[10/05/2007] Consumo

Europe forum & marketplace: cifra ecologica e volumi in aumento

LIVORNO. Si conclude oggi a Milano la tre giorni dell’Ecr “Europe forum & marketplace”, la mostra convegno che ha raccolto produttori e distributori provenienti da ogni parte del mondo e che, quest’anno ha messo in cima all’agenda dei lavori la definizione del ruolo futuro del consumatore finale. L’evento è servito soprattutto a delineare la rotta per la creazione di una nuova, più efficace catena del largo consumo per gli anni a venire. Una catena definita del valore, che passi da una profonda revisione della cultura aziendale, da nuovi sistemi organizzativi e da un sistema di alleanze convergenti verso il consumatore.

Nei sei punti di questa catena oltre al dialogo con i consumatori, alla condivisone delle informazioni, all’ attenzione per una distribuzione sincronizzata con la domanda e alla revisione della cultura aziendale necessaria per conquistare la fiducia di un mercato sempre più esigente, viene indicata anche la ecosostenibilità.

Sottintendendo l’assunto che se si vuole continuare a vendere è necessario tenere in conto anche la “domanda di ambiente” che, da settore di nicchia, sta divenendo sempre più un elemento presente nella scelta del consumatore.

Per rispondere a questa esigenza, da parte dell’impresa è necessario che venga tenuta sempre più presente la necessità di intervenire non solo sulla qualità del prodotto finale ma anche sulla sua sostenibilità ecologica, intesa come processo di produzione, come scelta dei materiali, come ricollocazione nella filiera del post-consumo (ergo, il recupero).

Per far questo serve l’innovazione tecnologica e, quindi, la ricerca per ottenere questa innovazione tecnologica, che rimane sempre molto ancorata all’oggetto finale più che ai cicli e al metabolismo produttivo che stanno dietro alla realizzazione dell’oggetto.E invece deve cominciare a fare i conti da una parte con la limitatezza delle risorse, che si palesa ad oggi soprattutto per la parte energetica ma che è già una realtà – anche se meno evidente nella rappresentazione mediatica - anche per le materie prime, e dall’altra con le esigenze del consumatore.

Chi vuole rimanere sul mercato, in un mercato sempre più globale, deve quindi optare nella vendita del suo prodotto anche per la vendita di quella cifra ecologica, che diviene anch’essa merce, anche se spesso solo virtuale o di facciata. Questo se da una parte ha in positivo il fatto che nel veicolare una merce si veicola anche il concetto della sostenibilità ambientale, dall’altra ha la conseguenza che si rifletterà inevitabilmente in un aumento dei volumi finali di merce venduta e quindi di aumento dei flussi di materia con tutto ciò che ne consegue in termini di gestione, di questa, a fine vita ( se non prima, come avviene con la pianificazione dell´obsolescenza dei prodotti).

Non è un caso infatti che nonostante proprio la filiera degli imballaggi sia stata quella che in questi anni ha lavorato maggiormente – anche per obiettivi normativi- per la minimizzazione, per unità di prodotto, di uso di materie prime e di energia necessaria per produrli, Assocarta, che ieri ha tenuto la sua assemblea annuale, preveda prospettive di crescita per il 2007, tra il 2,7 e il 3,3%, proprio delle carte per imballaggi, trend che si prevede rimanga invariato anche per l’anno prossimo.

Certamente in questi dati va considerata la richiesta sempre maggiore di requisiti igienico-sanitari e gli obblighi di informazione dei prodotti venduti, ma va anche tenuta presente la funzione che l’imballaggio ha assunto proprio relativamente a quelle funzioni di marketing per la vendita del prodotto. In cui c’è sicuramente anche la cifra ecologica, ma non è certo la sola e, spesso, nemmeno la predominante. In ogni caso la questione è la solita: la conoscenza e la volontà di orientare i flussi di materia verso la sostenibilità. Come è evidente, sull´energia la discussione ( almeno quella) è matura, sull´utilizzo di materia la discussione non solo è ancora acerba, non esiste proprio!

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