[19/06/2007] Parchi

Pronto il piano nazionale per slavare gli squali

LIVORNO. L´Icram (l´Istituto per la ricerca sul mare) ha consegnato oggi al ministro dell´Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, il piano d´azione nazionale per salvare gli squali, che riguarda le 75 specie tra squali, razze e chimere, cioè i pesci cartilaginei, che nuotano nelle acque italiane e che costituiscono l´11% del numero totale di specie ittiche presenti.

Cinque le categorie di rischio in cui sono suddivise le specie: bandierina rossa per quelle con massimo allarme e protette come lo squalo bianco e lo squalo elefante; gialla per le specie minacciate; azzurra per quelle sensibili; fucsia per quelle stabili; grigia per le specie occasionali. Gli squali, le razze e le cosiddette chimere, ha spiegato il direttore scientifico dell´Icram, Silvio Greco, «sono attivi predatori collocati all´apice delle catene alimentari marine e la loro azione è quella regolatrice e di controllo sulle popolazioni predate». Da qui la loro importanza e la necessità ha sottolineato Greco, «di misure urgenti di conservazione e di gestione». Il ministro dell´Ambiente Pecoraro Scanio, ha sottolineato l´importanza di «dare un segnale concreto di tutela sulle specie in via di estinzione. Abbiamo la responsabilità di mantenere l´equilibrio di questo mare fin troppo sfruttato, che rappresenta lo 0,8% della superficie del Pianeta ma ospita il 30% di trasporto marittimo».

Ma le buone notizie arrivano solo per gli squali mediterranei. La Cites infatti (Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvaggia minacciate) ha deciso di escludere dalla lista delle specie animali soggette a restrizioni commerciali lo squalo smeriglio e spinarolo includendo solo lo squalo sega. «Una decisione che desta perplessità e forte preoccupazione- dice il direttore di Cts-Ambiente e vice presidente nazionale del Cts Stefano di Marco - infatti l’inserimento nell´Appendice II della Cites, che già include altre specie di squali come il bianco e l’elefante, non vieta la pesca, ma implica che il commercio deve essere fatto con particolare attenzione per evitare che lo sfruttamento sia incompatibile con la sopravvivenza della specie».

Questa decisione accresce l’allarme lanciato dalla Iucn (l´Unione mondiale per la conservazione della natura), che, dall´analisi ancora in corso delle popolazioni di squali e razze, ha portato a classificare in pericolo oltre un terzo delle specie esaminate in acque europee, mentre un ulteriore 20% rischia di diventarlo nel prossimo futuro. Nonostante questo mancano ancora molte informazioni per la maggior parte di questi pesci, per oltre il 70% non ci sono dati sufficienti per la valutazione del loro stato.

«Il timore più grande è il rischio che una pesca poco controllata metta a dura prova la popolazione di squali nei nostri mari i cui tempi di recupero in termini di numero sono lentissimi. Il nostro obiettivo con la campagna –conclude Di Marco– è quello di sensibilizzare non solo l’opinione pubblica, ma anche di raccogliere dati importanti che vadano, almeno in parte, a colmare le attuali lacune conoscitive su questi antichi abitanti del mare. Per questo ci auguriamo che nella prossima conferenza di CITES più specie marine vengano inserite nella convezione che ne regola il commercio».

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