[11/03/2008] Rifiuti

Il cherosene di Camp Darby inquina due fiumi a Vicenza

LIVORNO. Lo sversamento seguito all’incidente all´oleodotto Nato che da Pisa (Camp Darby) porta il cherosene ad Aviano sembrerebbe aver inquinato pesantemente i fiumi Astichello e Bacchiglione, in provincia di Vicenza. L´incidente, sarebbe avvenuto ieri alle 7 di mattina, ma è stato segnalato solo alle 20 da alcune agenzie di stampa.

L’assessore della provincia di Vicenza alle risorse idriche, Paolo Pellizzari, lo definisce «Un vero e proprio disastro ambientale», ma le notizie sono scarne come sempre quando coinvolgono vicende che riguardano la presenza militare Usa in Italia, ci pensa quindi il Presidio permanente No Dal Molin, contro la costruzione della base militare americana a Vicenza, a lanciare l’allarme:,«nessuno aggiunge che il luogo dell´incidente, avvenuto a Monticello C.Otto, è un territorio di ricarica della falda acquifera vicentina, quella che dà da bere alle province di Vicenza e Padova: uno tra i bacini idrici sotterranei più grandi d´Europa.

Sarebbero decine gli ettolitri di cherosene finiti nell’Astichello e la gente ha cominciato ad allarmarsi sentendo un fortissimo odore di cherosene provenire dai due corsi d’acqua, in poco tempo l’inquinamento ha raggiunto Vicenza, ha attraversato Ponte degli Angeli ed ha raggiunto la Riviera Berica. «Ma non dicevano che gli impianti militari sono sicuri? – chiede polemicamente il Presidio permanente No Dal Molin - L´oleodotto di cui si parla, infatti, serve a portare il cherosene da Pisa ad Aviano, dove viene imbarcato sugli aerei militari in partenza per i loro voli di guerra e di addestramento. Una struttura che, a detta dei militari, non dovrebbe procurare alcun danno al territorio, ma che oggi si è resa responsabile di “un vero e proprio disastro ambientale”. Nei prossimi giorni conosceremo esattamente le dimensioni di questo disastro; per ora registriamo le prime voci che parlano di un miliardo di euro soltanto per le valutazioni del danno. Nel frattempo il cherosene è filtrato nel terreno, si è mescolato con l´acqua dei nostri fiumi, ha iniziato la sua opera di distruzione della fauna e della vegetazione fluviale».

L’incidente alla tubazione militare, la segretezza che lo ha circondato per ore, la riservatezza che permane sulla reale entità del disastro ambientale e il ritardo nel prendere misure visibili di contrasto e bonifica, fanno dire agli attivisti di NO Dal Molini che «Nessuno provi più a darci false rassicurazioni: le installazioni militari sono pericolose per gli abitanti dei territori nei quali sono situate. Se verrà realizzata, lo sarà anche la base statunitense al Dal Molin, situata proprio sopra la nostra falda acquifera e nei pressi di una zona naturale protetta; cosa potrebbe avvenire se, in un giorno disgraziato, dovesse verificarsi un incidente ad una delle cisterne di carburante? O agli edifici in cui saranno accatastati gli armamenti della 173° Brigata Aereotrasportata e magari, chi può escluderlo?, proiettili all´uranio impoverito? Potremmo fare una lista infinita dei rischi legati alle basi militari: ci fermiamo qui perché ognuno può identificarli da se; e perché tutti sanno che una base militare, per la sua semplice presenza, è già dannosa». L’incidente rinfocolerà probabilmente anche le polemiche sulla presenza e sul ruolo della base americana di Camp Darby, tra Livorno e Pisa, considerata il più importante distaccamento logistico dell’US Army in Europa.

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