[20/03/2008] Comunicati

Se la coperta è sempre più corta della filiera

FIRENZE. I processi di concentrazione finanziaria dell’acqua, dell’energia -segnalati sulla stampa locale -, la dispersione dell’acqua, dell’energia sotto forma di calore, gli sprechi di energia elettrica, per una regione come la Toscana sono l’esatto opposto di ciò di cui ci sarebbe bisogno per una risposta efficace al problema dei cambiamenti climatici che mettono a rischio non solo la ricchezza di cui disponiamo (paesaggio, agricoltura di qualità, centinaia di piccoli centri urbani storici ricchi di opere d’arte, agriturismo, attività produttive che necessitano di forza motrice e calore a prezzi concorrenziali e soprattutto più stabili), ma anche salari e pensioni per gli aumenti dei costi delle bollette.

Si assiste infatti a una concentrazione delle società di gestione della risorsa idrica con l’unico scopo di quotarsi in borsa (economia virtuale), senza alcuna attenzione ai problemi reali della domanda (famiglie e imprese) e del risparmio (economia reale). In campo energetico si sviluppano solo i grandi impianti (rigassificatori, sfruttamento intensivo delle geotermia, cogeneratori di grossa taglia) per offrire energia elettrica a grandi distanze, senza recupero di calore in loco dal sistema produttivo e dalla produzione di energia, senza sviluppo di reti locali integrate.

Concentrazione e grandi impianti si giustificano solo per continuare a tenere in poche mani l’offerta e i prezzi di risorse sempre più scarse, comprese quelle alimentari, su cui speculare. I prezzi delle materie prime aumentano a causa dell’entrata nel mercato dei consumi di una popolazione di quasi due miliardi, mentre i rispettivi governi, tra cui Cina e India, stanno investendo nella modernizzazione rendendo più scarse le risorse disponibili. La nuova domanda spinge in alto i prezzi del petrolio e dei cereali. L´offerta di questi beni cresce più lentamente della domanda dei nuovi consumatori e crescerà, comunque, a prezzi non inferiori agli attuali.

Queste sono le ragioni dell’inflazione che stiamo importando in tutto l´Occidente (in Italia pagano soprattutto salari bassi e redditi fissi), da Paesi con salari più bassi dei nostri, monete non convertibili, di fronte a cui l’alto valore del cambio estero dell’euro, se da una parte riduce i costi della bolletta petrolifera calcolata in dollari, dall’altro mette in difficoltà le economie reali dei paesi europei. Il fatto è che tale politica monetaria favorisce solo le grandi concentrazioni e le speculazioni, fattori, questi, che a loro volta impediscono una modernizzazione fondata sul risparmio delle risorse attraverso lo sviluppo di mercati e reti locali dell’energia, dell’acqua e dei prodotti alimentari a filiera corta, in grado di incidere sull’abbattimento dei gas serra e di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.

Definire un piano d’azione per contrastare il cambio di clima è urgente e significa tenere insieme in modo integrato gestione del territorio, governo della risorsa idrica - strettamente legato allo stato e alla tutela dei bacini idrografici e alla capacità di trattenere al suolo le precipitazioni più limitate - sviluppo di un sistema energetico decentrato di piccoli impianti che integrino fonti rinnovabili, risparmio energetico e al riutilizzo del calore, attraverso reti locali. Un sistema di produzione in grado di abbattere la CO2 e di rispondere in modo flessibile all’andamento della domanda. Tornare cioè a legare la politica economica all’economia reale, ai suo bisogni di investimenti e di innovazione.

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