[15/05/2008] Comunicati
LIVORNO. Il Dpef 2009 contiene, in coerenza col Prs, azioni per la società della conoscenza (qualità del lavoro, sviluppo della ricerca, innovazione e trasferimento tecnologici) e un aggiornamento del Pir “Lo spazio regionale della ricerca e l’innovazione” che prevede anche una proposta di legge regionale in materia di ricerca e innovazione.
Ma nella bozza del 24 aprile 2008, ammesso e non concesso che la legge sia lo strumento più adatto, non c’è indicazione degli assessorati che si occupano della ricerca, delle rispettive competenze e lo stesso vale per le altre strutture regionali. Questo perpetua la situazione attuale in cui sono almeno due gli assessorati che si occupano direttamente della ricerca e molti altri che lo fanno in modo apparentemente indiretto, né è istituita un´anagrafe della ricerca toscana anche soltanto per sapere quali istituzioni sono in realtà presenti.
Ancora una volta, invece di affrontare il rapporto tra apparato produttivo toscano e ricerca pubblica (tra domanda e offerta), ci si affida ad una generica “conferenza per la ricerca e l’innovazione” e nella pratica agli spin off che raramente sono tali, ma più spesso sono spin out, cioè personale precario che lavora nelle università o negli enti di ricerca con soldi pubblici, senza collegamento con le imprese e che finito il programma di ricerca se ne torna a casa.
Anche gli incubatori di impresa (parte dei parchi scientifici e tecnologici) rappresentano spesso operazioni immobiliari e di rendita. Non sembra chiaro purtroppo, che le imprese non hanno bisogno di una struttura edilizia in cui spostarsi ma di soldi per fare ricerca e personale ad alta formazione che la faccia.
E’ fondamentale favorire imprese che si basino sul capitale di rischio e vivano dei risultati della ricerca con brevetti che o sfruttano direttamente o vendono ad altri. In Toscana queste sono poche ed è essenzialmente per questo che siamo indietro nella applicazione della ricerca in tutti i campi e specialmente nell’alta tecnologia.
Manca quindi ogni indirizzo in materia di ricerca curiosity driver, di quella applicata, di diffusione di innovazione e di trasferimento tecnologico che, com’è noto, non sono la stessa cosa. Manca poi il collegamento fra ricerca, educazione e formazione/lavoro sorvolando sul fatto che le imprese non riusciranno a fare ricerca senza personale adatto e formato.
Insomma non pare, al di là dei discorsi, che si abbia vera consapevolezza, che conoscenza, istruzione, ricerca e lavoro sono l’unica possibilità che abbiamo di riorientare un sistema di specializzazione produttiva vocato alle esportazioni i cui vantaggi comparati sui mercati mondiali si fondavano prevalentemente sulla flessibilità delle piccole imprese e sulla creatività degli imprenditori, ma non sull’istruzione e la qualificazione lavoro, e che ciò costituisce la causa principale della perdita di competitività dell’economia regionale e delle crescenti pressioni sull’ambiente che si registrano negli ultime cinque anni.
Perciò la costruzione urgente e lo sviluppo di un sistema integrato (domanda/offerta) fra istruzione, ricerca, formazione, innovazione e trasferimento tecnologico è fondamentale non solo per il rilancio del “sistema Toscana” ma ai fini dello sviluppo sostenibile che ormai diventata condizione imprescindibile di ogni crescita sociale e dell’occupazione, agendo sul ciclo energetico, sulla mobilità e i trasporti sostenibili, sulle filiere agroalimentari corte, sul turismo sostenibile, in poche parole sulla crescita esponenziale della conoscenza.
- continua -