[11/03/2009] Comunicati

350mila nuovi posti di "green" lavoro annui con l´1% del pil

LIVORNO. Cgil e Legambiente hanno lavorato congiuntamente ad un piano organico di proposte per rilanciare l’economia e l’occupazione, nella comune convinzione che la sfida climatica e le politiche ambientali rappresentino un potente fattore di innovazione e rilancio del sistema produttivo italiano, per costruire un’Italia più forte, efficiente, giusta.

Queste proposte le hanno presentate in un convegno ieri a Roma (greenreport ha pubblicato ieri l’intervento di Cogliati Dezza, presidente di Legambiente), dove hanno portato a discuterne altre categorie sociali, per individuare – se ci sono - convergenze così da avviare specifiche richieste di misure concrete per trovare risposte alla grave crisi economica che sta avanzando a ritmo serrato.
Cgil e Legambiente, in questo percorso, sono accomunate dalla convinzione che sia necessaria una forte risposta alla fase che sta attraversando l’economia e la società italiana, che si debba lanciare un chiaro messaggio di cambiamento e di innovazione al Governo, alle imprese, ai lavoratori, alle famiglie. Ma sono anche convinte che per il nostro Paese, la sfida sarà particolarmente delicata perché gli effetti della crisi internazionale si intrecciano con le difficoltà del nostro sistema economico e produttivo in cui convivono arretratezze e nuovi problemi.

Già le cifre che vengono messe a budget dal governo – dicono Cgil e Legambiente- esprimono più di ogni altro ragionamento la preoccupante sottovalutazione con cui si guarda alla crisi, che per essere affrontata avrebbe bisogno della massima coesione sociale possibile. I 45 miliardi di euro che il Governo sostiene di aver reso disponibili per far fronte alla crisi, sono costituiti da risorse già programmate da tempo mentre quelle “fresche” ammontano a 5 miliardi, ma anche queste in larga parte ricavate dal riposizionamento di poste di spesa previste per altri settori.

La proposta di Cgil e Legambiente (presentata in un dossier corredato da singole schede tematiche) indica quattro misure che consentono di recuperare risorse da un diverso ordine delle priorità (1,5 miliardi), dall’evasione fiscale e dall’economia sommersa e criminale (6 miliardi), dalla qualificazione della spesa nella P.A. (2,5 miliardi), dalla lotta agli sprechi (5 miliardi), e da cui ritengono che sia possibile mettere in moto non meno di 15 miliardi annui di risorse, aggiuntive a quelle già programmate (sia nazionali che europee), corrispondenti a circa l’1% del Pil.

E dove dovrebbero essere investite queste risorse aggiuntive? Cgil e Legambiente indicano quattro aree prioritarie di intervento: energia, edilizia, trasporti, sicurezza ambientale, ritenute strategiche per avviare un cambiamento che possa avere effetti positivi nei confronti delle famiglie e incrociare i più importanti settori produttivi e industriali italiani. Proposte quindi in grado di guardare alle condizioni reali che determinano la qualità della vita nelle città per le persone e capaci al tempo stesso di sostenere fortemente il mercato del lavoro ed il sistema delle piccole e medie imprese, riattivando quindi l’economia e creando in prospettiva ben 350mila nuovi posti di lavoro annui.

Nel settore dell’energia si prevede di avviare una forte azione su risparmio ed efficienza energetica e sulla diffusione delle fonti rinnovabili, che diventi la stella polare per orientare le scelte industriali e ridurre la dipendenza del nostro Paese dall’estero. Una strategia che si sostituisce a quella di ritorno al nucleare e di rilancio del carbone. Gli effetti positivi non si limiterebbero al contributo di riduzione delle emissioni di Co2 e delle spese sanitarie derivanti dall’inquinamento atmosferico delle città, ma aprirebbero spazi, soprattutto ai giovani, di nuova occupazione.
Gli interventi nel settore dell’edilizia sono rivolti alla riqualificazione energetica del patrimonio abitativo, per rendere disponibili per l’affitto 1 milione di alloggi, e alla riqualificazione delle periferie a partire dalla sicurezza degli edifici scolastici e ospedalieri.

Per i trasporti la proposta tende a dare una risposta ai problemi di 14 milioni di cittadini pendolari che ogni giorno utilizzano i mezzi pubblici per raggiungere il luogo di lavoro o di studio con mille difficoltà. Una ricetta definita “capace anche di dare significative risposte alla crisi del settore auto, stimolando l’innovazione in favore di nuove tipologie di motorizzazioni e il trasporto pubblico, mentre per il Governo esistono solo le grandi e infinite opere (il Ponte sullo Stretto di Messina per tutte) in cui riversare miliardi di euro pubblici e la cui utilità è tutta da dimostrare”.

Il quarto capitolo riguarda la sicurezza ambientale, ovvero interventi capaci di mettere in sicurezza il territorio italiano dal dissesto idrogeologico, di bonificare aree abbandonate e degradate a partire dai siti industriali inquinati per renderli disponibili per nuovi progetti (un totale di circa 650.000 ettari pari al 2,3% del territorio nazionale), e di risanare il territorio in cui ancora è presente amianto (2,5 miliardi di metri quadri di coperture di eternit).

Tutte proposte che partono da scelte e priorità alternative a quelle assunte dal Governo; interventi selezionati che possono avere effetti positivi immediati e su ampia scala, interessare ampi settori del sistema produttivo italiano e dei distretti, perché spingono investimenti privati nella ricerca e settori produttivi verso l’innovazione, perché premiano una concorrenza che ha come obiettivo di ridurre le tariffe per i cittadini.

«Ricette – dicono Cgil e Legambiente- che possano restituire speranza alle famiglie che oggi soffrono di più degli effetti della crisi, dare risposte concrete ai problemi che ogni giorno vivono giovani, lavoratori, precari, disoccupati, e dove le ragioni di ottimismo si trovano in un’idea di sicurezza del lavoro e degli spazi urbani, di qualità dell’ambiente e dei tessuti sociali, che è la migliore risposta alle paure della globalizzazione».

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