Piombino, amianto nell’area industriale: da Legambiente un esposto ai Carabinieri forestali

«Si spera che sia emanato urgentemente dagli uffici regionali un decreto di diffida verso Jsw, e che la Procura della Repubblica intervenga»

[29 Marzo 2021]

Dopo anni di denunce a mezzo stampa riguardanti il rischio amianto nell’area industriale di Piombino, i problemi sono rimasti e Legambiente ha presentato «un esposto all’autorità giudiziaria, direttamente ai Carabinieri forestali». A darne annuncio è il circolo della Val di Cornia, che da tempo sta tenendo alta l’attenzione sul problema.

Già nel 2017 infatti, quando le acciaierie ex-Lucchini erano ancora in mano ad Aferpi, il Cigno verde avvertiva che «nuvole di polvere di amianto potrebbero invadere la città». Un anno dopo l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) ha effettivamente rilevato la presenza di fibre di amianto in aria: in 4 campioni raccolti presso le postazioni del Parco 8 marzo, di Via Pisa e Salivoli è stata riscontrata la presenza di alcune fibre di amianto, con livelli di concentrazione pari a 0,1- 0,2 ff/l (fibre per litro di aria prelevata).

Poco dopo sempre dall’Arpat è arrivata una relazione a conferma dei rischi legati alla presenza di amianto negli impianti industriali siderurgici ex Lucchini, e da lì Legambiente oggi riparte, perché nel frattempo i rischi sono rimasti.

«Più volte – ricordano dal circolo Val di Cornia – abbiamo sollecitato le istituzioni ad intervenire presso la società Jsw perché provvedesse alla messa in sicurezza dell’area e alla demolizione degli impianti industriali dismessi. Abbiamo prima chiesto con insistenza che si monitorasse lo stato di pericolosità, poi con difficoltà siamo riusciti ad avere le relazioni conseguenti ai sopralluoghi», che effettivamente segnalano i rischi.

La relazione Arpat infatti riporta che “in area cokeria risulta evidente la presenza di amianto, accompagnata dallo stato di degrado strutturale e progressivo dell’impianto, sono necessarie urgenti opere di messa in sicurezza e bonifica”. La stessa cosa – aggiungono da Legambiente – è rilevata per l’area dell’acciaieria e altri impianti, dove si parla di “evidenti danneggiamenti con amianto esposto, anche in tal caso sono necessarie tempestive opere di messa in sicurezza e bonifica”.

Problemi sono stati rilevati anche in impianti attualmente funzionanti, come il Tmp. “La problematica relativa ai materiali contenenti amianto presenti all’interno dello stabilimento, oltre a quanto indicato nei punti precedenti, si presenta vasta e complessa”, per cui “si ritiene comunque necessario che il gestore intervenga in maniera adeguata e tempestiva nella prevenzione e rimozione dei rischi connessi, in conformità alle norme in vigore, attraverso le operazioni di messa in sicurezza e bonifica”.

«Cedimenti strutturali di grossi impianti contenenti enormi quantità di amianto, come la cokeria, potrebbero causare ingenti dispersioni di fibre cancerogene nell’aria, causando seri pericoli per la salute pubblica e renderebbero difficoltose e molto più costose le opere di bonifica. Evidenziamo che la relazione, ove si parla di necessità, tempestività e urgenza, risale al 2018», sottolineano da Legambiente.

Da allora cos’è cambiato? Basti guardare al trend della (mancata) bonifica del Sin di Piombino: istituito nel 1998, perimetrato nel 2000, il Sin ad oggi risulta bonificato al 4% per la falda e al 49% per i terreni. Una quota quasi uguale a quella del 2017, quando era ferma al 45%.

«Non abbiamo notizie – confermano da Legambiente – di una importante opera di messa in sicurezza e bonifica delle aree industriali. Sospettiamo che ben poco o nulla sia stato fatto di quelle opere considerate urgenti per attenuare il pericolo per la salute pubblica e per la salute dei lavoratori. Inoltre il degrado strutturale e progressivo degli impianti è andato avanti. Jsw è responsabile proprietario e “gestore” degli impianti, sottoscrittore dell’Accordo di programma del luglio 2018 che dice: “la Parte privata adotta, le misure di prevenzione che si rendono necessarie per prevenire, ridurre ed eliminare i rischi per la salute dei lavoratori e l’ambiente”. Abbiamo comunicato queste nostre preoccupazioni anche all’assessorato all’ambiente della regione Toscana, comunicando l’intenzione di presentare un esposto e chiedendo un intervento urgente per sbloccare questa situazione. Si spera che urgentemente sia emanato dagli uffici regionali un decreto di diffida verso Jsw. Si spera altresì che la Procura della Repubblica intervenga».

Nel frattempo resta tutta da articolare una risposta risolutiva per il territorio, in tutta la sua complessità. Oltre a un problema di risorse economiche per le bonifiche, infatti, rimane da risolvere la necessità di discariche dove poi conferire i relativi rifiuti, anche contenenti amianto. Perché la pericolosità dell’amianto sta tutta nel possibile rilascio di fibre nell’ambiente, cosa che puntualmente accade quando si degrada, mentre una volta posto sottoterra in apposite discariche l’amianto torna a fare il minerale e può essere considerato smaltito in sicurezza.

Si tratta di un problema che non riguarda “solo” Piombino. In Toscana ci sono almeno 2 milioni di tonnellate di amianto ancora da bonificare, che da sempre non sappiamo dove smaltire: già il Piano regionale rifiuti redatto nel 1999 metteva in guardia contro «una strutturale carenza di impianti per lo smaltimento», e da allora la situazione non è affatto migliorata, anzi.