[02/12/2008] Trasporti

Emissioni auto, l´Europa deraglia dai binari virtuosi della sostenibilità

LIVORNO. Il 21 marzo del 2007 scrivevamo su greenreport che «secondo Marchionne (...) gli industriali escludono che sia possibile raggiungere entro il 2012 un limite massimo di 120 grammi di emissione di CO2 per chilometro (ma in realtà proprio a causa della forza della lobby automobilistica il limite sembra indirizzato ad attestarsi a 130 grammi)». Leggendo oggi che a Bruxelles si è trovato l’accordo tra Europarlamento, Commissione e Consiglio sui nuovi tetti alle emissioni di C02 nel settore auto e che il “compromesso” raggiunto è proprio una media di 130 grammi di C02 a chilometro entro il 2015, appaiono chiare subito due cose: la prima è che non si può dunque essere soddisfatti (a differenza di Guido Sacconi) di quanto ottenuto; la seconda è che non è un compromesso, ma è esattamente quello che volevano le suddette lobby.

Non solo, l’accordo – che ora l’Europarlamento in sostanza dovrà solo ratificare – ha un altro aspetto che è quasi comico: l’Europarlamento avrebbe dato (fonte Sole24Ore) «l’assenso all’ammorbidimento della linea più severa originariamente propugnata dalla Commissione Ue» ottenendo che entro il 2020 le emissioni di C02 siano ridotte a 95 grammi al km, obiettivo ambizioso ma non perentorio (quindi un contentino) perché l’ultima decisione è che su questo punto si deciderà il da farsi nel 2014.

Dai 120 grammi iniziali entro il 2012, già il primo compromesso a 125 entro il 2015 approvato da parte del Parlamento Ue nell’ottobre del 2007 appariva una prima sconfitta, ma era pur sempre un compromesso. Ora – ci perdonino gli esteti – ci sembra una calata di braghe su un provvedimento che non sarebbe in ogni caso stato risolutivo per l’abbattimento della C02.

Così oggi, nel bel mezzo della crisi economico/finanziaria ed ecologica, che vede la vendita di auto nuove crollare del 30%, si programma (?) il futuro con un accordo al ribasso, mentre la Ford ha invece deciso di proporre al Congresso americano, nel tentativo di convincerlo a stanziare ulteriori aiuti per 25 miliardi di dollari a favore dell´industria automobilistica, un piano che prevede auto più piccole e pulite e un taglio ai compensi dell´amministratore delegato, Alan Mullaly. Ci permettiamo di fare un’ulteriore riflessione.

Oggi sempre sul Sole24Ore Alberto Quadrio Curzio sostiene – presentando l’Ecofin in programma oggi per la crescita e l’occupazione - che “Bruxelles è senza idee”. Affermazione che arriva al termine di una disamina nella quale analizzando i tre punti del Piano dice testualmente: «Una destinazione della spesa pubblica straordinaria lungo molte linee di azione che hanno il sapore della Strategia di Lisbona, con tutti i successivi aggiornamenti e con qualche curiosa novità settoriale come quella di sostenere le costruzioni e l’automobile in una logica di economia a basse emissioni di C02. In altri termini la Ue dovrebbe diventare l’economia più competitiva al mondo con la duplice connotazione di investimenti in conoscenza e ambiente».

E questa non sarebbe un’idea? Anzi, non sarebbe la più sensata delle idee per uscire da una crisi economica ed ecologica? Il problema semmai è che, come abbiamo detto all’inizio, le buone idee nascono buone appunto, ma troppo spesso si perdono per strada o quasi. Questa però è l’altra questione che arriva subito dopo aver trovato la via giusta da percorrere e sulla quale bisogna lavorare. E se persino il Corriere della Sera (leggere Alberto Ronchey oggi in prima pagina) pare averlo capito (“L’ambientalismo della speranza”) forse influenzato dall’annunciato green new deal di Obama, allora è giusto continuare a nutrire ottimismo.

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