[19/10/2007] Comunicati

Senza sostenibilità ambientale non esiste sinistra alternativa...

LIVORNO. “Fratello Prodi ricorda, sei precario anche tu!”. E’ la frase/slogan, inventata dal vignettista Vauro, che ha accompagnato tutta la fase preparatoria della manifestazione che si terrà domani a Roma. Il lavoro ( la precarietà del ) è infatti il protagonista indiscusso dell’evento. La sinistra dell´Unione (una parte almeno), scende in piazza per richiamare il Governo su diverse questioni (esposte peraltro già ieri proprio a Romano Prodi) che si riconducono appunto alla precarietà e ai diritti civili. Due cose legate, ha detto il presidente dell’Arcigay e tra i promotori dell’evento Aurelio Mancuso, “perché mettono in evidenza una scontentezza generalizzata”.

Insomma, il lavoro (che non c’è, se c’è è precario, se non è precario è poco retribuito) è il “problema dei problemi” per la sinistra dell´Unione (e anche sembra per il Vaticano) e nessuno può dire certo che non ci siano argomenti. Drammaticamente è stata proprio oggi la cronaca nera a sbattere di nuovo in faccia a tutti che cosa significhi tirare avanti in Italia con un mutuo sulle spalle, una moglie che ha perso il lavoro e un figlio. Ce lo ha ricordato un operaio di Tolentino (Macerata) che proprio nel magazzino della fabbrica dove lavorava si è tolto la vita strangolato dai debiti, come da quella fascia del macchinario che si è stretto attorno al collo per chiudere con tutto e con tutti.

La sostenibilità sociale è dunque ancora un orizzonte a cui tendere anche in occidente. Da questa manifestazione, però, poteva e doveva sollevarsi anche un’altra richiesta. Un altro richiamo a questo governo. Un invito forte anche alla sostenibilità ambientale. Che non è altra cosa. Lo dimostra la proposta di Finanziaria 2008 piuttosto deludente su questo terreno. Che significa non voler investire sulla riconversione ecologica dell’economia. Quello che ha chiesto ieri, anche dalle colonne di greenreport, la Campagna Sbilanciamoci!. Riconvertire e riorientare l’economia secondo il criterio direttore della sostenibilità significa infatti anche una migliore qualità dei posti di lavoro. Non che sia la panacea di tutti i mali ma è l’unica alternativa possibile (sempre che sia questo ciò a cui la sinistra vuole tendere…) all’attuale modello di sviluppo.

La manifestazione di domani, quindi, ha molte ragioni sociali e, nella sua fase embrionale, sembrava pure poter fare da cassa di risonanza anche per quelle ambientali. Ricordiamo infatti quanto scritto nell’appello ufficiale della manifestazione dove l’ambiente era comunque inserito nelle “sette grandi questioni”: «Quella del lavoro: cioè della sua dignità e sicurezza, con salari e pensioni più giusti, cancellando davvero lo scalone di Maroni (…). Quella sociale: cioè il riequilibrio della ricchezza e la conquista del diritto al reddito e all’abitare. Quella dei diritti civili e della laicità dello Stato (…). Quindi, la cittadinanza: pienezza di diritti per i migranti, rapida approvazione della legge di superamento della Bossi-Fini, chiusura dei Cpt. La pace: taglio delle spese militari, non vogliamo la base a Vicenza, vogliamo vedere una via d’uscita dall’Afghanistan, vogliamo che l’Italia si opponga allo scudo stellare. L’ambiente ha tanti risvolti, dalla pubblicizzazione dell’acqua alla definizione di nuove basi dello sviluppo, fondate sulla tutela e il rispetto per l’habitat, il territorio e le comunità locali». Certo poco, anzi, quasi niente visto che poi tutto era relegato a: «Per questo ipotesi come la Tav in Val di Susa vanno affrontate con questo paradigma». Il bello – si fa per dire – è che comunque nei giorni successivi pure questo “accenno” all’ambiente è stato completamento tagliato fuori dal dibattito.

Così domani si andrà in piazza dritti su un solo binario, quello certamente fondamentale della sostenibilità sociale, ma lasciando fermo alla stazione come un binario morto quello della sostenibilità ambientale. Ci pare proprio un’occasione persa.

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