[28/08/2008] Vivere con cura di Marinella Correggia

Elogio ecologista di una ciabattina tedesca

La qui presente rubrica “Vivere con cura” è esperienziale. Potrebbe essere diversamente? In materia di stili di vita, si può forse scrivere senza praticare, improvvisando o scopiazzando?
Dunque anche l’elogio ecologista della ciabattina tedesca è frutto di pluriennale esperienza. Non facciamo nomi di marche, e poi le marche sono varie ma le ciabattine tedesche sono la variante più comoda dei famosi sandali da fraticello. Le chiamiamo ciabattine perché sono prive di ancoraggio a livello caviglia, la tomaia si limita infatti a una fascia subito sotto le dita; hanno la forma anatomica; quanto alla suola, è in genere di sughero o “finto sughero” con rivestimento, sotto, di gomma con “rughe” antisdrucciolo. Malgrado il loro nome si possono portare pressoché ovunque visto che la rivoluzione dell’ecologia non è un pranzo di gala (dove in effetti sarebbero poco adatte). Le loro virtù sono numerose - diremmo “totali”- e le rendono un ottimo investimento (non costano 5 euro!).

1) La comodità assoluta. Chi ha piedi insofferenti e bisognosi per molti mesi all’anno e per molte ore della giornata del contatto con il mondo esterno non sopporta per molte ore nemmeno i sandali tedeschi da fraticello per via di quelle due bande che fasciano anche il dorso del piede. Chi ha piedi liberi guarda inorridito/a alle persone che anche in estate portano scarpe da ginnastica chiuse! Per non dire di chi perfino in estate porta stivali! Chissà cos’avrebbe detto il capo polinesiano descritto nel mitico Papalagi, che descrive fra le follie ridicole dell’uomo occidentale il fatto di andare anche sotto il sole cocente a piedi chiusi, imprigionati e come morti nelle “barche da piedi”.

Rimane la curiosità di vedere da vicino (beh, non troppo) gli altrui piedi dopo ore di simili costrizioni. Le ciabattine, invece, troverebbero grazia agli occhi polinesiani! Ti lasciano libera e libero, puoi estrarre la tua estremità quando vuoi ma non la senti mai prigioniera. Grazie anche alla base anatomica che segue le curve del piede, ti accompagnano senza farsi sentire. E puoi farci tutto.

2) La grande versatilità. Questo è il punto: sono così comode eppure, a dispetto di tutti pregiudizi, sono adatte a sostituire scarpe e altri contenitori di “ferrea” osservanza. Qui l’autrice deve parlare in prima persona: sconsigliata dagli astanti, da due anni, da quando le ho scoperto per caso, uso le stesse ciabattine per: camminare per ore, arrampicarmi su un tetto per prelevarne i coppi (troppo lungo spiegare perché), salire sulle scale da ulivi e sui relativi alberi per raccoglierne i frutti, salire sugli alberi da frutto, affrontare salitelle di terra un po’ smottanti in boschi e su colline, andare in bici. E non finisce qui: nei luoghi tropicali dove piove a scroscio, quel che indossano gli abitanti accorti non sono certo pesanti scarpe antipioggia ma sono le ciabattine che lasciano scorrere l’acqua e si asciugano subito, insieme al piede. Anche da noi, almeno in estate quando il caldo è tropicale, le ciabattine sono raccomandabili in funzione antipioggia.

3) La riduzione al minimo dei materiali usati. Ecologicamente parlando, un oggetto va giudicato sia per i materiali che lo compongono sia per “quanto” di questi materiali è stato necessario. Ebbene, lo “zaino ecologico” di due ciabattine una per piede è minuscolo: un decimetro quadrato di cuoio sintetico per la tomaia e un po’ di sughero o finto sughero per la suola. Pensiamo a quanto in più costano le scarpe da ginnastica o le scarpe di cuoio, per non dir degli stivali (un giorno parleremo di questo oggetto assurdo a meno che non si tratti di quelli di gomma impermeabili.

4) La grande durata. Insieme al punto 3, è l’atout ecologico delle comode e versatili ciabattine. Come dicevo, le mie, nere, graziose a vedersi, da due anni conoscono tutti gli esercizi semiacrobatici di cui sopra e non si sono ancora scollate!

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