[07/02/2006] Consumo

Fulvia Bandoli: «Crescita e sostenibilità, possibili a patto che...»

ROMA. Abbiamo aperto un dibattito sulla crescita economica e la sostenibilità ambientale a partire dal dato per cui aumenta l´indebitamento per i consumi ma questi ristagnano. Oggi è la volta di sentire il parere di Fulvia Bandoli (nella foto), deputato Ds e membro dell’esecutivo della Sinistra ecologista.

Ci si indebita per mantenere lo stesso livello di consumi. Secondo lei è perché gran parte della società si sta impoverendo o perché il consumismo produce insostenibilità ambientale?
«Sono un po’ vere entrambe le cose, perché che la gran parte della società si stia impoverendo lo si vede da diversi dati: il risparmio delle famiglie, una crescita della precarietà dell’occupazione, l’aumento dei costi dei beni primari... E’ altrettanto vero che stiamo vivendo una fase di eccessivo consumismo. A questo punto è necessario chiederci come rilanciare lo sviluppo, e noi ecologisti non usiamo mai la parola crescita senza la parola sostenibile. Crescita sostenibile infatti significa anche competitività. Le faccio un esempio in uno dei settori chiave dell’economia italiana, che è quello dei trasporti: il nodo fondamentale è riuscire nel giro di 7-8 anni a spostare il 25% delle traffico merci dalla gomma al ferro. E’ una vera e propria rivoluzione, ma non si tratta solo di diminuire l’inquinamento e il traffico: l’Italia ne uscirebbe molto più competitiva allineandosi al resto dell’Europa. Per questo, per andare nel concreto, dico no al Ponte sullo Stretto e dico “discutiamone” alla Tav, fermo restando il coinvolgimento e il consenso di chi vive sul territorio».

Un altro dato che emerge, insieme alla stagnazione dei consumi, è l´aumento, ben oltre il PIL, dei rifiuti. Non è una contraddizione? Secondo Lei da cosa deriva questa contraddizione?
«Questa è una grandissima contraddizione. Ci eravamo impegnati con il decreto Ronchi - poi peggiorato da questo governo - a diminuire la mole di rifiuti, aumentare la differenziata, ridurre al minimo la parte termovalorizzata. Anche in questo caso io non sono contro gli impianti di termovalorizzazione se fatti bene, sono contro gli inceneritori di tal quale. L’aumento dei rifiuti ci dice che non siamo stati in grado di chiudere positivamente il ciclo dei rifiuti e molte Regioni Italiane sono lontanissime dall’autosufficienza che invece significherebbe risparmio sulle tariffe e recupero di energia. Credo che questa situazione derivi direttamente dalla scarsa attenzione da parte delle imprese all’ambiente. Però è anche vero che i comportamenti ambientalmente sostenibili non nascono da soli ed è per questo che secondo me è necessario aiutare le imprese con un sistema serio e contemporaneamente duro, di incentivi e disincentivi».

Si è molto discusso, nel passato, sul fatto che la società dell´informazione avrebbe portato inerzialmente ad una "dematerializzazione" delle produzioni e dei consumi e, di conseguenza, verso minori consumi di energia e di materia. Sembra che ciò non stia accadendo, secondo Lei perchè?
«Direi che ci sono state enormi riflessioni sul tema. Da una parte siamo andati davvero verso la dematerializzazione, perché non si può negare lo sviluppo dell’informatica e di tutti i servizi in rete, ma questa materializzazione è stata vanificata dai tratti di arretratezza molto forti che la nostra economia presenta nei settori strategici come i trasporti, l’edilizia, l’industria tradizionale. Questa arretratezza ha fatto si che crescessero anche le produzioni materiali e quindi non si è determinato l’auspicato miglioramento della qualità complessiva del sistema Italia».

Che cosa si potrebbe/dovrebbe fare, secondo lei, per diminuire la quantità di energia e di materia e allo stesso tempo aumentare la qualità delle produzioni e dei consumi in modo da incamminarci verso la sostenibilità? E soprattutto, secondo Lei, è possibile perseguire la crescita economica e, al contempo, rendere sostenibili le nostre economie?
«E’ assolutamente indispensabile intervenire in maniera diretta sui cicli produttivi e sulla qualità dei prodotti. Questo in parte è stato fatto, perché nessuno può dire che le lavatrici di oggi sono uguali a quelle di 20 anni fa. Il cambiamento quindi c’è stato ed anche molto visibile, ma non è possibile eludere questa scelta. La crescita economica in un’economia sostenibile secondo me è ancora possibile, a patto però che si scelga la strada della durevolezza del bene, del risparmio energetico e di quello idrico. Perché se invece si continua a privilegiare l’ottica affaristica della massima deperibilità allora le conseguenze sono inevitabili: ancora più consumi e ancora più rifiuti».

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