[20/06/2006] Parchi

Diminuisce l’avifauna delle aree agricole

PARMA. Lipu e FaunaViva, l´associazione che coordina con il Centro italiano studi ornitologici (Ciso) il progetto Mito2000, sul al monitoraggio degli uccelli nidificanti in Italia, hanno presentato i risultati dei primi 6 anni di studi, che hanno visto la partecipazione ogni anno circa 200 rilevatori.

Sono state rilevate 274 specie, di cui 236 nidificanti; di queste, 103 possono essere considerate comuni. Le coppie nidificanti stimate in totale sono oltre 480mila. «I dati del progetto – spiega il presidente di FaunaViva Lorenzo Fornasari – sono utili per capire qual è la responsabilità del nostro Paese nella conservazione delle specie sul territorio nazionale. Ci sono specie rare, che sono concentrate in buona percentuale nel nostro Paese rispetto al totale europeo: è il caso del Venturone corso (presente solo in Corsica, Sardegna e isola d´Elba), della Magnanina sarda (Sardegna e piccola parte delle coste tirreniche). Inoltre, ci sono specie più comuni nel nostro Paese che nel resto d´Europa: è il caso del merlo e della capinera, presenti in Italia quasi in ogni giardino. Una cattiva gestione degli ambienti dove queste specie vivono provocherà una diminuzione di tutta la popolazione europea».

La Lipu spiega che grazie ai dati raccolti attraverso il progetto Mito2000 sono state rilevate informazioni importanti sulla distribuzione di 103 specie comuni di uccelli: «A partire dal 2006, i dati serviranno anche a comprendere quali sono gli andamenti nel corso del tempo di 72 di queste specie comuni (28 di ambienti agricoli, 23 di ambienti forestali e 21 di altri ambienti)». Le notizie non sembrano buone: quasi un terzo delle 72 specie mostra un calo significativo; il 40% delle specie degli ambienti agricoli è in declino, con una diminuzione annua di circa il 5%. In 6 anni il 30% delle coppie nidificanti in Italia è scomparso. Tra le specie più a rischio: rondine, cardellino, allodola, saltimpalo, beccamoschino e fanello.

«Molte specie dell’ambiente agricolo – spiega il direttore dell’area conservazione natura di Lipu, Claudio Celada – con la loro diminuzione ci dicono che le pratiche e le politiche agricole portate avanti finora non sono sostenibili, a causa dell’intensificazione della produzione, dell’uso di prodotti chimici e dell´abbandono delle attività agricole nelle aree svantaggiate come le montagne. Un danno non solo per gli uccelli ma anche per la nostra salute. Proprio per questo motivo di recente la Commissione Europea ha elaborato il cosiddetto “Bird farmland index” un indice di biodiversità e di qualità della vita: una misura dello stato di salute della popolazione di uccelli che vivono nelle aree agricole».

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