[29/10/2007] Consumo

Fa la cosa giusta sbarca a Trento e Torino

LIVORNO. Le prossime tappe di “Fa la cosa giusta” sono Trento e Torino: il primo appuntamento della fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili è il 2, 3 e 4 novembre mentre il secondo è dal 9 all’11 dello stesso mese. Mentre per Trento l’esperienza non è sconosciuta, a Torino si realizza la prima edizione piemontese della fiera.
L’esperienza di “Fa la cosa giusta” è nata quattro anni fa a Milano da un’idea di Terre di mezzo ma è stata replicata in altre città italiane perché si pone l’obiettivo di essere un momento di incontro e di sensibilizzazione sui temi del commercio alternativo e del consumo critico.

“Fa la cosa giusta” infatti, si propone di essere il luogo dove i cittadini interessati ai temi possono trovare progetti innovativi per un mondo più equo e più pulito, dove le aziende possono promuovere beni e servizi improntati sulla sostenibilità ambientale e sociale, dove l’associazionismo, il terzo settore e il volontariato diffondono una cultura di impegno, pace e solidarietà e dove anche le istituzioni possono presentare le loro “buone pratiche” per un cambiamento nel modo di produrre, consumare e governare.

Fa la cosa giusta non è dunque solo una mostra mercato perché convegni, dibattiti e progetti si seguiranno nelle giornate di Trento e poi di Torino.
E questo perché l’obiettivo è quello di fare delle due iniziative un luogo di valori, idee e contenuti culturali e politici dove cittadini, espositori, aziende e istituzioni possono incontrarsi e confrontarsi.

Il commercio equo e solidale italiano ha ormai quasi venti anni: le botteghe del mondo (negozi specializzati nella vendita di tali prodotti) sono diffuse in tutto il Paese, i prodotti equo e solidali sono abbastanza conosciuti e alcune volte anche inseriti nelle mense scolastiche o nei distributori automatici nelle stesse scuole.

Caffè, zucchero, tè e cioccolata sono nelle case di molti italiani anche perché, i prodotti certificati Transfer (marchio che attesta le caratteristiche equo e solidali del prodotto) sono entrati nella grande distribuzione come nei supermercati. Non è di molti giorni fa la notizia che anche la famosa catena di supermercati Lidl e quella Auchan hanno presentato e messo in bella mostra sui loro scaffali cibi equo e solidali.

E contemporaneamente il consumo critico si è fatto spazio nella pubblica amministrazione: alcuni enti locali, con il green public procurement hanno inserito criteri “verdi” nei bandi di gara per la fornitura di beni e di servizi. Altri hanno scelto di agire sugli stili di vita come il comune di Venezia che ha promosso l’iniziativa “Cambieresti?” grazie al quale mille famiglie hanno monitorato i propri consumi per dieci mesi con l’obiettivo di ridurli.

Ci sono poi i gruppi di acquisto (Gas) che promuovono l’acquisto collettivo di beni di consumo sopratutto alimentari basato sul rapporto diretto tra consumatore e produttore. Nel 2000 erano 39 quelli conosciuti e oggi sono oltre 300. E ci sono poi i Gas che si riversano nel campo dell’acquisto di energia. Si tratta ancora di numeri piccoli ma significativi perché creano un mercato per l’economia locale (A Lucca e a Pescara hanno dato vita a due empori) e con la propria domanda hanno aiutato a sviluppare filiere equo e solidali.

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