[02/01/2008] Aria

Comincia il viaggio da Kyoto a Copenaghen

LIVORNO. Nel 2009 la capitale danese, Copenaghen, ospiterà la Conferenza mondiale sul clima e prenderà il posto di Kyoto nell’immaginario collettivo e probabilmente anche nel nuovo Protocollo sulla riduzione dei gas serra che (forse) uscirà da quel summit.

La Danimarca sta cercando un’immagine di Paese leader in campo ambientale e secondo il suo ministro conservatore dell’ambiente Connie Hedegaard «il governo ha lavorato duro per ospitare il summit, perchè questo darà alla Danimarca una chance unica di avanzare nell’agenda internazionale del clima. L’obiettivo è quello di raggiungere un accordo mondiale nel 2009 per la riduzione della CO2 dopo il 2012, quando il Protocollo di de Kyoto avrà termine. Il governo danese è pronto a prendere la testa di questo lungo viaggio. La quindicesima conferenza sul clima (Cop 15) costituisce la scadenza decisiva dei negoziati sul post-Kyoto».

La Danimarca ha messo sul tavolo «una politica ambientale di grande apertura» e, con la firma del Protocollo di Kyoto, si è impegnata a ridurre del 21% le sue emissioni di CO2 in rapporto al 1990 per il periodo 2008-20012, in più il governo di centro-destra ha lanciato nel 2007 il progetto “una visione danese della politica energetica 2025”, manifestando la volontà di superare la scadenza del 2012 con una strategia di lungo termine per ottimizzare lo sfruttamento delle sue risorse di energia fossile con una diminuzione dei consumi di petrolio e gas di almeno il 15% e l’aumento del 30% della produzione di energia rinnovabile entro il 2025.

Impegni ambiziosi, visto che la Danimarca è già leader per la produzione procapite di energia eolica. Buonissimi propositi e buone pratiche che però, secondo l’associazione tedesca Germanwatch, nascondono il fatto che la Danimarca, con il suo tenore di vita elevatissimo, è al terzo posto in Europa nella classifica dei Paesi che inquinano di più.

Il governo danese ribatte che ha lanciato molte iniziative per la ricerca, tra le quali l’università del clima in Groenlandia (territorio autonomo danese), con un investimento di 9,4 milioni di euro in 5 anni. «La sua situazione geografica – spiega il ministro della scienza, della tecnologia e dell’innovazione Helge Sanders – permetterà ai ricercatori di osservare più da vicino le conseguenze del cambiamento climatico».

Il centro groenlandese dovrà iniziare la sua attività proprio nel 2009 ed organizzare ogni anno una grande conferenza internazionale sulla ricerca climatica. La Danimarca ha anche proposto alle più grandi università del mondo di riunirsi in un congresso nel marzo 2009 in preparazione del summit Onu di Copenaghen per avviare insieme una riflessione preliminare sulle possibilità di riduzione delle emissioni di gas serra.

Ma anche la sinistra e gli ambientalisti danesi si danno da fare in prospettiva del Cop 15: la Sf Ungdom (i giovani del partito socialista) nell’autunno 2007 hanno avviato una campagna informativa per mantenere viva l’attenzione sulle conseguenze dei cambiamenti climatici e nei giorni della conferenza di Bali l’Ong “Society for a living sea” ha svolto un’affollata manifestazione pubblica per dimostrare che non si può attendere il 2009 per prendere decisioni politiche efficaci.

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