[21/04/2009] Energia

Nucleare, blitz di Greenpeace a Scanzano Jonico: «Chiudere definitivamente i pozzi»

LIVORNO. Chiusura definitiva dei pozzi di Scanzano Jonico. E’ la richiesta di Greenpeace che stamani si è resa protagonista di un nuovo spettacolare blitz con il quale ha trasformato il sito di Scanzano Jonico, candidato ad accogliere scorie nucleari, in un parco giochi.

“Non giochiamo con il futuro dei nostri figli”, è lo slogan dell’associazione ambientalista, che poi su richiesta proprio degli attivisti, ha incassato pure il no all’ipotesi del deposito da parte del vicepresidente e assessore all’ambiente della regione Basilicata Vincenzo Santochirico, che si è recato a Scanzano Jonico dove ha ribadito che «La nostra posizione contro il nucleare è sempre stata netta, la mia presenza qui oggi lo conferma, il disegno di legge proposto al Parlamento come dice Greenpeace è veramente pericoloso, la regione viene completamente espropriata della capacità di decidere, la regione non avrebbe più voce in capitolo, la nostra porta sul nucleare è chiusa a doppia mandata, nel piano energetico della Basilicata, in approvazione domani in giunta c’è un chiaro no al nucleare».

Greenpeace con questo blitz - alla vigilia dell’apertura del G8 Ambiente di Siracusa, e a pochi giorni dal ventitreesimo anniversario del disastro di Cernobyl - denuncia la frenesia ideologica che guida la riapertura del nucleare nel nostro Paese. «Tanto le normative già in vigore – spiega in un comunicato - quanto quelle in discussione (il DDL 1195) introducono elementi di militarizzazione nella gestione delle scorie e nella localizzazione dei siti, minimizzando le garanzie del sistema di controllo di sicurezza».

Grazie a questa impostazione, il tentativo del 2003 di portare le scorie italiane a Scanzano Jonico – sostiene sempre l’associazione ambientalista - verrà ripetuto, ma con un quadro normativo rafforzato. Al contrario Greenpeace chiede che il sito di Scanzano Jonico venga ripristinato così com’era prima della proposta di deposito, eliminando ogni minaccia sul futuro ambientale e socioeconomico della Basilicata. La direzione è quella tracciata da Barack Obama. Proprio poche settimane fa, infatti, il presidente Usa ha fermato il programma del deposito di Yucca Mountain, in Nevada, unico progetto esistente di deposito geologico, dove in venti anni sono stati spesi 8 miliardi di dollari circa senza aver risolto i numerosi problemi.

È necessaria – dice Greenpeace - l’apertura di una discussione democratica e partecipata sul futuro energetico dell’Italia. Gli obiettivi per le fonti rinnovabili ed efficienza energetica al 2020 valgono il triplo del piano nucleare del Governo e occuperebbero almeno 200 mila persone, dieci-quindici volte l’occupazione indotta dal nucleare.

Come ricorda successivamente Greenpeace, e come ormai fino alla noia ha sempre ribadito anche greenreport.it, dopo sessant’anni di ricerca, tutti i problemi del nucleare rimangono ancora irrisolti: dalla gestione delle scorie, alla sicurezza degli impianti, dalla limitatezza delle risorse di Uranio agli altissimi costi di costruzione. Un ritorno dell’Italia al nucleare, peraltro costosissimo, non servirà neppure per tagliare le emissioni di gas a effetto serra del 20 per cento al 2020, in quanto i reattori non entrerebbero in funzione prima di quella data.

«La politica energetica dell’Italia va esattamente nella direzione opposta rispetto agli impegni di riduzione delle emissioni di gas serra e di sviluppo delle fonti rinnovabili», afferma Francesco Tedesco, responsabile delle campagna Energia e Clima di Greenpeace: «Assistiamo infatti al ritorno a scelte sporche e pericolose, come carbone e nucleare».

«I pozzi di Scanzano vanno chiusi al più presto e la regione Basilicata deve annunciare pubblicamente che non è disponibile a subire nessun deposito nucleare sul proprio territorio» conclude Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace.

Concludiamo rimarcando il fatto che queste scorie, se qualcuno lo avesse dimenticato, ancora non hanno trovato ‘casa’ da quando le centrali nucleari italiani sono state chiuse 20 anni fa. Senza considerare che proprio in questi giorni è stato di nuovo tragicamente mostrato a tutti con il terremoto dell’Aquila quanto questo Paese fragile abbia caratteristiche geologiche a dir poco non molto adatte…

Ermete Realacci, responsabile Ambiente del PD, commentando così il blitz di Greenpeace: «Bene iniziativa di Greenpeace a Scanzano Jonico. E’ inaccettabile l’idea del Governo di scorciatoie per l’individuazione dei siti che tagliano, in barba a ogni idea di federalismo, la necessaria via della concertazione con i territori e con le regioni che non fossero disponibili ad ospitare gli impianti nucleari e i siti di stoccaggio. Un approccio sbagliato e lontano da quanto si fa in qualunque paese occidentale e che rischia di condurci in un vicolo cieco».

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