[03/01/2008] Parchi

Parchi, le due ricette di Tanzania e Congo. Chi protegge ci guadagna

LIVORNO. Più di 360 mila turisti hanno visitato nel 2007 il cratere del Ngorongoro (nella foto) nel nord della Tanzania, attratti dagli splendidi paesaggi e dall’abbondate fauna selvatica protette da un parco di 8.300 chilometri quadrati. Si tratta di una crescita del 7% rispetto al 2006 che premia la scelta del governo tanzaniano di far diventare la più grande caldera del mondo un vero e proprio paradiso africano, proteggendo e valorizzando un territorio che l’Unesco ha dichiarato nel 1995 patrimonio dell’umanità e garantendo nello stesso tempo entrate economiche per le popolazioni locali che condividono il Ngorongoro con la fauna e la flora.

Una situazione completamente diversa da quella che si vive nella confinante Repubblica democratica del Congo nel parco nazionale del Kahuzi Biega, nel Sud-Kivu, dove il generale Baudouin Nyakabaka, incaricato della logistica della decima regione militare delle forze armate della Rdc, ha promesso un pronto intervento per riportare nell’area protetta gli animali selvatici ingabbiati nella città di Lwiro.

Si tratta della prima reale “dichiarazione di guerra” al bracconaggio che sta decimando la fauna del parco nazionale di Kahuzi Biega, e Nyakabaka si è anche impegnato a formare guardaparco con l’aiuto dell’Istituto congolese per la protezione della natura.

Anche il parco della Rdc è un patrimonio mondiale, ma la sua fauna viene saccheggiata per rifornire il mercato della carne locale e le esportazioni clandestine di animali vivi e poco o nulla sinora si è fatto per sviluppare quel turismo naturalistico che ha reso prospero il Ngorongoro e che, oltre che dal bracconaggio, è tenuto lontano anche dalla presenza di bande armate che hanno invaso questa zona del Congo e si rifugiano nei 600 mila ettari del Kahuzi Biega, uccidendo spesso e volentieri gorilla di montagna, elefanti, scimpanzé e leopardi.

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