Villette di Lacona: udienza preliminare per 3. Abusi e provvedimenti «illegittimi e quindi da ritenersi nulli»

Legambiente parte civile e invita il Comune di Capoliveri a fare altrettanto

[17 Novembre 2015]

Il Giudice per le indagini preliminari di Livorno ha fissato per  l’11 dicembre  l’udienza preliminare per il caso delle vilette di Lacona a Colle della Vacche, una vicenda che occupò le pagine dei giornali e gli schermi dei TG nell’estate 2013, quando Legambiente Arcipelago Toscano, dopo aver ricevuto delle segnalazioni da cittadini e turisti, denunciò una serie di possibili abusi commessi nella realizzazione di tre villette, di un grande sbancamento e di tre gradoni degradanti, che erano in costruzione. Le villette di Colle delle Vacche facevano parte di un accordo “compensativo”  per la costruzione del canile comprensoriale elbano, ma mentre le ville sulla collina sono state costruite del canile non è stata messa nemmeno la prima pietra.

Gli esposti degli ambientalisti portarono alla sospensione dei lavori, alla scoperta di 7 abusi e alle indagini di magistratura e Corpo forestale dello Stato che hanno portato  alla imputazione per diversi reati di Alain Croci, il costruttore delle tre ville, Carlo Alberto Ridi, allora assessore del Comune di Capoliveri e progettista e direttore dei lavori del complesso edilizio, e di Vincenzo Rabbiolo, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Capoliveri.

Secondo il Gip Petralia, i tre imputati  avrebbero costruito o autorizzato le villette in base a provvedimenti «illegittimi e quindi da ritenersi nulli», mentre sarebbe stato omesso «qualsiasi controllo a verifica dei competenti ud uffici del Comune» e realizzando «opere gravemente difformi dai provvedimenti autorizzativi» e altre opere «totalmente non previste e non autorizzate», come i cospicui sbancamenti a monte del fabbricato. Inoltre si sarebbe continuato a costruire nonostante l’ordinanza di sospensione.

Al responsabile dell’ufficio ufficio tecnico del Comune di Capoliveri viene rivolta l’accusa di non aver controllato i lavori e gli abusi, di non essersi assicurato della loro reale demolizione dopo l’ordinanza di sospensione dei lavori e di aver consentito che si proseguisse nell’edificazione «nonostante i gravissimi abusi già perpetrati».

Croci e Ridi sono accusati di aver realizzato un seminterrato abusivo  e di aver dato descrizioni non conformi dei lavori realizzati e sulla necessità di realizzarli.

Legambiente non commenta la vicenda giudiziaria in corso, ma annuncia che si costituirà parte civile e invita il Comune di Capoliveri a fare altrettanto.