[22/04/2008] Comunicati

Unctad: basta con le politiche agricole obsolete dei Paesi ricchi

LIVORNO. E’in corso ad Accra, la capitale del Ghana, e proseguirà fino al 25 aprile, la dodicesima sessione della Conferenza dell’Onu sul commercio e lo sviluppo (Unctad XII) sul tema “prospettive ed impegni della globalizzazione per lo sviluppo” che cade in un momento di grande turbolenza politica, sociale, economica e finanziaria che getta una luce nuova e diversa sul significato delle due parole globalizzazione ed interdipendenza che fino ad oggi i governi del mondo avevano generalmente coniugato nelle loro accezioni positive.

«Le inquietudini riguardanti le incidenze a breve e lungo termine della crisi vanno ben al di là dei mercati borsistici e assumono una dimensione planetaria - si legge a mo di monito nel sito dell’Unctad XII. – la crisi attuale è rivelatrice della necessità di una sorveglianza e di una intermediazione multilaterale nei settori del commercio e dei finanziamenti, che stanno mostrando il loro stretto legame. Detto altrimenti, la stabilità e la sicurezza del pianeta esigono un’azione a scala mondiale».

Quel che si è imposto come tema centrale della discussione di Accra è la crisi alimentare mondiale che potrebbe avere conseguenze gravi per l’Africa e che rimette in discussione l’intero meccanismo che regola l’agricoltura nel mondo. «E’ tempo che i Paesi più ricchi rivedano le loro politiche obsolete di sovvenzionamenti agricoli – ha detto il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon (Nella foto) – Se non ci potremo sbarazzare, durante questa crisi alimentare, di queste vestigia di un altro tempo, quando potremo farlo? Il Ciclo di Doha deve terminare. Per terminare intendo, al minimo, di permettere ai Paesi a basse entrate di esportare i loro beni e servizi agricoli e non agricoli verso mercati nuovi ed importanti. Numerosi Paesi si trovano davanti a scelte difficili. La prima funzione di ogni governo è, sicuramente, di nutrire la sua popolazione, ma bisogna rimanere sordi alle sirene del protezionismo. I mercati internazionali dei cereali devono rimanere liberi e funzionare senza ostacoli. Le guerre protezionistiche che si ingaggiano sui mercati delle derrate alimentari non convengono, sul lungo periodo, a nessuno. La Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo può essere la nostra migliore speranza di poter collaborare in un quadro di partenariato mondiale in favore dello sviluppo».

Ma l’ Unctad XII è dominato dall’inquietudine e Ban Ki-moon non ha nascosto la necessità di far fronte all’urgenza delle rivolte che proseguono in Africa, Asia ed America latina e che strisciano fino agli scaffali dei supermercati occidentali: «In 142 Pesi, I poveri sono certo coinvolti nella crescita mondiale dell’economia, ma in 50 altri Paesi, che sono tra i più poveri, non succede lo stesso». Quello del segretario generale dell’Onu è una “giusta” analisi del “pollo globale” , ma anche in molti Paesi in crescita, come ad esempio l’Egitto, il Paese più “ricco” dell’Africa dopo il Sudafrica, i poveri e la classe media impoverita prendono d’assalto i forni.

Il problema sembra che a sempre meno gente tocca la carne del pollo ed a sempre più persone tocca la carcassa e a volte nemmeno le ossa. La crisi dello sviluppo è evidente e si presenta in molte forme. «In primo piano dell’attualità – ha detto Ban Ki-moon - c’è la fiammata dei prezzi alimentari. Quest’anno il Programma alimentare mondiale (Pam), che conta di nutrire 73 milioni di persone, ha bisogno di 755 milioni di dollari supplementari. Questo “tsunami” della fame non è l’episodio di un giorno. Proseguirà la sua corsa e rischia di provocare dei danni devastanti».

La ricetta immediata proposta dagli esperti presenti ad Accra è quella di aumentare la produzione agricola e secondo Ban Ki-moon «non c’è alcuna ragione perché l’Africa non conosca una “rivoluzione verde”». La Banca mondiale conta di aumentare i crediti agricoli per l´Africa da 400 a 800 milioni di dollari nel 2009, e secondo il segretario generale dell’Onu «questo costituirà la prima tappa del “New Deal” approvato dagli Stati membri delle istituzioni di Bretton Woods nel corso della loro ultima riunione di primavera», cioè in sostanza dalla Banca mondiale, dal Fondo monetario internazionale e da Paesi ed imprese donatori. Ban Ki-moon si è felicitato anche per l’aiuto di 200 milioni di dollari stanziato dagli Usa e della volontà del G8 di mettere la crisi alimentare mondiale tra le priorità del vertice che si terrà a luglio in Giappone (ma purtroppo non è la prima volta che il G8 si impegna su questi temi senza grandi risultati).

«L´Onu deve esporsi sulla maniera di come fare a rimpiazzare l’aiuto alimentare classico con un aiuto alla produzione alimentare, che punti a rafforzare le capacità locali e nazionali nel settore agricolo – ha concluso Ban Ki-moon – Se non ripensiamo le nostre strategie, passando dai discorsi sterili che consistono nel dire che “dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi”, tradiremo i nostri impegni rispetto a milioni di poveri».

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