[22/08/2008] Aria

In Valdorcia il festival è a emissioni e chilometri zero

MONTALCINO (Siena). Anche i festival culturali hanno un´impronta ambientale, anche il XIII Festival della Valdorcia-XXIX Festival internazionale di Montalcino che per venti giorni anima Montalcino, Pienza, San Quirico d´Orcia, Radicofani e Castiglione d´Orcia e che si conclude domani con il concerto di Paolo Conte (Nella foto). Ma anche la cultura può essere pesante, per esempio quanto i 685 quintali di gas serra prodotti dal Festival.

Per questo Pefc Italia, il sistema di certificazione per la gestione forestale sostenibile, ha calcolato i consumi di elettricità, di acqua, di riscaldamento, produzione di materiale pubblicitario, spostamenti degli organizzatori e del pubblico (5mila persone in totale) e altri consumi: il totale di anidride carbonica emessa nell´ambiente dal Festival è di 684,89 quintali che possono essere riassorbiti grazie ad una "gestione attiva" della superficie equivalente di foresta del Monte Amiata pari a 1,447 ettari. Il Pefc spiega in cosa consiste la gestione attiva: «un diradamenti ad hoc, e la maggiore crescita della pianta, il bosco viene seguito per tutta la sua vita ed è in grado di assorbire in maniera ottimale la CO2, operazione senz´altro più idonea che piantare un albero e abbandonarlo senza prendersene cura. Inoltre va ricordato che la gestione attiva è la maniera migliore per prevenire gli incendi».

Saranno i forestali del Consorzio dell´Amiata a fare il diradamento e Pierpaolo Camporesi, presidente del Consorzio forestale che opera nel versante grossetano della montagna, sottolinea che «L´Amiata è da tempo un modello riconosciuto a livello nazionale per la corretta gestione forestale (tant´è che non si verificano incendi dal 1973), e questa collaborazione con un festival prestigioso come la Valdorcia è per un noi un modo attivo e concreto per comunicare anche ai cittadini quanto sia importante per l´ambiente il lavoro quotidiano dei forestali. Il bosco è una risorsa fondamentale e va conservato e gestito nel migliore dei modi per il bene di tutti: flora, fauna e persone». Le foreste amiatine sono certificate Pfc dal 2003, le prime in Italia.

Antonio Brunori, segretario nazionale di Pefc Italia, spiega che «E´ forse più utile far "respirare" al meglio una foresta di casa nostra come il Monte Amiata, attraverso il diradamento di faggete o pinete, per far crescere di più le piante grazie allo sfoltimento delle piante malate o in sovrannumero, piuttosto che piantare nuovi alberi nelle foreste tropicali. L´auspicio è che quanto viene fatto nell´area Valdorcia-Amiata possa essere replicato altrove. Questo Festival, oltre ad essere ad "emissioni zero" una formula che va tanto di moda, è anche a "chilometri zero" visto che si interviene sulle foreste del territorio».

Quello che si intravede è il tentativo di intervenire direttamente in casa propria, senza "pagare" le quote di emissioni in foreste negli altri Paesi. Ma la cosa ha qualche controindicazione, Brunori spiega che «Riforestare in Italia costa di più e rende di meno che farlo nelle foreste, ad esempio del Costa Rica: a parte i costi amministrativi, la foresta tropicale assorbe CO2 per 3 volte un bosco appenninico e ben 10 volte più di un bosco alpino».

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