[17/06/2008] Rifiuti

Autodemolitori: la filiera sostenibile ancora stenta

LIVORNO. Dal 2007 i cittadini possono restituire gratuitamente l´auto da demolire a un concessionario o a un impianto di demolizione. Sono poi i produttori a dover garantire la disponibilità di un sistema, distribuito sul territorio nazionale, presso il quale il trattamento deve poi avvenire secondo regole rispettose dell´ambiente, facilitando al massimo il recupero di ricambi e di materiali riciclabili, quali ferro, vetro, gomma e plastica. Se poi il sistema funziona davvero secondo questi criteri è altra cosa.

In questa direzione sembrano andare gli obiettivi della Confederazione autodemolitori riuniti, C.A.R. che, nella giornata di sabato 14 giugno, presso la Sala Mascagni del Grand Hotel Plaza di Roma, ha riunito oltre 130 rappresentanti di altrettante aziende di autodemolizione italiane, insieme ai rappresentanti delle Associazioni di produttori di Autoveicoli, ai rappresentanti delle Istituzioni pubbliche, alla Cna e ai rappresentanti dei Consorzi di recupero e riciclaggio. Anche se dalle parole del presidente sembra che il sistema non abbia ancora trovato una sua organizzazione.

«Stiamo cercando di attivare un sistema di filiera che funzioni e sia in grado di dare risposte concrete alle emergenze ambientali, alla riduzione dei rifiuti, alla richiesta di materie prime-secondarie, financo all’economicità dei servizi delle nostre imprese di autodemolizione», ha dichiarato il Presidente di C.A.R., Alfonso Gifuni, che ha ricordato ai presenti tutte le tappe della giovane vita della Confederazione, dalla sua nascita, il 15 ottobre 2007, sino agli ultimi risultati ottenuti sul piano politico ed istituzionale. Ma dalle parole l’obiettivo sembra lontano.

«Ascoltare e sincronizzare tutte le richieste e le necessità degli stakeholders della filiera- ha aggiunto Gifuni- è l’unica possibilità di realizzare gli obiettivi di riduzione dei rifiuti negli autoveicoli a fine-vita. Per far questo occorre una visione comune, la volontà di non litigare fra soggetti diversi e la volontà, altresì di creare alleanze funzionali ai bisogni comuni».

Anche se gli interessi del sottosegretario al ministero delle Infrastrutture e Trasporti, Bartolomeo Giachino, che ha aperto i lavori della giornata sembrano più orientate a sviluppare la parte di filiera che sta a monte della demolizione delle auto a fine vita. «Il rilancio dell’economia – ha dichiarato infatti il Sottosegretario – dovrà passare sicuramente per lo sblocco dei grandi lavori alle infrastrutture e l’implementazione del sistema dei trasporti».

Entrando nel vivo della discussione Enrico Bobbio, presidente del consorzio PolieCo che ha siglato con C.A.R un accordo lo scorso novembre per far crescere il riciclaggio di materiali derivati dalla demolizione delle auto, in particolare le parti in plastica, ha stigmatizzato il fatto che nonostante «il riciclo sia una pietra miliare della nostra economia, viene sempre bistrattato; da un punto di vista occupazionale, economico e politico». Alludendo forse alle difficoltà di smaltimento delle parti non metalliche che hanno portato ad una situazione di semi paralisi dell’intera filiera del fine vita auto e che tramite un accordo raggiunto a gennaio col Ministero, potrebbe trovare soluzione. Accordo che deve essere ripreso dall’attuale Ministro.

«L’Italia, per la nota mancanza di materie prime, da sempre è leader nel settore del riciclo – ha ricordato il presidente di PolieCo – eppure i soggetti interessati lavorano costantemente nell’incertezza normativa». Anche questa, come la mancanza di materie prime, una caratteristica del tutto nazionale.

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