[13/07/2006] Urbanistica

Il Consorzio di bonifica: difende un´area di 35mila ettari in 2 province e 8 comuni

VADA (Livorno). Ogni tanto arrivano le bollette e sono di solito abbastanza contenute, eppure ancora in molti non sanno cosa sono esattamente i consorzi di bonifica e cosa fanno. Per evidenziare un ruolo prezioso per l´ambiente, quanto sconosciuto (dove si fa prevenzione non ci sono "bombe ecologiche" da agitare), abbiamo rivolto alcune domande al presidente del Consorzio di bonifica delle Colline livornesi Silvano Calderini.

Presidente, cosa sono i consorzi di bonifica?
«Sono enti di diritto pubblico ed economico che operano con un quadro legislativo che si basa su tre regi decreti, due del 1904, e uno del 1933, ai quali si è aggiunta nel 1994 la legge regionale toscana numero 34».

Quali sono i compiti?
«Abbiamo il compito di effettuare manutenzione ordinaria, pulizia e sfalcio dei canali e tutte quelle operazioni sul reticolo idraulico per permettere il naturale deflusso delle acque a mare. Per quanto riguarda il nostro consorzio gestiamo anche due punti di sollevamento acqua, ovvero due impianti idrovori. Uno è a Livorno in località Paduletta, a ridosso della zona industriale-portuale, il secondo ancora più grosso a Vada, dove c’è anche la nostra sede, un impianto che consente a tutta la zona della Mazzanta di non finire costantemente sott’acqua».

Su quale territorio avete competenza?
«Noi ci interessiamo di difesa del suolo su 35mila ettari, divisi in due province e in otto comuni. Subito sotto a noi, per la Val di Cecina, non c’è un consorzio di bonifica, ma il servizio è espletato dalla Comunità montana dell’Alta val di Cecina, così come all’Elba si stanno organizzando per fare un consorzio gestito dalla Comunità montana. Per quanto riguarda noi abbiamo in cura 408 km di torrenti e fossi di cui 140 classificati dalla Regione di terza categoria, cioè quelli considerati più pericolosi».

Quanti sono i contribuenti, e perché tutti sono chiamati a pagare?
«Noi abbiamo 90mila contribuenti, ovvero soci del consorzio obbligati a pagare in quanto proprietari di immobili che traggono un beneficio diretto o indiretto dal nostro lavoro. Le faccio un esempio: qualcuno ogni tanto si domanda perché uno che abita in piazza Roma al 20esimo piano del grattacielo debba pagare il consorzio di bonifica. Ebbene anche lui ha un beneficio indiretto perché noi gestiamo una serie di canali che a raggiera attraversano tutta la città e noi garantiamo che non creino mai problemi. Un’altra cosa che per esempio gestiamo è la cassa di espansione realizzata dai privati che hanno costruito la Porta a Terra: loro l’hanno realizzata, ma ora siamo noi a doverla gestire per assicurare che in caso di eventi eccezionali tutta la zona non finisca allagata. Per questo tutti pagano i consorzi di bonifica».

Il calcolo della contribuzione però non è uguale per tutti.
«Ovviamente. Esiste un “piano di classifica del consorzio” che determina il beneficio diretto o indiretto, e in che misura, da chiedere a ciascun utente».

Qual è la percentuale di evasione e qual è la somma complessiva versata dai soci?
«Noi non abbiamo evasione, perché dopo l’avviso bonario, in caso di mancato pagamento, scatta subito la cartella delle tasse coattiva e quindi i pignoramenti. In ogni caso nel primo dei “ruoli” che abbiamo emesso abbiamo avuto un 72% di pagamenti degli avvisi bonari, mentre nel 2005 siamo saliti all’88%. Per il 2006 la somma complessivamente versata dai soci sarà pari a 2milioni e 100mila euro».

Quindi questo è il bilancio preventivo del consorzio?
«Assolutamente no, perché tra i compiti che abbiamo c’è anche quello di proporci alle istituzioni, compresa l’Unione europea, per ottenere contributi e finanziamenti, sia per sopperire ad emergenze, sia per nuovi interventi. Per questo siamo arrivati anche ad avere bilanci superiori ai 6 milioni di euro. Mandare avanti la macchina consortile con i suoi 16 dipendenti pesa nel conto delle spese per il 25-30%».

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