[02/02/2009] Comunicati

Crisi, rileggiamo “Il grande crollo” di Galbraith

FIRENZE. Ogni giorno la crisi globale cambia forma e qualità. Rileggere “Il grande crollo” di J.K. Galbraith aiuta a farsi un’idea di ciò succede. Egli individuava, in controcorrente al il pensiero economico, 5 ragioni di debolezza di una economia “fondamentalmente malsana” su cui si innestò lo scoppio della bolla di Wall Street. Così li definì: (1) la cattiva distribuzione del reddito, (2) la cattiva struttura societaria, (3) la cattiva struttura bancaria, (4) lo stato dubbio della bilancia dei pagamenti, (5) il misero stato dell’informazione economica. Senza fare inutili parallelismi è utile rilevare i punti di contatto. Oggi l’innesco è stato lo sgonfiamento della bolla del mercato immobiliare, di quella dei fondi spazzatura, ecc. Perché la crisi finanziaria e del credito non si ferma nonostante il livello degli interventi tampone dei governi? Perché sono entrati in crisi anche la produzione e il consumo?

Come del 1929, sia pure per altre ragioni, l’economia è “fondamentalmente malsana” (si vedano a questo proposito gli studi e le analisi di Hobsbawm, Arrighi, Stiglitz, Jha, Halimi, Klein, Krugman, ecc.). Proviamo a elencare punti di debolezza sistemica. (1) La cattiva distribuzione del reddito a livello globale e nei singoli paesi con un impoverimento generalizzato della classe media e i pericoli conseguenti per la democrazia; (2) la cattiva struttura del sistema finanziario, del sistema dei controlli e l’estrema opacità degli incroci societari e degli interessi; (3) la cattiva struttura bancaria, inadeguata alla circolazione globale e istantanea dei capitali, e per la nuova commistione tra banche ordinarie e istituti di investimento (con l’abolizione nel 1999 del Glass-Stegall Act del 1933 da parte dell’amministrazione Clinton, artefice Robert Rubin); (4) il forte deficit della bilancia commerciale USA; (5) il gigantesco debito pubblico degli S.U. (iniziato con Reagan e proseguito con G.W. Bush) coperto con l’avanzo commerciale e finanziario della Cina; (6) un eccesso di indebitamento delle famiglie per i mutui immobiliari, per acquisto di auto e per gli studi universitari; (7) gli errori nella lotta al terrorismo che hanno contribuito allo sviluppo di guerre asimmetriche e senza soluzione in varie parti del mondo; (8) le crisi ambientali, l’effetto serra e i repentini cambiamenti climatici, la crisi di futuro di tante specie compresa quella umana; (9) la crescita del caos sistemico che svela l’inadeguatezza dell’informazione economica a cogliere le interconnessioni con le condizioni sociali e quelle ecologiche, e la falsità dell’informazione massmediatica; (10) la grande espropriazione, ad esclusivi fini privati, della conoscenza e della scienza come forze sociali e produttive, che vanifica non solo le potenzialità cooperative del lavoro, ma anche la capacità di adattamento alle riforme sociali caratteristica storica del capitale.

Una miscela esplosiva di cui dovremo preoccuparci a lungo.

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