Delega appalti, Wwf e Legambiente: «Bene il superamento della Legge Obiettivo»

Gli ambientalisti al governo: «Ora definire al più presto un piano nazionale della mobilità»

[2 Ottobre 2015]

Secondo Legambiente e Wwf, ««L’Italia finalmente può essere liberata dall’ipoteca della legge Obiettivo, Le norme speciali derivanti dalla legge Obiettivo hanno reso più opachi i processi autorizzativi e le valutazioni ambientali, ostacolato la partecipazione dei cittadini e degli enti locali, favorito il malaffare nel mercato degli appalti, permesso la costruzione di opere inutili a danno dell’ambiente. E’ un bene che il Governo abbia dato un chiaro segnale al Parlamento appoggiando l’emendamento che superando la legge Obiettivo, chiede di tornare alle procedure ordinarie di valutazione ambientale, garantendo trasparenza del mercato dei lavori pubblici e partecipazione alle scelte determinanti per il futuro del Paese, disattivando al più presto un quadro normativo inefficace, inefficiente e criminogeno (così l’ha definito a marzo di quest’anno il presidente dell’Autorità Anticorruzione Cantone), come richiesto da anni da Legambiente e Wwf».

Anche Ermete Realacci, presidente della Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera, sottolinea che «La legge delega per la riforma del codice degli appalti sta facendo notevoli passi avanti verso una nuova stagione all’insegna della trasparenza, dell’efficienza e della partecipazione. Mantenendo lo spirito del testo approvato al Senato è stato rafforzato il ruolo di indirizzo del Parlamento con il doppio passaggio per i provvedimenti attuativi. Sono stati inseriti molti elementi innovativi all’insegna della modernizzazione e della chiarezza del sistema di regole sui Lavori Pubblici».

Realacci spiega che nella Delega Appalti «Fra i vari elementi di novità vi sono il superamento della legge Obiettivo, strumento che ha fallito favorendo la creazione di zone opache e di malaffare; l’introduzione del “débat public” che prevede nuove forme di partecipazione prima di avviare l’iter di grandi progetti; una maggiore attenzione ai disabili; il rispetto del referendum popolare del 2011 in materia di concessioni nel settore idrico, e molti punti tesi a garantire la sostenibilità ambientale. Le modifiche apportate sono frutto di un ottimo lavoro che ha coinvolto tutti i gruppi della Commissione, dell’impegno dei relatori Mariani e Cera e dello spirito di piena collaborazione con il ministro Delrio. Sono certo che il Parlamento confermerà questi passi avanti che rappresentano una svolta in un settore, quello dei Lavori Pubblici, strategico per l’economia, l’occupazione e il lavoro».

Le due più grandi associazioni ambientaliste italiane sembrano d’accordo con Realacci e, in un comunicato congiunto, dicono che  «E’ fondamentale che finalmente si punti al superamento del Programma di infrastrutture strategiche. Programma che ha provocato ingiustificabili sprechi di denaro pubblico e rappresentato, di fatto, la più grande operazione clientelare mai avviata nel nostro Paese. In questi 14 anni il numero delle opere è più che triplicato  (dalle 115 opere per un valore complessivo di 125,8 miliardi di euro del dicembre 2001 alle 419 infrastrutture per un valore complessivo di circa 383,9 miliardi di euro del dicembre 2014) per soddisfare gli appetiti dei potentati locali, delle società di progettazione e delle grandi aziende di costruzione». Wwf e Legambiente chiedono che «finalmente il Paese si doti di un Piano nazionale della Mobilità che aggiorni le valutazioni e gli obiettivi del Piano Generale della Logistica e dei Trasporti (del marzo 2001) che era stato spazzato via dalla legge Obiettivo».

Gli ambientalisti ricordano che «Il Programma delle infrastrutture strategiche voluto dalla legge Obiettivo, ha consentito di sottrarre risorse pubbliche alle vere priorità del Paese: aree metropolitane, rete logistica, ammodernamento delle infrastrutture di trasporto esistenti. E’ stata invece favorita la realizzazione di nuovi assi di trasporto per servire la mobilità nelle lunghe distanze e non si è fatto nulla per superare il pesante squilibrio in favore della gomma (solo il 6% delle merci italiane viaggia su ferrovia), mentre   il contributo del settore dei trasporti alle emissioni di Co2 diventava sempre più rilevante (oggi questo settore contribuisce a più del 27% delle emissioni totali di gas serra, secondo solo a quello termoelettrico).
Il Primo Programma delle infrastrutture strategiche ha favorito in questi le scelte sbagliate: nel dicembre 2001 assegnava su un totale di 125,8 miliardi di euro complessivi il 49% a strade e autostrade e il 37% alle ferrovie (oltre il 70% assegnato a linee ad Alta Velocità); nel dicembre 2014 il Programma, su un totale di 383,9 miliardi di euro, continua a destinare il 52% delle risorse ad opere stradali extraurbane e alle autostrade, mentre solo il 35% delle risorse complessive viene assegnato ad opere ferroviarie (perlopiù linee ad AV)».

Per questo  Wwf e Legambiente si augurano che «finalmente si sia imboccata la strada di non ritorno rispetto agli errori del che hanno pesato sullo sviluppo sostenibile del Paese».