[18/05/2007] Comunicati

Scalia: Il Movimento ecologista per il Partito democratico

LIVORNO. Oggi e domani a Roma si svolgerà l’assemblea nazionale del Movimento ecologista che già nel titolo annuncia l’intenzione di impegnarsi nel futuro Partito Democratico. Ne abbiamo parlato con Massimo Scalia (Nella foto), coordinatore nazionale del Movimento Ecologista e tra i promotori del manifesto degli ambientalisti per il PD.

Massimo Scalia sarà l’ultima assemblea di ME?
«Spero di sì perché non vogliamo svolgere il ruolo di notai che prendono atto, ma essere tra i protagonisti; anche se abbiamo ripetuto molte volte che non ci sono dei “bravi” che al contrario di quelli di Don Abbondio ci costringono a un matrimonio».

Quale sarà il contributo del Movimento ecologista al Pd?
«Noi siamo assieme ai Cittadini per l’Ulivo, quelli che da sette anni sperano in un Ulivo che rappresenti una grande forza politica unitaria. Nel corso del tempo abbiamo sofferto per la perdita di rami, resta però sempre un progetto interessante per al società italiana nel quale. insieme agli altri ambientalisti di Sinistra Ecologista e dei circoli della Margherita vogliamo recitare un ruolo primario. Nell’ultima riunione che abbiamo fatto come Ecodem abbiamo lanciato la sfida di una leadership ambientalista».

C’è quindi una richiesta di assumere la questione ambientale come priorità?
«Noi speriamo che il governo dell’Unione e soprattutto, all’interno di esso, il partito nuovo, sia capace di far assumere all’intero governo, non demandando all’azione frammentaria dei singoli ministri, la colossale sfida che l’Europa lancia con i suoi tre 20%. E’ una gigantesca occasione economica, tecnologica, sociale, ma anche di capacità riformatrice e di identità del PD. Abbandonare l’età del petrolio e delle sanguinose guerre per il suo controllo. E’ una vera e propria rivoluzione energetica, paradossalmente proposta due mesi fa dalla mediazione ad altissimo livello in seno alla Ue a 27 della democristiana Angela Merkel.
Lo stesso Sarkozy nel suo primo discorso da presidente ha bacchettato Bush proprio sul legame energia-clima».

Voi parlate di rivoluzione energetica ma chi sarà a farla?
«Intanto è bene che si riaffacci questa parola in Italia, dove è stata espunta dal linguaggio di quattro formazioni tutte originate dal Pci e tutte al Governo. È evidente che per farla c’è bisogno di una “forte cooperazione internazionale”, di “vigorose politiche nazionali” e di “amplissimi investimenti pubblici”. Ma non basta. Non credo davvero a rivoluzioni che non vedono protagonisti i cittadini: è necessario che i cittadini compiano un salto di qualità culturale. Alcuni segnali della società italiana non sono incoraggianti, uno per tutti la forte permanenza di quel populismo che, è bene ricordarlo, è stata tragedia per l’Europa del ventesimo secolo. Ma è anche vero che l’Italia è un paese in profonda trasformazione, più rapida di quanto ci accorgiamo. Siamo una parte della network society: dalle macchine e dall’industria - l’industrialismo - all’epoca in cui le tecnologie dell’informazione rappresentano il fondamento della nuova organizzazione sociale. Ne vediamo tutti i rischi e i pericoli, ma penso che sia da condividere l’analisi di Richard Florida che, partendo da una enorme mole di dati sulle città americane, ci parla del ruolo delle città, della società creativa e conclude: ´considerare la creatività come la provincia di pochi eletti è la vera ricetta di ogni tipo di guai…la buona notizia è che la creatività si sta diffondendo e continuerà a farlo´. Ecco, la “rivoluzione energetica “- il passaggio da un modello ad alta densità a fonti distribuite sul territorio- può avere come supporto una società creativa, che partecipa, che sa innovare stili di vita, che premia il lavoro in collaborazione e percepisce la solidarietà collettiva. Che è ben orientata e disponibile al passaggio dalla quantità alla qualità: e qualità buona per tutti, ben vivere come obiettivo comune, oggi improbabile con i tanti milioni di persone al di sotto dei mille euro al mese».

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