[03/10/2008] Comunicati

Nicoletti (Legambiente): l´Iucn diventi più mediterranea e meno anglosassone

LIVORNO. Il World conservation congress che sta per iniziare a Barcellona sarà anche l´occasione per cambiare gli organismi dirigenti dell´International union for conservation of nature (Iucn) e per rivederne ruolo e strategia. A Barcellona sarà presente anche Legambiente che raggiungerà la capitale catalana anche con una delle sue golette verdi e della delegazione farà parte anche Antonio Nicoletti, responsabile del Cigno verde per le aree protette (nella foto con Beppe Ravera il conduttore di "Ambiente Italia").

Gli chiediamo il perché di una partecipazione in forze che vedrà Legambiente presente con interventi e iniziative anche nei vari forum ed eventi che si terranno durante il Congresso Iucn.
«Legambiente - spiega Nicoletti - fa parte del Comitato italiano dell´Iucn. La nostra presenza è quindi il frutto di questa adesione, ma a Barcellona vogliamo svolgere un ruolo attivo, chiederemo una svolta dell´Iucn in funzione euro-mediterranea, che metta al centro il Mediterraneo».

La gestione dell´attuale presidente dell´Iucn, il sudafricano Valli Moosa, non ha quest´attenzione al Mediterraneo?
«Diciamo che ha prevalso l´idea anglosassone che ha una visione quasi esclusivamente conservazionistica, per noi invece occorre una svolta che metta al centro la complessità delle tematiche ambientali e le leghi strettamente a quelle delle attività umane. In questo il bacino del Mediterraneo è un esempio. Si pensi solo ai grandi problemi della costa sud, dal Marocco, all´Algeria, all´Egitto».

Quindi occorre anche una nuova dirigenza dell´Iucn?
«Noi sosteniamo la candidatura dell´attuale vicepresidente, la spagnola Purificació Canals, che ci sembra la persona più adatta a guidare la svolta di cui ha bisogno l´Iucn. Chiediamo all´Europa di appoggiare la sua candidatura. Il comitato italiano dell´Iucn si è espresso praticamente tutto a favore».

La dirigenza dell´Iucn uscente ha proposto due nomi: l´indiano Ashok Khosla e Carlos Manuel Rodríguez Echandi del Costa Rica e, a dire la verità, il Wwf sembra essere molto più vicino all´esperienza anglosassone. Cosa c´è che secondo voi non va nell´approccio conservativo finora tenuto dall´Iucn?
«Per noi l´esperienza del Mediterraneo è centrale proprio come laboratorio di una nuova politica di salvaguardia della biodiversità. Il Mediterraneo rappresenta la complessità ed il collegamento con il sud del mondo. L´Iucn sembra troppo sbilanciata a nord, a partire dalla sua sede svizzera a Gland, secondo noi dovrebbe avere una seconda sede a Malaga. Inoltre l´Iucn si è troppe volte caratterizzata come un partner "sleale" per molti dei suoi aderenti. Più che a svolgere una funzione di coordinamento ed indirizzo mondiale della conservazione e della protezione ambientale a volte è sembrata più interessata a presentare progetti. L´Iucn non può rimanere un progettificio, deve diventare un catalizzatore di strategie politiche per le aree protette e la difesa della biodiversità».

Ma il mediterraneo non rappresenta una piccolissima parte di un mondo in crisi ambientale e di biodiversità?
«Dalla Alpi agli Appennini, dai Balcani ai Pirenei, dalla Corsica alla Sicilia, a Creta, le montagne del Mediterraneo sono uno straordinario mix di geografia, clima, storia ed elementi culturali. Ma il Mediterraneo fa i conti anche con urbanizzazione, immigrazione, industrializzazione ed inquinamento, che hanno indebolito l´ambiente naturale e le culture tradizionali, elementi tipici del mosaico mediterraneo. Il nostro obiettivo è di estendere i confini del progetto Appennini parco d´Europa (Ape) che ha già avuto successo in Italia. Per queste ragioni, Legambiente ha lanciato il "Mediterranean mountains project", in occasione del World park congress on protected areas, organizzato dall´Iucn nel 2004. Il gran numero di parchi ed aree protette del Mediterraneo può rappresentare il punto di partenza da cui costruire una rete trans-regionale per riscoprire le identità locali, promuovere uno sviluppo più sostenibile e chiedere all´Unione europea di implementare le politiche nazionali».

E´ questo che discuterete nelle varie iniziative di Barcellona?
«Dopo l´approvazione della Mediterranean mountain partnership Resolution, i prossimi passi saranno il rafforzamento della Federazione dei parchi del Mediterraneo e il lancio della "Mediterranean mountains convention", uno strumento strategico internazionale che può essere usato per avviare politiche di sviluppo sostenibili per l´area del Mediterraneo. A Barcellona presenteremo anche la Convenzione degli Appennini, firmata all´Aquila nel 2006, che rappresenta la prima convenzione sulla natura che mette al centro il ruolo delle aree protette. La Convenzione degli Appennini è uno strumento per far partire un processo di salvaguardia e di accrescimento del ruolo strategico svolto dagli Appennini nel contesto euro-mediterraneo, ed include il progetto Ape tra le priorità delle strategie regionali e nazionali».

U.M.

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