[06/06/2007] Comunicati

L’Africa e le promesse (già mancate) del G8

LIVORNO. Il Papa Benedetto XVI si è rivolto ai leader delle nazioni riunite nella sua Germania per il vertice del G8, per chiedere di non venire meno alle «promesse di aumentare sostanzialmente l´aiuto allo sviluppo in favore delle popolazioni più bisognose, soprattutto quelle del continente africano», ma quegli impegni, già sottoscritti due anni fa, non sono stati rispettati. A confermarlo è una fonte insospettabile, uno dei bersagli preferiti dei “no-global” che in queste ore ad Heiligendamm rendono la vita impossibile ai poliziotti tedeschi: la Banca mondiale.

«A questo stadio – ha detto John Page, economista capo della Banca mondiale per la regione Africa - pare che, ad eccezione della riduzione del debito, i Paesi africani non hanno concretizzato i vantaggi promessi al summit G8 che si è tenuto due anni fa, durante l’anno dell’Africa.
Nel vertice di Gleneagles del 2005, i Paesi del G8 si impegnarono ad aiutare lo sviluppo dell’Africa con 50 miliardi di dollari entro il 2010, assistenza ai programmi di sviluppo e per la sussistenza in numerosi Paesi africani, impegni ribaditi anche durante i negoziati del ciclo di Doha dall’Organizzazione mondiale del commercio.

«In 40 anni – ha sottolineato Page – numerosi Paesi donatori hanno intensificato il lorto appoggio ad operazioni speciali di aiuto umanitario ed alla riduzione del debito, ma sfortunatamente, questo non si è tradotto nell’apporto di risorse supplementari che permettano ai Paesi africani di ricostruire le loro infrastrutture, di formare insegnanti e lottare contro l’Aids e la malaria». Eppure, secondo Obiageli Ezekwesili, vicepresidente della Banca mondiale per l’Africa, i Paesi africani danno sempre più sovente l’esempio di un miglioramento della governance e, in molti casi, hanno creato situazioni interne che attraggono gli investimenti: «si tratta sempre meno di sapere se i partners africani terranno fede alle loro promesse, e sempre di più di definire se I ricchi Paesi industriali onorano gli impegni audaci che hanno preso a Gleneagles».

I fondi per lo sviluppo non si vedono e solo il calo del debito dei Paesi subsahariani cala un po’ più rapidamente e per estinguere un debito di 50 miliardi di dollari, a questi ritmi, ci vorranno 40 anni. Al ritardo degli aiuti si viene ad aggiungere un ribasso ulteriore precedente dell´assistenza all’Africa subsahariana, calato del 2,1%, in termini reali, dal 2004 al 2005.

Secondo la Banca mondiale, il flusso netto di aiuti pubblici e di riduzione del debito destinato ai paesi africani è da 35,8 miliardi di dollari nel 2005 a 35,1 miliardi nel 2006. Nonostante questo, molti paesi africani mostrano segnali di crescita economica, dovuta all’aumento ed allo sfruttamento delle materie prime, ma hanno bisogno ancora di un aiuto esterno per ripristinare le infrastrutture, sviluppare la rete di distribuzione elettrica, migliorare il sistema scolastico e la sanità.

«La nostra priorità assoluta – spiega Ezekwesili – attualmente è di aiutare l’Africa a moltiplicare le conquiste degli ultimi 5 anni. Solo una ricaduta visibile della crescita sul livello di vita dei cittadini può rafforzare e garantire il loro sostegno durevole a governi riformatori, questo esige risorse finanziarie massicce delle quali il continente non dispone». Speriamo solo che dal G8 di Heiligendamm non vengano fuori le stesse promesse non mantenute di Gleneagles.

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