Ora anche la Francia vieta i sacchetti di plastica usa e getta

[24 Luglio 2015]

Dal 1 gennaio 2016, per gli effetti di una legge appena approvata in Francia, i sacchetti (shopper) monouso in plastica non potranno più essere distribuiti, salvo quelli di maggior spessore; i sacchi per frutta e verdura in plastica tradizionale saranno invece vietati a partire dal 1° gennaio 2017 (sostituiti con quelli compostabili). Stessa sorte per le pellicole utilizzare per confezionare riviste e giornale e, infine, divieto assoluto per i prodotti (sacchetti o per il packaging) realizzati con le plastiche oxo-biodegradabili.

Il provvedimento, che rientra nell’ambito della legge “Transition énergétique”, arriva a coda di un processo inaugurato per una volta su territorio italiano, e avvalorato dalla recente disposizione europea circa i divieti sull’uso dei sacchetti in plastica. Un plauso ai cugini d’Oltralpe arriva proprio dall’interno dei patri confini, con Marco Versari – presidente di Assobioplastiche – che afferma come l’associazione italiana delle bioplastiche e dei materiali biodegradabili e compostabili guardi «con soddisfazione al provvedimento francese che  rappresenta un ulteriore passo verso il modello di economia circolare che la UE si appresta a definire, e al quale l’industria italiana ed europea delle bioplastiche può dare un grandissimo contributo in termini di innovazione, sviluppo economico e crescita occupazionale».

Anche in questo caso, l’auspicio è che la fase di sostituzione tra shopper in plastiche tradizionali e quelli in plastiche bio sia fondato su un approccio a tutto tondo del problema; come dimostra un’analisi sull’intero ciclo vita dell’imballaggio, anche in Italia, non basta limitarsi a sostituire un materiale con un altro. Occorrono impianti sul territorio adatti a gestire il fine vita, e ancor prima un’attenta e capillare comunicazione alla cittadinanza sul cosa comporti, anche in termini di conferimento differenziato dell’imballaggio, il cambio di rotta; l’Accordo di programma in merito promosso da Corepla, Conai, Assobioplastiche e Cic il mese scorso dimostra che, riguardo alla necessità di migliore comunicazione, in Italia inizia finalmente a muoversi qualcosa.

Infatti senza questi elementi, sostituendo le plastiche tradizionali con quelle bio, si potrà forse limitare l’inquinamento a lungo termine sugli ecosistemi naturali, ma certamente non si promuove un utilizzo più efficiente delle risorse.