[06/04/2006] Energia

Biomasse, troppi progetti per una risorsa limitata

SIENA. In questi giorni in tutta la Toscana ma anche nel resto nel paese, vengono presentati progetti di centrali a biomasse, una produzione di energia che teoricamente fa parte delle fonti alternative e pulite, ma che in alcuni casi lascia spazio ai dubbi, quando per esempio lo si propone in territori privi di risorse boschive, o addirittura sfrutta il nome per mascherare veri e propri termovalorizzatori.
Sulla questione delle centrali a biomasse proposte in Toscana abbiamo chiesto un parere a Daniele Verdesca, economista e docente dell´Università di Siena.

«La Toscana è tra le regioni più dotate di questo tipo di risorse – spiega – perché è presente una riserva boschiva e gestionale derivata da insediamenti antropici. Inoltre è un territorio dove l’agricoltura è una parte fondamentale dell’economia. quindi a livello generale dico che potenzialmente c’è una buona disponibilità di biomasse».
Il problema secondo l’economista non è però la quantità delle biomasse, bensì quella dei progetti.

«Non avendo aggiornato il piano energetico e visti i nuovi certificati verdi, si sono tutti lanciati a fare progetti per sfruttare le biomasse, ma ognuno fa riferimento ai dati regionali disponibili come si trattasse dell’unico progetto: di sicuro la toscana non può fornire biomasse sufficienti a venti centrali e più ne vengono fatte e più la disponibilità per ciascuno diminuisce».
Secondo Daniele Verdesca in questa situazione a mancare è proprio la Regione: «Si sente la mancanza di un coordinamento generale dei progetti e nella gestione dei soldi promessi dai certificati verdi: tutti infatti hanno fiutato il business e questo è grave anche per un altro motivo. I finanziamenti infatti sono destinati a chi produce energia elettrica, ma in realtà in questo modo non si sfruttano tutte le potenzialità delle biomasse, che dovrebbero essere considerate in base alla produzione di calore. Per spiegarmi ancora meglio, tirare fuori energia elettrica dalle biomasse è conveniente dal punto di vista fiscale ed economico per via dei contributi, ma dal punto di vista termodinamico si tratta di uno spreco senza senso».

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