Il primo ministro Keith Rowley ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale

A Trinidad e Tobago naufraga una nave fantasma, in corso una marea nera di petrolio

Greenpeace: «L’incidente ha colpito ben 15 km di costa e ha inflitto danni irreparabili alla barriera corallina e alle spiagge, a rischio l’economia locale»

[14 Febbraio 2024]

Nello stato insulare caraibico di Trinidad e Tobago è in corso una marea nera di petrolio, a causa del greggio che sta fuoriuscendo dalla nave fantasma “The Gulfstream”, naufragata al largo della costa del Cove Eco-Industrial Park e trascinata verso riva dalle correnti.

Il primo ministro Keith Rowley ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, dichiarando che «questa è una cui dobbiamo rispondere, ma non conosciamo tutta la portata di ciò che sarà richiesto».

L’associazione ambientalista Greenpeace informa che L’incidente ha colpito ben 15 km di costa e ha inflitto danni irreparabili alla barriera corallina e alla spiagge di Trinidad e Tobago. 

«A rischio non sono solo gli ecosistemi marini ma anche l’economia locale – sottolineano gli ambientalisti – La tragedia ambientale infatti coincide proprio con il periodo del Carnevale, fondamentale per questi luoghi che dipendono fortemente dal turismo. A Tobago alcune manifestazioni sono già state annullate. Ancora una volta i mari subiscono danni per colpa dell’industria dei combustibili fossili, responsabile di perdite e danni agli esseri umani e alla biodiversità».

La responsabilità dell’incidente, al momento, resta un mistero. La nave si è capovolta il 7 febbraio al largo della costa di Tobago ed è stata trascinata a riva dalle correnti. L’unico dettaglio finora rilevato è la scritta “The Gulfstream”. La proprietà, la destinazione e le origini della nave sono al momento sconosciute. Inizialmente si credeva che la nave trasportasse solo un carico di sabbia e legno. Le autorità locali hanno dichiarato di non aver trovato nessuno a bordo.

Le operazioni per rispondere all’emergenza sono già cominciate. La Guardia costiera sta concentrando gli sforzi nel tentativo di tappare la falla della nave per contenere la fuoriuscita di greggio, mentre circa 1000 volontari sono al lavoro sulle spiagge per cercare di rimuovere il petrolio che ha raggiunto la costa.

«Questo ennesimo disastro ambientale conferma l’urgenza di proteggere gli ecosistemi marini – concludono da Greenpeace – Serve al più presto creare una rete di santuari d’alto mare su scala planetaria ed eliminare una volta per tutte i combustibili fossili. Chiediamo ai governi di tutto il mondo di schierarsi prima che sia troppo tardi: mari e oceani sono vitali per il pianeta e per tutti noi».