[03/08/2006] Comunicati

Vigni: La Toscana è comunque all´avanguardia nelle politiche della sostenibilità

LIVORNO. Proseguiamo il nostro dibattito sulle tre tesi dell’editoriale di greenreport della scorsa settimana. Ovvero l’Unione che in Toscana non c’è, che trova i punti di frizione fra le sue forze politiche soprattutto sulle tematiche della sostenibilità ambientale dello sviluppo, e che vede il confronto interno avvenire esclusivamente nelle assemblee elettive e fra amministratori. L’interlocutore odierno è Fabrizio Vigni (nella foto), portavoce nazionale di Sinistra Ecologista eletto nella scorsa legislatura nel collegio di Siena (sua città di nascita) per l’Ulivo e membro della Presidenza nazionale dei DS.

Vigni, in Toscana l’Unione non si è costituita. Questo non rischia di frenare sia le politiche della sostenibilità che quella dello sviluppo? «Io penso che lavorare per costruire l’Unione come maggioranza sia un obiettivo che ha un valore in sé, utile anche a livello nazionale. Diversamente non ce la facciamo e sarebbe sbagliato per la Toscana pensare di andare avanti pensando all’autosufficienza. E’ invece utile e necessario allargare e condividere un programma. Mi sembra però che la discussione sul piano regionale di sviluppo segni comunque un passo in avanti, anche se non ancora sufficiente».

I punti di frizione nell’Unione, comunque, sembrano essere soprattutto sulle tematiche ambientali. «Non credo le frizioni siano tutte sulle ragioni ambientali. Penso però che in ogni caso non debba sfuggire a nessuno, compreso a Rifondazione, che la Toscana è comunque la terra che più di ogni altra ha scelto un modello di sviluppo sostenibile. Io parlo per esempio della Toscana del sud, da dove vengo, che avendo fatto certe scelte 20 anni fa oggi ne vede i risultati. Siamo in una regione che ha cercato di governare i problemi ambientali molto meglio che da altre parti. Detto questo, certi temi richiedono una cultura ambientalista di governo che si assume la responsabilità delle decisioni. Non si può cavalcare tutte le sindromi Nimby. Su Rigassificatori e termovalorizzatori vanno date risposte di governo».

Il dibattito all’interno dell’Unione sembra restare soprattutto tra gli amministratori. Non pensa che servirebbe un ritorno delle forze politiche nel ruolo di soggetti che elaborano e dialogano direttamente con la società civile? «E’ urgente curare due malattie che colpiscono la politica in generale e anche quindi quella del centrosinistra: il primo, è quello che io chiamo il ‘breveterminismo’, ovvero gli sguardi troppo corti contro invece la necessità di coltivare pensieri lunghi; e il secondo virus da debellare è l’eccessiva autoreferenzialità della politica. Bisogna ritrovare il gusto del confronto con la gente. Non si può, mai, rispondere con il cartello ‘non disturbare il manovratore’».

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