[29/05/2008] Comunicati

L’Africa e gli aiuti promessi per lotta a climate change e malattie

LIVORNO. Durante la "Tokyo international conference on african development" (Ticad IV) in corso ad Yokohama, l’United nations development programme (Undp) e il governo del Giappone hanno reso noto oggi, un nuovo programma da 92,1 milioni di dollari sull’adattamento climatico in Africa che dovrebbe prendere il via nell’agosto di quest’anno.

11 milioni di dollari verranno destinati ai programmi condotti insieme all’Unicef, al Programma alimentare mondiale (Pam) e all’Organizzazione dell’Onu per lo sviluppo industriale (Unido).

Il dossier sull´ambiente e il cambiamento climatico costituisce una delle maggiori priorità della Ticad per promuovere lo sviluppo in Africa, un continente responsabile solo del 4% delle emissioni mondiali di CO2, il 70% delle quali proviene dal degrado e dalla cattiva gestione di suoli e foreste, ma proprio l’Africa, fortemente dipendente dalle risorse naturali per la sussistenza di gran parte della sua popolazione, è l’area del pianeta più vulnerabile di fronte al global warming ed ai cambiamenti climatici ed agli eventi climatici estremi.

Secondo l’amministratore aggiunto dell’Undp Olav Kjorven «Il cambiamento climatico è uno dei problemi più critici ai quali devono far fronte i governi e i cittadini di tutto il mondo. A causa del cambiamento climatico, un gran numero di Paesi africani potrebbe conoscere una penuria accresciuta di acqua ed un’insicurezza alimentare e sanitaria aggravate. Lo sviluppo socio-economico nella regione rischierà di degradarsi e di regredire. Siamo persuasi che questo nuovo programma potrà permettere di rispondere quasi immediatamente ad alcuni dei dossier più urgenti».

Il Programma di Undp e Giappone aiuterà i governi africani a gestire il rischio rappresentato dai cambiamenti climatici sia a livello nazionale che locale ed a rivedere le strategie esistenti per la riduzione della povertà, basandole sugli impatti del climate change sullo sviluppo socio economico.

Ma proprio l’efficace utilizzo degli aiuti internazionali è uno dei problemi: la vice segretaria dell’Onu, Asha Rose Migiro, ha detto alla Ticad che «Il bisogno di investimenti nel settore dell’agricoltura in Africa è stato messo in luce dalla fiammata dei prezzi dei prodotti alimentari in questi ultimi 12 mesi. E’ tempo che la comunità internazionale e i governi africani apportino un sostegno forte ai settori produttivi, resistenti e sostenibili del continente». La Migiro ha chiesto alle istituzioni finanziarie internazionali ed agli altri partner dello sviluppo di «esaminare come migliorare il sostegno internazionale ai governi africani nei campo della sanità, dell´educazione, dell´agricoltura e della sicurezza alimentare, delle infrastrutture, del commercio e delle statistiche nazionali».

«Esiste un consenso internazionale secondo il quale, per ridurre i livelli di povertà in Africa – ha detto il vice presidente del Botswana, Mompati Sebogodi – i Paesi sviluppati, compreso il Giappone, non dovrebbero solo accrescere l’aiuto finanziario destinato all’Africa, ma dovrebbero anche lavorare con il continente per fare in modo che l’assistenza fornita corrisponda ai bisogni dei Paesi riceventi».

Secondo il presidente dell’Uganda, Kaguta Museveni, «dovrebbero esserci delle risorse supplementari dedicate alle infrastrutture, punto chiave per accelerare la crescita economica nel continente», mentre il presidente del Kenya, Mwai kibaki, ha detto di sperare che «l´Asia condivida con l´Africa le sue conoscenze in materia di sanità, tecnologie ed educazione, contribuendo così alla crescita economica ed allo sviluppo attualmente osservato in Africa».

Anche Paul Kagame, presidente del Ruanda, ha chiesto «un maggior flusso finanziario e tecnico da parte dei partner dello sviluppo in materia di infrastrutture, energia e capitale umano».

Che qualcosa non funzioni nel rapporto tra promesse fatte e finanziamenti realmente arrivati e spesi, lo hanno ricordato al Ticad IV i responsabili della sanità africani che hanno chiesto ai Paesi del G8 di rispettare gli impegni solennemente presi al summit di Heiligendamm del 2007 dove destinarono 60 miliardi di dollari alla lotta contro la malaria, l’Aids e la tubercolosi che fanno milioni di morti ogni anno in Africa e frenano lo sviluppo economico e sociale di interi Paesi, con perdite valutate in 12 milioni di dollari all’anno per la sola malaria.

Secondo Awa Marie Coll-Seck, direttrice di Roll Back Malaria Partnership, un partenariato pubblico-privato mondiale, «Dobbiamo accelerare i processi avviati per una migliore prevenzione ed un migliore trattamento della malaria, così come per un migliore accesso al trattamento per i poveri».

Al Ticad IV è intervenuta anche la famosa cantante africana e ambasciatrice dell’Unicef Yvonne Chaka Chaka (nella foto): «Chiediamo ai dirigenti del G8, e in particolare al Giappone, di rispettare gli impegni presi durante il summit del G8».

La prima risposta viene dalla campagna "Me Too" (anche io), organizzata da importanti organizzazioni della società civile giapponese, che chiede che al summit del G8, che si terrà a luglio ad Hokkaido, vengano adottate misure migliori e più efficaci nel campo della sanità. La settimana scorsa il Giappone aveva annunciato un contributo di 560 milioni di dollari per il 2009 da destinare al Fondo mondiale per la lotta all’Aids, tubercolosi e malaria.

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