[02/04/2007] Energia

Rinnovabili, la richiesta dal basso secondo Zanchini

LIVORNO. La scorsa settimana greenreport si è occupato di quello che sta accadendo a Roccastrada, dove è in corso di realizzazione un grande impianto fotovoltaico che ha trovato l’immediata contrarietà di un comitato e di un partito politico. Un lettore, il cui intervento riportiamo sempre sul nostro giornale, ci ha invitato a riflettere sul tema delle ‘opposizioni anche alle rinnovabili’ spiegando che «se una comunità decidesse di raggiungere l’autonomia energetica in modo sostenibile con una serie di interventi (fotovoltaico eolico biomasse microcogenerazione mini-idroelettrico…), decisi in proprio, non ci sarebbero opposizioni».

Ed inoltre che «è fondamentale diffondere la consapevolezza che è possibile sfruttare in modo tecnicamente e economicamente favorevole le fonti rinnovabili che si hanno a disposizione (…). In questo modo si possono mettere le basi di un movimento virtuoso che parte dalla base per soddisfare le proprie necessità senza dipendere da un apparato».

Secondo il nostro lettore, quindi, si potrebbero superare gran parte dei contrasti a livello territoriale se le iniziative partissero dalla base e non dall’alto. Ne abbiamo parlato con Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente nazionale.

«E’ una strada percorribile. La richiesta dal basso può essere interpretata per me in due modi. Una è quella che può fare un Comune che ad esempio decide di installare un impianto eolico o fotovoltaico e, stabilita l’area, chiede ai privati di realizzarlo. L’altro è quello delle associazioni di cittadini o di ambientalisti che magari si organizzano e ne fanno richiesta. Legambiente sta mettendo pannelli fotovoltaici su tutte le sue sedi. Essendo incentivati sia l’eolico, sia il fotovoltaico chiunque ne può fare richiesta. Altra cosa, invece, è che un Comune voglia realizzare per forza qualcosa solo perché i privati gli danno i soldi. Questo proprio non va».

«Per quanto riguarda il fotovoltaico – prosegue Zanchini – noi riteniamo comunque che la cosa migliore sia la collocazione sui tetti e non i grandi impianti per terra. Le aree dedicate, tra l’altro, già ci sarebbero nelle città, e sono le periferie. Penso ad esempio ai capannoni industriali. O le discariche. Tuttavia non bisogna avere un approccio ideologico e dire che il privato è cattivo, serve come in ogni cosa buon senso».

Un altro argomento controverso è quello dei biocarburanti e delle biomasse.

«E’ vero, c’è infatti molta preoccupazione. La questione va però affrontata dicendo subito che sarebbe sbagliato pensare di sostituire in toto i carburanti provenienti dal petrolio con quelli provenienti dagli oli vegetali. Così non basterebbero neppure i campi. Bisogna pensare invece ad una miscela. Poi c’è il problema di dove si vanno a prendere questi oli e la stessa cosa vale per le biomasse. La proposta di Legambiente è che la filiera sia certificata. Ovvero si sappia che ad esempio quella biomassa proviene da una foresta dove gli alberi vengono ripiantumati».

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