[09/01/2006] Urbanistica

Quando i porticcioli si mangiano le spiagge

LIVORNO - L’erosione della costa toscana ha assunto negli ultimi anni proporzioni gigantesche, in molti casi spinta anche dalla mano dell’uomo che è intervenuta ad alterare flussi e correnti per costruire porti ed opere di varia natura. Per capirne di più ne abbiamo parlato con Enzo Pranzini, professore ordinario di Geografia fisica e Geomorfologia presso la Facoltà di Scienze dell´Università degli Studi di Firenze.
«Indubbiamente i porti turistici hanno conseguenze sui fenomeni erosivi – spiega Pranzini – soprattutto quelli costruiti su coste basse e sabbiose, mentre quelli sulle coste alte di solito creano meno problemi».

Di solito, perché poi Enzo Pranzini fa subito l’esempio di Marina di Campo. «Ogni porto ha la sua storia – dice – anche perché in mare le variabili sono troppe e spesso non sono conosciute. Il porto di Marina di Campo per esempio è costruito su una parte rocciosa, eppure ha creato l’erosione di gran parte del golfo. Così come quello di Cala Galera, in Maremma, che ha innescato il processo di erosione sul tombolo della Feniglia, mentre il porto canale di san Rocco sta intercettando tutta la sabbia che andava prima a Castiglione della Pescaia».

La rassegna dei porti che in un modo o nell’altro si sono mangiati pezzi di spiagge continua in Val di Cornia. «Il porticciolo di San Vincenzo (nella foto) – prosegue Pranzini – ha avuto come conseguenza l’erosione della spiaggia fino a Rimigliano. Ora l’impatto sembra essere assorbito, ma bisognerà vedere quale sarà l’impatto che produrrà il nuovo porto che hanno progettato. Anche a Salivoli, che non conosceva processi erosivi, sono stati innescati dal porto».

Secondo il professore fiorentino si continuano a fare troppi errori nella progettazione degli scali turistici. «Non dico che di porticcioli se ne fanno troppi o che non devono essere fatti in assoluto – puntualizza Enzo Pranzini – dico piuttosto che vanno progettati in modo oculato, accompagnandoli con opere di mitigazione, che purtroppo però sono spesso molto onerose. Questo significa che il pubblico la maggior parte delle volte tiene in considerazione questi interventi, mentre nei casi di privati si tira a risparmiare, lasciando poi il peso delle conseguenze future sulle pubbliche amministrazioni».

Sui grandi porti la situazione non è troppo diversa: «il porto di Livorno con l’ampliamento dei piazzali e la diga foranea ha creato notevoli disagi alla spiaggia del Calabrone – conclude il professore di Geomorfologia - ma se devo dare la palma per il peggior porto toscano la do a Carrara. Fu progettato agli inizi del Novecento e ora bisognerebbe avere il coraggio di ridisegnarlo: allora protesse dall’erosione la spiaggia di Marina di Carrara, ma contemporaneamente ha rovinato quella di Marina di Massa. E ora che dal Magra non arrivano più sabbie sarebbe necessario rivederlo completamente».

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