[30/05/2006] Rifiuti

Santoloci sulla legge delega: «Sospenderla creerebbe un buco nero micidiale»

ROMA. Il direttore di www.dirittoambiente.com, Maurizio Santoloci, ha lanciato, attraverso un editoriale sul suo giornale telematico, un grido di allarme su confusione e incertezza del diritto nel mondo ambientale, dopo l’entrata in vigore della Legge delega e la pubblicazione dei vari decreti attuativi. Nel suo appello Santoloci si sofferma sulla difficoltà dei controllori (poliziotti, carabinieri, magistrati…) e sul rischio di degenerazioni illegali.
A Maurizio Santoloci, magistrato di Cassazione, uno dei maggiori esperti di normative ambientali nel nostro paese, chiediamo quindi di spendere due parole anche per tutti quegli imprenditori che in queste ore stanno cercando di capire che cosa devono o dovrebbero fare per non rispettare le leggi in materia.
«In effetti nel mio editoriale, che vuole essere un appello al nuovo ministro Pecoraro Scanio, mi riferivo soprattutto agli organi di vigilanza perché questo è il mio mestiere. Però credo che la situazione attuale sia in effetti difficilissima per tutti, comune a tutti, e un danno per tutti. Se hanno difficoltà gli organi di controllo, figuriamoci gli imprenditori corretti, che saranno poi la quasi totalità delle imprese. Sul nostro sito internet siamo bersagliati da imprese che chiedono lumi e avverto personalmente un grandissimo disagio ovunque. Consiglio prima di tutto prudenza, perché vedo tante strane e pericolose interpretazioni avveniristiche senza alcuna base e credo che oggi sarebbero utilissimi, prima di ogni altra cosa, incontri tra ministero, pubbliche amministrazioni, imprese e organi di polizia».

Si parla di sospensione, abrogazione, modifica della legge delega… C’è una commissione tecnica che sta valutando le varie ipotesi, ma quali sono secondo lei le strade più praticabili?
«Io credo che parlare di sospensione non sia ipotizzabile, perché avremmo un buco nero micidiale. Abbiamo già sperimentato una vacatio legis con il testo unico sull’edilizia che fu pubblicato in gazzetta con un certo ritardo, provocando un vero e proprio disastro giuridico e di conseguenza un picco incontrollabile dell’abusivismo».

Che cosa dovrebbe fare quindi il nuovo ministro dell’ambiente?
«La cosa più saggia da parte del ministero sarebbe quella di scrivere una serie di circolari esplicative concordate e condivise, da presentarsi poi a tavoli di confronto tra amministrazioni, associazioni di categoria e organi di vigilanza: serve un confronto sui punti nodali per dare una chiave di interpretazione ragionevole, evitando estremismi del tipo “tutti sono rifiuti” “nulla è rifiuto”.
Credo che studiare forme soft per le aziende con incentivi di facilitazione operativa per chi vuole essere in regola, per esempio sui deposito temporali e gli stoccaggi, consentirebbe di salvare la facciata europea e di non dare spazio all’illegalità. Ci sono già diverse proposte in giro, anche a partire dai depositi temporanei, che sono contemporaneamente madre di tutte le illegalità da una parte, e grandissima valvola di sfogo per tutte le imprese oneste dall’altra. Ecco, il ministero potrebbe fare subito diverse piccole cose per semplificare gli obblighi delle imprese e poi reintervenire pezzo su pezzo sulla legge delega, con un percorso razionale e condiviso con le associazioni di categoria e gli organi di controllo».

Le imprese da parte loro possono solo aspettare?
«Secondo me quello che le imprese non devono fare, e sarebbe già molto, è perorare ipotesi di deregulation. Le faccio un esempio che riguarda la gestione illegale dei rifiuti liquidi, molto più pericolosi di quelli solidi perché una volta buttati nel terreno scompaiono. Le associazione degli autospurghisti dovrebbero cercare il confronto e l’accordo con gli organi di polizia, perché al contrario con la deregulation i benefici per chi lavora in regola sono minimali, ma vengono favoriti senza dubbio gli scarichi abusivi».

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