[27/03/2009] Parchi

I leghisti padani e le spiagge elbane

RIO MARINA (Livorno). I deputati della Lega Nord Padania Polledri, Rivolta, Molteni e Negro hanno presentato una interrogazione sulla situazione di Capo d’Arco (nella foto), un villaggio esclusivo sulle coste del Comune di Rio Marina, all’isola d’Elba, che forma un’enclave all’interno del parco nazionale dell’Arcipelago toscano, ma che ha anche porzioni di territorio e qualche edificio che ricadono nell’area protetta. Un’area che da tempo è nel mirino di Legambiente per vecchi abusi sulla costa e per nuove previsioni edificatorie di decine di migliaia di metri cubi di cemento, frutto di un precedente Piano di iniziativa privata poi diventato “pubblico” e delle previsioni del Piano strutturale.

I leghisti accusano il parco di aver accettato richieste di autorizzazione viziate da un peccato originale, mentre «le autorizzazioni del parco debbano rispettare la normativa vigente consegue non solo dalla norma suddetta presenza (cioè la conformità con gli strumenti urbanistici approvati, ndr) ma dal principio generale di legalità derivante dalla stessa natura giuridica del parco, senza alcuna altra formalità e pertanto le richieste di autorizzazione devono essere esaminate preliminarmente nella loro rispondenza alla normativa vigente e poi - solo successivamente e se conformi alla normativa - nel merito»

Invece, secondo i quattro leghisti, «il parco nazionale Arcipelago Toscano ha rilasciato l´autorizzazione n. 34 del 17 ottobre 2006 pratica Parco n. 45 del 2006 nonché l´autorizzazione n. 5121 del 22 luglio 2008 pratica Parco 38/08, relative entrambe a lavori riguardanti l´immobile “Cantinone” posto in località Capo d´Arco comune di Rio Marina, e sta esaminando nel merito la pratica Parco n. 108 del 2008, posto che tutta la località di Capo d´Arco e quindi anche l´immobile “Cantinone” in questione è soggetto alla legge regionale toscana n. 74 del 1984 e alla deliberazione del Consiglio regionale della Toscana in difformità del 20 gennaio 1990 n. 47 riguardante la determinazione della ricettività turistica legata alla balneazione. Il dimensionamento e la cubatura dei nuovi insediamenti hanno come requisito essenziale il rispetto della ricettività per la balneazione, la cui mancanza determina l´azzeramento della cubatura».

Quindi i deputati della Leega Nord chiedono «per quali motivi il Parco abbia così operato e stia ora operando dalla legge regionale sulla balneazione, cosa che ha già concretizzato finora migliaia di posti letto abusivi, a fronte della capienza massima per tutta la località di Capo d´Arco di 27 posti a mare secondo la stessa provincia di Livorno (lettera del 23 marzo 2005».

L’attacco leghista ha evidentemente anche risvolti politici nazionali, visto che il sindaco di Rio Marina Francesco Bosi, ex sottosegretario del precedente governo Berlusconi, ora è all’opposizione con l’Udc e sia in Toscana che all’Elba gioca su diversi tavoli per le elezioni comunali, ma l’interrogazione mette pesantemente in discussione la correttezza e legittimità di quasi tutti i Piani strutturali approvati all’Elba e che hanno avuto il via libera di regione e provincia. Infatti, se quella delle spiagge è una invariante per determinare il tasso di edificazione, quello usato a Rio Marina è un escamotage utilizzato dai comuni elbani che per soddisfare gli indici previsti scaricavano le proprie utenze turistiche e i propri cittadini sulle spiagge dei comuni limitrofi. Così, ad esempio il comune di Capoliveri si è trovato ad essere indicato come “spiaggia di riferimento” di quasi tutti i comuni confinanti ed anche di qualcuno un po’ più distante.

Se i leghisti avessero ragione, più che il parco, a rispondere di questi strani spostamenti migratori verso le spiagge altri annesse dovrebbero essere la regione, la provincia ed i comuni, anche quelli con maggioranze vicine alla Lega Nord, che hanno approvato Piani che spostano gli indici di balneabilità ad altre zone.

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