[24/07/2006] Parchi

Benvenuti ai... «bagni Pianosa»

CAMPO NELL’ELBA (Livorno). I 350 visitatori giornalieri che raggiungono Pianosa si sentono raccomandare dalle guide di non disturbare l’equilibrio di un’isola che è, a terra e a mare, parco nazionale ed interamente di proprietà pubblica. Ma, a quanto pare, la realtà è ben diversa dalla teoria, almeno a sentire quel che scrive a Legambiente uno dei visitatori: «Chiusa perché pericolante la porta di ingresso di Pianosa. Di chi sono i nuovi stabilimenti balneari a cala Giovanna?».

Legambiente arcipelago rende noto che «altri ci chiedono chi siano i gruppetti di signori, o i singoli individui senza guida che si incontrano per l’isola, oppure come mai ci sono delle persone che fanno il bagno in zone di mare al di fuori di Cala Giovanna, l’unico tratto di costa di Pianosa dove sia consentita la balneazione», e gira le domande al parco nazionale «sapendo che troveremo nel Commissario Carugno un attento interessamento». Ma quei cartellini con scritto «privato» non vanno proprio giù al Cigno verde. «Crediamo che qualcuno dovrebbe dare delle spiegazioni – dice Legambiente – visto che a Pianosa non esiste nessun bene privato: l’isola è di completa proprietà del demanio e rivendicata in varie maniere da enti pubblici, Ministero della giustizia, Parco nazionale, Comune di Campo, lo stesso demanio, sovrintendenza ai beni culturali ed archeologici, che detengono anche il possesso o l’uso di alcuni stabili, quindi anche noi ci chiediamo: chi ha messo quei cartelli? Chi li ha lasciati mettere? Chi non provvede immediatamente alla loro sostituzione, magari con altri cartelli che attestino la proprietà pubblica (se esiste) di immobili che forse sarebbe meglio abbattere, vista l’incongruenza con l´ambiente naturale della spiaggia?».

Per gli ambientalisti l’esibizione dei cartelli e le foto che mostrano i bagnanti occupare anche aree con vegetazione dunale protetta «sono il pessimo segnale di quel che sta succedendo a Pianosa». «L’isola – dice Legambiente – zona 1 del parco nazionale, e quindi da considerare come riserva integrale, e Zona di protezione speciale dell’Unione europea, come temevamo e in seguito alla crisi del Parco Nazionale dell’arcipelago, si sta rapidamente trasformando in una specie di succursale balneare dell’Elba, dove ognuno torna ad esercitare piccoli e grandi privilegi mentre Pianosa muore lentamente in un’inedia determinata dalle non scelte. Il Parco non sembra esserci più, sparito anche l’ultimo presidio. Guide e Cfs non possono sostenere l’urto del ritorno al passato e ad una banalizzazione riminese di Pianosa che sarebbe la rovina di un ambiente unico. Pianosa ha bisogno di un pronto intervento, del ristabilimento delle regole di un Parco Nazionale e di un mare protetto, ha bisogno di un progetto e di un governo unitario. Speriamo che il prossimo presidente del Parco sappia e voglia cominciare da qui per rimettere ordine».

Torna all'archivio