[26/06/2009] Energia

Il Safari africano di Medvedev a caccia di uranio e di un posto nel nuovo ordine mondiale

LIVORNO. Il presidente russo Dmitri Medvedev è arrivato ieri a Windhoek, la capitale della Namibia per discutere di uranio ed energia col suo collega Hifikepunye Pohamba, prima tappa di un tour africano essenzialmente economico che cerca di inserire la Russia nello stuolo di pretendenti alle risorse naturali del continente alla ricerca di una posizione che garantirà un buon posto nel nuovo ordine mondiale che uscirà dala crisi del turbo capitalismo.

In Namibia Medvedev ha partecipato anche ad un safari prima di incontrare il padre dell’indipendenza Sam Nujoma, che alla russia (o meglio all’Unione Sovietica) deve molto del sostegno militare ed economico ricevuto contro l’occupazione razzisdta sudafricana, quando il Paese si chiamava Africa del Sud Ovest.

Nonostante questi vecchi legami, si tratta della prima visita di un presidente russo in Namibia, una “dimenticanza” abbastanza strana, visto che l’oligarchia energetica che occupa il Cremlino dovrebbe essere non poco attratta del vero e proprio forziere di risorse rappresentato da questo grande e spopolato Paese dell’Africa australe.

A dire il vero le avanguardie russe sono già sbarcate in Namibia nel 2007: una licenza di sfruttamento è stata già concessa ad una Joint venture russo-namibiane capeggiata dalla Tekhsabexport, la compagnia di Stato russa che commercia in uranio.

La Russia ha anche proposto al governo di Windhoek di acquistare una delle sue centrali nucleari galleggianti pensate per i Paesi in via di sviluppo, ma non sembra abbia avuto un gran successo.

Il safari economico di Medved in Africa è tutto energetico: oltre alla Namibia, Egitto, Angola e Nigeria, dove ieri il presidente Umaru Yar´Adua ha accordato un’amnistia ai combattenti del Mend del Delta du Niger, dando loro 60 giorni per accettarla. Evidentemente gli attacchi a a ripetizione contro gli impianti petroliferi delle multinazionali occidentali cominciano a pesare molto. Bisognerà vedere se i ribelli, che l’esercito pensava di schiacciare in pochi giorni, accetteranno una proposta che al di là delle belle parole non sembra ancora contenere le richieste vere dei guerriglieri: maggiore autonomia e entrate petrolifere che vengono reinvestite nello sviluppo e nel disinquinamento del Delta.

Tornando a Medvedev è chiaro che la Russia sta cercando di approfittare di alcune crepe che si intravvedono sia nel neo-colonialismo occidentale che di qualche sofferenza e sospetto che ormai circondano l’invasione cinese dell’Africa.

Tutto questo agitarsi intorno al più povero e derelitto dei continenti mette in evidenza di quanto l’Africa con le sue risorse sia destinata a contare nella nuova struttura economica e geopolitica del pianeta.

Questo per l’Africa è sia una speranza che un grosso rischio: se riuscirà ad uscire dai conflitti e dal cattivo governo di mole sue elite politiche ingorde e parassite, il buon governo e la democrazia ci daranno un continente giovane e vitale pronto a diventare una delle locomotive del mondo, se prevarranno la corruzione, le guerre infinite che devastano la Somalia, il Ciad e il Sudan, le guerriglie endemiche del Corno d’Africa, se non si spegneranno definitivamente le braci della guerra che covano nelle foreste della Repubblica democratica del Congo e l’inferno nigeriano, iol neocolonialismo, di qualsiasi latitudine e colore, avrà la meglio. E la normalità saranno ancora a lungo i narco-Stati come la Guinea Bissau e i militari che prendono il potere con i loro carri armati made in Europa e in Russia.

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