[10/10/2006] Aria

Anche la Puglia frena la CO2 prodotta (indirettamente) da lampioni e insegne di negozi

BARI. Dopo Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Val d Aosta e Veneto, anche la Regione Puglia ha adottato un regolamento per applicare le misure sulla riduzione dell´intensità di lampade ed insegne esterne e sull’impiego di impianti a basso consumo. Il provvedimento stabilisce norme specifiche su poteri di controllo e vigilanza attribuiti a Province e Comuni, sul contenimento dell´irradiazione dal terreno del fascio luminoso delle sorgenti oltre i novanta gradi, sull´illuminazione degli edifici esclusivamente dall´alto verso il basso, sulla riduzione dell´intensità delle illuminazioni private del 30% dopo la mezzanotte.

Intervento non da poco, se si pensa alla tendenza da parte soprattutto dei grandi negozi in franchising o dei centri commerciali di tenere sempre le strutture illuminate a giorno, ufficialmente per motivi di sicurezza ma anche sicuramente ai fini promozionali.

L’inquinamento luminoso infatti se di per sé all’apparenza provoca solo fastidi, in realtà ha una responsabilità notevole anche dal punto di vista dell’inquinamento atmosferico.

Secondo dati forniti dall´Enel per la sola illuminazione pubblica, vengono impiegati qualcosa come 4.800 milioni di kWh (il dato comprende approssimativamente anche i piccoli produttori di energia elettrica). Questo valore deve essere aumentato di circa il 5% l´anno e, ad esso, va aggiunto un 30% circa per l´illuminazione esterna privata di qualsiasi tipo. Nel nostro paese quindi vengono in media utilizzati circa 6.240 milioni di kWh per illuminare strade, monumenti e paesaggi urbani.

Tuttavia almeno il 30-35% (2.184 milioni di kWh) di questa energia viene indirizzato inutilmente direttamente verso il cielo producendo, per il conseguente spreco di combustibile, circa 1.200.000 tonnellate di anidride carbonica che vengono immesse nell´atmosfera che respiriamo.

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