[11/09/2006] Rifiuti

Rottami ferrosi, giusto considerarli rifiuti?

Al porto di Piombino nei giorni scorsi hanno fermato due navi che trasportavano alle acciaierie rottami metallici provenienti dall’est Europa. L’alt è scattato perché contenevano materiale radioattivo.

Questa notizia, senza dubbio positiva se la si analizza dal punto di vista dei controlli che hanno funzionato in maniera ammirevole, pone di fatto l’accento su un’altra questione che attiene alla attuale normativa che regola questo tipo di materiale.

Con passaggi successivi, prima in corso di approvazione della legge delega che dava mandato di riformare tutta la normativa ambientale, poi definitivamente con il Codice ambientale varato in zona Cesarini dal governo Berlusconi, con tanto di rimpallo al Quirinale, i rottami ferrosi non sono più rifiuti ma materia prima seconda.

Questo neologismo del tutto nazionale, che non conosce riferimenti in Europa, e che proprio a livello europeo ha fatto scattare nei confronti dell’Italia procedure di infrazione, è stato richiesto e giustificato per agevolare le acciaierie italiane, che complice l’assoluta carenza di materia prima, detengono un ruolo importante nel riciclo di questo metallo.

Nel solo 2005 delle 29 milioni di tonnellate di acciaio prodotte dalle 160 aziende del settore, ben 17,5 milioni erano infatti da materiale riciclato.

Un ruolo importante quello dell’Italia anche per quanto riguardo l’alluminio riciclato, attestandosi al terzo posto nel mondo assieme alla Germania, dopo Stati Uniti e Giappone, nel mercato del riciclo, ma che deve importare quasi la metà dei rottami lavorati.

Nonostante infatti l’aumento degli imballaggi in alluminio che ha raggiunto più del 50% dei quantitativi immessi a consumo, la “materia prima” non è sufficiente alla richiesta industriale.

Un ruolo quindi di primaria importanza quello del settore dei riciclaggio di alluminio e acciaio per le nostre industrie siderurgiche che potrebbe essere messo a rischio, anche in questo settore, dalla concorrenza delle economie emergenti di Cina e Russia che stanno scoprendo i vantaggi del riciclo.

La Russia infatti ha ridotto le esportazioni di materiali ferrosi in Europa da 330mila a 20mila tonnellate in cinque anni, e la Cina ha invece aumentato le importazioni, passando da 150mila a 470mila tonnellate dalò 2000 al 2005.

Ma il problema della concorrenza appare debole per giustificare l’azzeramento delle norme sui rifiuti rispetto a questi materiali. L’essere ricompresi nella categoria dei rifiuti, non pone infatti vincoli alla loro riciclabità, offre semmai maggiori garanzie in termini di controlli e di sicurezza per l’ambiente e per i lavoratori sui materiali importati.

E visto che non è così difficile imbattersi in partite massicciamente contaminate, in particolare da materiale radioattivo, forse non è poi così improprio porre delle regole un po’ meno libertarie al loro transito e utilizzo. Questa sembrerebbe infatti, dalle dichiarazioni di Sauro Turroni che è il coordinatore del gruppo incaricato dal Ministro Pecorario Scanio di rivedere il Codice ambientale, l’intenzione dell’attuale Governo. Anche per rispondere alle procedure d’infrazione e ai richiami della Corte di giustizia Europea.

Il tema se considerare o meno i rottami ferrosi rifiuti, sarà anche al centro di una tavola rotonda organizzata nell’ambito della fiera Metalriciclo, che si terrà a Brescia dal 14 al 16 settembre prossimo.

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