare la petro-monarchia saudita per gli arresti degli attivisti per i diritti umani. Infatti, il 3 agosto il ministero degli esteri canadese aveva espresso la sua preoccupazione per l’arresto di alcune attiviste per i diritti delle donne, compresa Samar Badawi, e ne aveva chiesto l’immediato rilascio. Il ministro degli esteri saudita, Adel al Jubeir, ha risposto che «Riyadh reagirà fermamente» a qualsiasi interferenza nei suoi affari interni» che detto da un Paese che sta conducendo una guerra di invasione/conquista nello Yemen e ha decretato un embargo contro il Qatar colpevole di non pensarla come i monarchi sauditi, suonerebbe ridicolo se non fosse tragico.

Ma per al Jubeir «La sorprendente posizione canadese si basa su informazioni fuorvianti». La compagnia aerea saudita ha annunciato che sospenderà i voli con il Canada dal 13 agosto  (costringendo così a tornare precipitosamente in patria i 7.000 giovani sauditi che studiano in Canada) e sono stati  congelati gli scambi commerciali tra i due Paesi.

La ministro degli esteri canadese, Chrystia Freeland, ha ribattuto: «Il Canada sarà sempre a difesa dei diritti umani, inclusi i diritti delle donne e della libertà di espressione in tutto il mondo».

Ma quel che preoccupa di più i canadesi è la foto minacciosa, pubblicato da alcuni social media sauditi e subito rimossa. Si tratta di un’infografica in arabo, inglese e francese che n mostrava un aereo a bassissima quota diretto verso la CN Tower di Toronto,il simbolo  della città cnadese come le torri gemelle lo erano di New York. Sotto due avvertimenti: «Chi semina vento raccoglie tempesta» e «Chi interferisce in affari che non sono suoi poi trova cose che non gli piacciono». Ai canadesi è venuto subito a mente l’11 settembre, gli attentati aerei perpetrati da terroristi islamisti di Al Qaeda che erano quasi tutti sauditi.

Ecco, questi sono i nostri alleati ai quali vendiamo armi per combattere il terrorismo islamico…