[16/03/2009] Recensioni

La Recensione. Ecotopia, il romanzo del nostro futuro di Ernest Callenbach

“Ecotopia, il romanzo del nostro futuro”, scritto nel 1974 da Ernest Callenbach (pubblicato in Italia da Mazzotta, 1979, poi da Interno Giallo, 1991), parla in realtà di un futuro già passato: il libro si svolge infatti nel 1999 ad Ecotopia, uno Stato secessionista separatosi dagli Usa, una “socialdemocrazia radicale” fondata sui principi dell’ecologia nel 1980.

Lo scenario evocato da Callenbach nella nuova Nazione, creata mettendo insieme il nord della California, l’Oregon e Washington (guarda caso proprio gli Stati Usa della Costa del Pacifico nei quali è più forte la spinta verso la green economy e da dove è partito il movimento contro la globalizzazione iperliberista), non si è realizzato, ma il romanzo di “fantapolitica verde", pur non diventando immediatamente un best seller, si è rivelato come un fiume carsico che ha scavato nella roccia dell’iperconsumismo americano, emergendo periodicamente ed influenzando non poco il movimento ambientalista e no-global che stava appena assumendo un rilievo politico e che sarebbe a volte diventato di massa con il che racconta l’ottimistica proiezione di una società futura fondata sui principi dell’ecologia.

Ecotopia, che negli Usa ha come sottotitolo “The notebooks and report of William Weston”, non è un vero e proprio romanzo, è in realtà scritto come se fosse un reportage del giornalista William Weston, del Times Post, il primo reporter statunitense che indaga in maniera scientifica su quel che sta succedendo nel misterioso Stato secessionista che, per un paradosso (e un monito) mantiene l’indipendenza ed una rigorosa autarchia grazie al fatto che si è impossessato delle bombe atomiche piazzate negli Stati orientali dalla superpotenza e che ora usa come deterrente e ricatto.

All’inizio Ecotopia è per Weston un Paese alieno, esotico e con un sistema di vita che è irriducibilmente agli antipodi dell’American Way of Life che continua imperturbabile in quel che resta negli Usa. Ecotopia ha sviluppato in pochi anni di indipendenza quella che oggi chiameremmo una “decrescita felice” : ha un presidente donna (Vera Allwen) che sembra un incrocio fra Hillary Clinton e Barack Obama, ha sviluppato un efficiente sistema di trasporti pubblici, un’ economia socialmente responsabile basata sul lavoro di gruppo, una produzione di energia diffusa, una nuova industria ed agricoltura che oggi chiameremmo sostenibile e biologica, ma anche nuovi rapporti interpersonali, riti guerrieri per abbassare l’aggressività di gruppo, una libertà sessuale che risente delle idee degli anni ’60 – ’70, libertà di pensiero. Una società leggera,”pagana” con venature zen ed evangeliche, che alla fine affascina così tanto il diffidente Weston che diventa anche lui un ecotopiano.

Il libro introduce, spesso per la prima volta, o sviluppa concetti allora appena abbozzati che diventeranno il patrimonio degli ambientalisti di tutto il mondo, finendo per tracimare nella politica e nel “green New Deal” evocato da molti in questi tempi di crisi dell’iperliberismo e prevede con precisione il riciclaggio ed il compostaggio dei rifiuti, il “bio-regionalismo” e il “glocal”, la filiera corta alimentare, l’ambientalismo sociale e la produzione diffusa di energie rinnovabile.

Una combinazione di socialdemocrazia avanzata e di ambientalismo che è profondamente radicata nel più maturo movimento alternativo Usa degli anni ’60 e ‘70 e che oggi, a distanza di 35 anni, ci fa scoprire quanto qui semi vilipesi di libertà abbiano saputo resistere e dare frutti imprevisti, che lo stesso capitalismo deve cogliere per uscire da una crisi creata dalla sua ingordigia.

Idee rimaste sotto traccia in anni di aggressivo anti-ambientalismo statunitense, con amministrazioni in mano alle lobby petrolifere ed alle multinazionali globalizzanti e che ora ritornano di attualità con la vittoria di Obama e le idee di Al Gore.

Torna all'archivio