[13/01/2006] Rifiuti

Cliri, ovvero come ti recupero i rifiuti edili

LIVORNO - Cliri è stata la prima società in Toscana ad occuparsi ufficialmente del trattamento di rifiuti speciali non pericolosi derivanti da attività di costruzione e demolizione.

«Era il 1995 – racconta Francois Le Panteur, direttore di Cliri – quando tre imprese livornesi del settore edile, Abate Srl, Bellabarba Srl e Cooperativa La Variante, costituirono questa nuova società che ben presto si è rivolta a tutto il mondo edile, accogliendo materiale anche da terzi e non solo dalle aziende fondatrici».

Oggi la Cliri si trova a una svolta, perché il 5 dicembre scorso ha presentato alla Provincia un progetto per ampliare i propri servizi, acquistando nuove aree per lo stoccaggio dei materiali e soprattutto per sostituire l’impianto esistente, che oggi è autorizzato al trattamento di 150mila tonnellate tra terre da scavo e demolizioni. «Ormai non riusciamo più a smaltire il materiale che ci viene portato - continua Le Panteur – e che è nell’ordine delle 250mila tonnellate. Per questo abbiamo chiesto alla Provincia di essere autorizzati fino a 320mila. Del resto il nostro impianto, così come le aree di stoccaggio attuali, 14mila metri quadrati, erano stati pensati per le esigenze del 1995. E oggi le cose sono molto cambiate».

La Cliri, 7 dipendenti che diventeranno 9 quando il nuovo impianto sarà a regime, riceve i rifiuti edili da tutto il territorio del Comune di Livorno e dalla fascia costiera fino a Marina di Pisa. L’investimento previsto per il nuovo impianto è di circa 2,5 milioni di euro.

«Io sono molto contento quando vengono fatti controlli e non li considero certo una punizione – continua Le Panteur facendo riferimento all’operazione Sinba, partita nei mesi scorsi a Massa – ma il problema vero è che gli impianti che trattano questo tipo di rifiuti si contano sulle dita di una mano, mentre i produttori sono centomila. E questo significa che è molto più facile mettere una pattuglia davanti ai nostri cancelli che controllare le migliaia di cantieri edili sparsi ovunque. Noi per esempio abbiamo combattuto per dieci anni affinché le macerie fossero considerate rifiuti, ma adesso ci ritroviamo con una legge sul recupero delle terre da scavo a dir poco ambigua e complessa, con interpretazione più varie a seconda dei giorni e degli inquirenti: le confesso che quando possiamo evitare di prenderle siamo ben contenti di rimandare indietro le terre da scavo, proprio per il fatto che nessuno sa bene quale possa essere il reimpiego».

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