[13/07/2009] Rifiuti

Le conclusioni dell´Arpat sugli effetti dell´incendio alla Lonzi

LIVORNO. L’Arpat ha terminato le indagini ambientali sugli effetti causati dall’incendio presso l’impianto di trattamento di rifiuti Lonzi a Livorno e ha pubblicato i risultati, che paiono riflettere una situazione del tutto sotto controllo.
Sulle cause dell’incendio il Dipartimento ARPAT non ha elementi per esprimere un giudizio, mentre saranno i Vigili del Fuoco a poter fornire utili indicazioni. Ma le conclusioni dell’intervento effettuato dall’agenzia portano a sostenere la stessa Arpat che <> Inoltre dato che la rete di monitoraggio, per la qualità dell’aria non ha rilevato il fenomeno, fa supporre che <>.
Riguardo ad altri inquinanti, quali diossine, e Ipa, il monitoraggio effettuato da Arpat su matrici diverse, ha messo in evidenza che questi inquinanti si sono chiaramente sviluppati nel corso dell’incendio, ma << in concentrazione molto più basse di quella massima ammissibile per l’emissione un inceneritore di RSU durante il normale funzionamento>>.
L’incendio alla Lonzi, avvenuto nella notte del 21 giugno scorso e protrattosi fino al pomeriggio del 24, aveva interessato secondo documentazione fornita dall’azienda due aree della piattaforma di gestione di rifiuti, denominate G1 ed H, in cui erano presenti 385 tonnellate di rifiuti composti sostanzialmente da rifiuti non pericolosi ingombranti e 580 tonnellate di rifiuti costituiti da rifiuti non pericolosi assimilabili agli urbani, quali imballaggi misti, rifiuti da costruzione e demolizione, rifiuti indifferenziati; entrambe le partite destinate al trattamento nell’impianto di selezione e cernita.
I tecnici dell’ARPAT i, intervenuti sin dalle prime ore dall’incendio, hanno messo in atto una complessa attività di controlli ambientali volta ad indagare ed interpretare i fenomeni di dispersione e ricaduta al suolo dei prodotti di combustione che potessero avere caratteristiche di pericolosità e persistenza e quindi creare problemi anche nel lungo termine.
Indagini necessarie sia alla tutela della salute pubblica che a indirizzare eventuali azioni di mitigazione del danno e successivamente alla bonifica del territorio. Per questa attività di indagine hanno collaborato i dipartimenti Livorno, e di Massa Carrara e sono state indagate diverse matrici (aria, acqua, suolo, vegetazione) per rilevarne la presenza di inquinanti eventualmente correlati all’incendio, anche in relazione alle principali situazioni metereologi che rilevate nei giorni dell’evento .
In accordo con i dati meteorologici è stato infatti redatto un piano di indagine per verificare l´eventuale ricaduta degli inquinanti sul suolo e sui materiali vegetali presenti nell´area contigua all´impianto incendiato.
Tutti i campioni di suolo hanno mostrato un contenuto di Diossine(PCDD e PCDF) – spiegano all’Arpat-dell’ordine di circa un decimo del valore massimo ammesso per la contaminazione di suoli a destinazione residenziale o verde pubblico; un valore anche inferiore a quello ottenuti da analoghi campioni di terreno prelevati ed analizzati l’anno precedente in occasione di un evento accidentale simile a quello avvenuto all’impianto Lonzi. Stessi risultati per i campioni di matrici vegetali, in cui i valori rilevati possono essere confrontati- fa sapere Arpat- con quelli proposti dalla OMS per i vegetali destinati all’alimentazione.
Sui campioni è stata effettuata anche la ricerca di Idrocarburi Policiciclici Aromatici(Ipa) che sono stati rilevati in concentrazioni dello stesso ordine di grandezza e anche in questo caso sotto i valori previsti dal Regolamento europeo che definisce i tenori massimi di contaminati nei prodotti alimentari, nei vegetali campionati, e inferiroi al valore ammesso per la contaminazione di suoli a destinazione residenziale o verde pubblico, per i campioni di terreno.
L’indagine volta ad indagare ed interpretare i fenomeni di dispersione e ricaduta al suolo dei prodotti di combustione con caratteristiche di pericolosità e persistenza, ha interessato anche l’aria e nei campioni prelevati è stata effettuata la ricerca di microinquinanti quali diossine ed IPA. Per quanto riguarda il campione prelevato all’interno della Ditta (circa 50 m dal luogo di sviluppo dell’incendio e in quel momento in corso) , i valori delle diossine rilevati dimostrano – spiega Arpat- che il processo di combustione ha sicuramente portato alla formazione di questi composti, ma in una quantità che può essere paragonato a circa un quinto di quella massima ammissibile per un impianto di incenerimento durante il suo funzionamento (100 pg TE/Nm3).
Stesso risultato per quanto riguarda gli Ipa.
Da un altro campione prelevato sottovento ( a circa 160 m in direzione NordEst dallo stabilimento), l’analisi del particolato ha mostrato un valore di diossine paragonabile ai valori di fondo dell’aree urbane lontane da potenziali sorgenti di emissione e il valore del benzo[a]pirene può essere confrontato con quello che è il valore obiettivo – anche se come media annuale- relativo alla qualità dell´aria.
Infine è stato posizionato nel medesimo punto del primo campione (dentro i confini dell’azienda) un campionatore per la raccolta della frazione respirabile del materiale particolato, con l’obiettivo di valutare l’effettiva percentuale respirabile degli eventuali composti tossici che sviluppati dalla combustione. Ma anche in questo caso i risultati paiono del tutto tranquillizzanti, essendo confrontabili con gli obiettivi relativi alla qualità dell’aria, anche se sempre come media annuale.
Dalle centraline della rete di rilevamento qualità dell’aria, sono stati inoltre recuperati i ed analizzati filtri di raccolta del particolato PM10 e PM2,5 relativi al periodo temporale precedente (sabato 20/06) e successivo all’incendio. E tutti i filtri analizzati per il contenuto di PCDD e PCDF hanno mostrato valori al di sotto del limite di determinazione analitica ad eccezione del campione prelevato in viale Carducci (relativo all’aria campionata dalle ore 22 del 21/06/09 alle ore 15 del 22/06/09) che segnala che la rete di monitoraggio ha registrato il fenomeno, nella stazione più vicina che il giorno successivo all’incidente si è trovata esattamente sotto vento. Analogo andamento si osserva per quanto riguarda le concentrazioni degli IPA.
I campionamenti e le analisi sono proseguite anche dopo la conclusione dell’incendio , in posizioni tali da seguire le variazioni della direzione dei venti prevalenti.
I differenti valori rilevati relativi ai diversi inquinanti, anche se tutti dello stesso ordine di grandezza, possono essere attribuiti alla variazione della direzione del vento e molto probabilmente alle diverse temperature all’interno della massa incendiata. I campioni prelevati dopo la conclusione dell’incendio (giorno 24 giugno) infatti non mostrano più presenza di diossine e tutti i valori riscontrati per il benzo[a]pirene sono, nella loro variabilità, ancora inferiori al valore di 1 ng/ Nm3 che è il valore obiettivo come media annuale, relativo alla qualità dell´aria.
Nessuna variazione è stata rilevata sulla radioattività ambientale ed infine un campione d’acqua è stato prelevato nell’adiacente rio Cignolo, per confermare o meno la fuoriuscita dall´impianto di acque utilizzate nelle fasi spegnimento dell’incendio. Nel campione sia i valori di diossine, che di Ipa sono risultati al di sotto del limite di determinazione della metodica analitica utilizzata o inferiori ai limiti indicati come standard di qualità dalla normativa vigente per i fiumi. Anche se è la stessa Arpat a segnalare che si tratta di un confronto poco significativo perché il rio Cignolo e un piccolo corso d’acqua, spesso in secca in estate sul quale ARPAT è intervenuta diverse volte in seguito ad esposti.
Ma le conclusioni dell’Arpat, non nascondono che la << che la gestione dei rifiuti da parte di tale ditta rappresenta una criticità per la zona in cui è insediata.>>

<< Tale criticità- continua Arpat- si è manifestata spesso con numerosi esposti dei cittadini residenti in prossimità della ditta che lamentano polverosità, rumori e cattivi odori. Come sottolineato nei sopralluoghi avvenuti prima dell’incendio 22.10.08 e 19.03.2009 di cui è stata inviata relazione all’Amministrazione Provinciale di Livorno>>. E come testimonia il fatto che quello che è avvenuto a giugno è il quinto incendio dal 2001.

Torna all'archivio